Luigi Di Maio e Matteo Salvini (foto LaPresse)

Conte dimissionario o sfiduciato? Ecco la vera lotta tra Salvini e Di Maio

Il leghista vorrebbe che il premier lasciasse Palazzo Chigi senza un passaggio parlamentare. Il grillino vuole che la Lega voti (con Pd e FI) per far cadere il governo

Il toto-data è già iniziato. Con il suo comunicato, infatti, la Lega ha ufficialmente certificato la fine del governo gialloverde indicando la strada, unica, delle elezioni. Così un po' tutti hanno iniziato a calcolare: c'è spazio per le elezioni anticipate? Se sì, quando? Al netto degli impedimenti “tecnici”, primo fra tutti l'approvazione della riforma costituzionale sul taglio dei numeri dei parlamentari che dovrebbe avvenire a settembre, il mese in cui gli italiani potrebbero essere richiamati alle urne dovrebbe essere ottobre. 

 

Discorsi legittimi e motivati se non fosse che, prima, ci sarebbe da aprire formalmente la crisi di governo. Ed è proprio su questo punto che si gioca la vera partita all'interno della maggioranza. Con Matteo Salvini e Luigi Di Maio che, come testimoniano anche gli incontri delle ultime ore (il ministro dell'Interno ha trascorso anche il pomeriggio nell'ufficio del premier Conte), stanno cercando in tutti i modi di portare a compimento la propria strategia. Il leghista, infatti, vorrebbe le immediate dimissioni del presidente del Consiglio senza un passaggio parlamentare che ne certifichi la sfiducia. Un po' come accadde con Silvio Berlusconi che nel novembre del 2011, dopo che il Parlamento aveva approvato il ddl Stabilità, salì al Colle e si dimise lasciando Palazzo Chigi nella mani di Mario Monti. 

 

Di Maio è di tutt'altra idea, ovviamente, perché esige un passaggio parlamentare. E' vero che, come dimostrato dal voto sulle mozioni sulla Tav, in Senato esiste una maggioranza alternativa a quella gialloverde. Ma è anche vero che è composta da Lega, Pd, Forza Italia, FdI. Che tradotto vuol dire che qualora quegli stessi senatori votassero per sfiduciare Conte, la Lega si assumerebbe ufficialmente la responsabilità di far cadere il governo e i grillini potrebbero attaccare Salvini e i suoi per aver nuovamente votato, ma stavolta per un motivo più politicamente impattante che la difesa di un'opera pubblica strategica, insieme a Pd e Fi.