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La vera alternativa: il mercato, l'Europa, la scienza

Carlo Stagnaro

Il contrario del populismo di destra non è il populismo di sinistra: è il non-populismo. E’ difficile generalizzare l’esito delle elezioni regionali di domenica 26 gennaio: l’Italia non è l’Emilia-Romagna e a sinistra non si vede l’equivalente nazionale di Stefano Bonaccini. Tuttavia, si può prendere spunto dalla parabola dei movimenti anti-sistema negli altri paesi europei, dove di volta in volta si sono incarnati su traiettorie di sinistra (Podemos, Syriza) o di destra (il Rassemblement National, Afd).

 

Generalmente, la loro crescita impetuosa si è scontrata contro forze politiche che hanno saputo, seppure con accenti diversi, difendere i valori della libertà economica e civile. Quindi, per sconfiggere la destra sovranista di Matteo Salvini (e Giorgia Meloni) non bisogna cercare rifugio nella sinistra noglobal, ma tornare a fare politica e restituire legittimazione a quelle istituzioni (il mercato, l’Europa, la scienza) a cui dobbiamo il miglioramento del tenore di vita, l’innalzamento delle condizioni materiali dell’esistenza e la riduzione delle disparità sociali che abbiamo osservato negli ultimi decenni.

 

Per farlo, non bisogna rifugiarsi nella paura o nel rancore. Bisogna sviluppare una via italiana al buonsenso (o diverse risposte di buonsenso alternative tra di loro), come è accaduto altrove. Come, per esempio, in Francia: dove Emmanuel Macron ha convinto i suoi elettori che la risposta ai populisti si trova in un rinnovato radicamento europeista. Oppure come in Gran Bretagna, dove Boris Johnson ha rotto l’incantesimo isolazionista della Brexit, svuotando il Brexit Party e offrendo una visione del Regno Unito certamente fuori dall’Ue, ma ancorato a essa e al mondo attraverso gagliardi accordi di libero scambio. L’esperienza di Macron può essere per certi versi deludente, mentre è ancora presto per esprimere un giudizio su BoJo.

 

Quello che possiamo dire è che entrambi hanno neutralizzato il Salvini che allignava nelle urne dei rispettivi paesi non promettendo che un altro mondo è possibile, ma rimboccandosi le maniche e cercando di persuadere che questo è l’unico mondo che abbiamo. Possiamo cercare di renderlo migliore, ma non possiamo né scambiarlo con uno diverso, né riportarlo a una inesistente età dell’oro del passato. E, se potessimo, finirebbe che tutti starebbero peggio.

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