Per battere Salvini bisogna evitare "l'effetto Mandela"

Antonio Gurrado

Un libro di Tullio Avoledo offre qualche spunto su come opporsi ai governi di destra populista

Alle strategie per battere Salvini ne aggiungo una, patafisica se non psicotropa, che si trova mimetizzata nel nuovo libro di Tullio Avoledo (“Nero come la notte”, Marsilio). Si tratta di un romanzo noir, non di un saggio di teoria politica, tuttavia è ambientato nel corso di un verosimile futuro governo di destra populista, presieduto chissà da chi. L’opposizione ovviamente è sfaldata e sgangherata, fino a che a qualcuno non viene in mente l’effetto Mandela. Ovvero: sappiamo tutti che il leader sudafricano è morto di recente in vecchiaia, razionalmente, però da qualche parte del nostro cervello informazioni confuse sulla sua terribile prigionia possono condurci al dubbio che non sia invece morto in cella negli anni Novanta, anche se è falso. Idem, siamo convinti che l’omino del Monopoli abbia i baffi e il monocolo fino a che non andiamo a controllare, razionalmente, e scopriamo che ha sì i baffi ma non il monocolo. E C-3PO, il robot di Star Wars, è tutto dorato o ha una gamba argentata? L’intuito risponde che è tutto dorato, anche se è falso; solo a seguito di una faticosa ricerca iconografica la ragione riesce a testimoniare che una gamba è argentata. Insomma, suggerisce Avoledo, se a furia di parlare di chi potrebbe battere Salvini, di cosa dovrebbe dire, di cosa dovrebbe proporre, di come dovrebbe rivolgersi alle masse, ecco, a furia di parlarne scatterà l’effetto Mandela e tutti crederanno che ci sia davvero qualcuno, anche se è falso. Per battere Salvini bisogna sfidarlo sul suo stesso terreno ed esistere soltanto nella testa degli italiani.

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