Una scorpacciata di Jonathan Swift

Mariarosa Mancuso

I libri non cambiano la vita, chi ne ha letto più di uno lo sa. Figuriamoci se cambiano il mondo, che tende a svicolare per conto suo (e probabilmente lo farà anche quando tutti cominceranno a bere dalla borraccia: se ne regalano tante da farne collezione, e nessuna – fateci caso – comoda per l’uso a cui sarebbe destinata).

   

Contro l’uomo che sussurrava alle salamelle (gran classico alle Feste dell’Unità, quando esistevano) servirebbe una scorpacciata di Jonathan Swift. Il reverendo che suggeriva di dare in pasto agli inglesi i bambini irlandesi – in umido, bolliti, o in fricassea – onde risolvere in un sol colpo sovrappopolazione e miseria (che allora erano sciagure del nord). Lo scrittore che mandò Gulliver in giro per un mondo immaginario, così da ridicolizzare i vizi dei politici e dei regnanti a lui contemporanei (compresa la regina Anna, che gli aveva negato un vitalizio: neanche lui era esente da ripicche, per questo lo abbiamo ancor più caro). Il genio che nella “Favola della botte” finisce il lavoro satireggiando la chiesa – d’Inghilterra e no – e gli intellettuali.

  

Forse non servirà a far sparire l’uomo del mojito (a proposito: è ancora di moda la menta pestata o lo fanno solo nei bagni per famiglie?). Di certo renderà il fronte contro Salvini più simpatico e frequentabile. Perché anche l’orecchio – in buona compagnia con l’intelligenza e con lo spirito – vuole la sua parte. E non se ne può più di certe frasi con le stesse dieci parole che si rincorrono, beninteso tutte astratte, ripetute a macchinetta. Non se ne può più del passatismo che dà la colpa a Amazon se le librerie chiudono, o a Netflix se chiudono i cinema (in agguato c’è il dentista senza anestesia, lì vi vogliamo).

  

Non serve neanche Swift – basterebbe aver superato i 14 anni – per non ripetere l’infantile giochetto che riunisce il fronte in caso di grave pericolo, ma appena si ottiene qualcosa – come nelle bande di rapinatori – cominciano i litigi per spartirlo. Vale anche per la smania di impallinare chiunque abbia qualche dote.

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