Applausi dei deputati PD e M5s durante la replica di Conte alla Camera nel giorno del voto di fiducia (foto LaPresse)

Bastardi con fiducia

Gianni Fava

Invettiva contro gli “ascari pronti a tutto in Parlamento”, meno nobili dei mercenari di Tarantino

Al direttore - Alla fine hanno vinto loro anche stavolta. Vincono sempre loro. Ma chi sono, vi sarete chiesti? Loro sono la più grande distorsione costituzionale esistente. Sono i prodotti distorti del sacrosanto principio della cosiddetta rappresentanza senza vincolo di mandato. Stiamo parlando dei famigerati “bastardi senza gloria”. O almeno da un pezzo in gergo una ristretta cerchia di osservatori li chiama così. Sono sempre almeno 316 alla Camera dei deputati e almeno 158 al Senato, anche se in questo periodo potenzialmente sono molti di più rispetto ai numeri minimi per la formazione di una maggioranza. Sono il fenomeno che Matteo Salvini, dimostrando di non conoscere il Parlamento, ha ampiamente sottovalutato dando vita alla più sgangherata crisi di governo della storia contemporanea.

 

Quando sul finire del 2011 il governo Berlusconi venne travolto da una serie di eventi politicamente rovinosi e soprattutto dal precedente tradimento di Gianfranco Fini, in molti osservatori cominciarono a buttare lì ipotesi di voto immediato, con qualche distinguo. Nei giorni successivi alcuni di loro al contrario presero a parlare di emergenza nazionale di tipo economico che presto si trasformò nel principale pretesto per dar vita al mai rimpianto “governo Monti”. Per giungere a questo risultato servivano volenterosi ascari pronti a tutto per “il bene comune”. I soliti giornali lì ribattezzarono con un appellativo apparentemente nobile di “responsabili” mutuando una definizione che era stata assegnata poco prima a soggetti che avevano fatto il percorso inverso. Gente che eletta col centrosinistra o con l’Italia dei Valori aveva saltato il fosso e sostenuto Berlusconi all’indomani dell’uscita dalla maggioranza degli ex An e di alcuni eletti nelle fila proprio di Forza Italia. A me non è mai piaciuta quella definizione. Piuttosto in quel periodo era in voga una pellicola americana dalla quale decisi di prendere a prestito una definizione, forse più forte ma più calzante e parlandone con alcuni cronisti dissi che eravamo di fronte alla presa del potere da parte dei “bastardi senza gloria”. A distanza di tempo mi viene spontaneo dire che siano tornati di attualità.

 

Ma chi sarebbero i “bastardi senza gloria” nostrani ? Nella trasposizione cinematografica erano una squadra senza regole di soggetti che potevano usare tutti i metodi leciti e non per ottenere il risultato. Erano ovviamente utili allo scopo di distruggere il nemico ma chi li sosteneva sapeva bene di non poter contare su di loro al 100 per cento. Quentin Tarantino aveva immaginato fossero un gruppo di soggetti senza arte né parte, con nulla da perdere e pronti a tutto. E con la stessa dinamica negli ultimi anni la classe parlamentare è stata selezionata riempendo le liste di signori che analogamente ai cosiddetti “Basterds” cinematografici hanno operato sul territorio liberi di agire come cani sciolti uccidendo e facendo piazza pulita di eventuali avversari politici interni ed esterni. Così come nel film accade con ogni soldato tedesco che incontrano e del quale prendono lo scalpo. Tutti costoro, pur senza particolari doti e bagaglio individuale sono stati poi ricompensati con l’agognato posto al sole: la candidatura al Parlamento. Il luogo meglio remunerato e più garantito del paese. Una conquista che difendono con la stessa energia di un molosso con un osso di prosciutto. Tanto possono essere utili nella fase preliminare, quanto possono essere pronti a tutto per difendere lo scalpo pregiato e ben compensato e quindi imprevedibili e a volte controproducenti col passare del tempo. Se poi diamo per buono un esercizio accademico di un amico che ha provato a confrontare le dichiarazioni Isee degli onorevoli e senatori in carica prima dell’entrata in Parlamento rispetto ai compensi attuali, si capisce anche quali siano i nobili motivi che ne ispirano la resistenza assoluta e il senso di “responsabilità”. Quasi due terzi di loro non raggiungerebbero minimamente nemmeno un quarto del reddito attuale con entrate proprie e una parte consistente degli stessi fuori del Parlamento avrebbe difficoltà a trovare un impiego stabile discretamente remunerato. Questa miscela esplosiva di nobili motivazioni e di assenza di alternative reali fa di loro la componente più forte degli emicicli. In modo trasversale a partiti e schieramenti. Mi ha fatto sorridere il tenero tentativo del presidente Mattarella di dare, col consueto fare austero, un ultimatum ai capi delegazione a margine delle consultazioni: “Se non troverete in fretta una maggioranza stabile sciolgo le Camere”, pare abbia tuonato. Pienamente consapevole che, fosse anche non stabilissima, una maggioranza sarebbe comunque nata in modo spontaneo e disinteressato. Se non ci fosse stato un Conte bis, sarebbe andato benissimo un Razzi primo qualsiasi pur di scongiurare l’ipotesi delle urne. Questa è la sostanza e rappresenta forse l’errore più grave di valutazione di chi non ha ben presente come funzionino le cose da un decennio a questa parte. Alla fine non riesco a non guardare a questo spettacolo con simpatia. In fin dei conti adoro i cialtroni. E in questo paese certo non mancano, così come non mancano le responsabilità politiche di chi li ha elevati a sistema. L’importante è non prendersi troppo sul serio nemmeno in questo caso. Tanto in un paese sostanzialmente irriformabile vincono sempre loro alla fine: i bastardi senza gloria!

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