Matteo Salvini (foto LaPresse)

La lunga campagna di Salvini alla conquista di Milano

Daniele Bonecchi

A Rogoredo il ministro parla di periferie e sicurezza. Nel frattempo, col fidatissimo Bolognini, cerca di conquistare il volontariato sociale e i salotti che contano. Obiettivo: riportare un leghista a Palazzo Marino

“Mi piacerebbe che Rogoredo tornasse ad essere, nell’immaginario collettivo, quella che ci ha lasciato Enzo Jannacci: Andava a Rogoredo, cercava i suoi danée; girava per Rogoredo e vosava come un strascée”, “Cercava i suoi soldi non cercava la droga”, aggiunge Matteo Salvini dal palco improvvisato della stazione ferroviaria di Rogoredo, dove oggi, con l’ad di Ferrovie dello Stato Gianfranco Battisti e un velenoso Danilo Toninelli, ha presentato gli interventi per la sicurezza (il commissariato della stazione) e le migliorie al servizio ferroviario.

 

Ma al di là della disputa col ministro eternamente in bilico del M5s, il leader della Lega ha dato l’impressione di voler infilare un mattone sull’altro per costruire il progetto che, secondo i suoi piani, dovrebbe portare un inquilino gradito alla Lega al primo piano di palazzo Marino, nell’ufficio del sindaco. Per lui, che ha esordito in politica nel Carroccio di Umberto Bossi come consigliere comunale a Milano, la conquista di palazzo Marino, dopo aver consolidato con Attilio Fontana, la guida del Pirellone, è una delle priorità.

 

Non a caso ogni settimana, accompagnato da Stefano Bolognini, amico di una vita, oggi assessore alla casa e al welfare della Regione, percorre palmo a palmo l’area milanese, con uno sguardo particolare sulle periferie, nervo scoperto di Beppe Sala e bacino elettorale della Lega. E sulla legalità, ovviamente, Salvini costruisce una delle sue narrazioni (come amano dire i comunicatori) preferite. Al boschetto della droga di Rogoredo comune e Regione hanno già avviato alcune iniziative ma si continua a morire, come è accaduto a un uomo di 33 anni una quindicina di giorni fa. E dunque sicurezza e periferie sono la nuova frontiera della Lega per conquistare palazzo Marino.

 

Ma Milano è anche business, affari, moda, design, fiere e allora, qualche giorno fa, il fido Bolognini, in un’intervista ad Affaritaliani.it ha lanciato la proposta di una Moratti leghista. Una contraddizione in termini, apparentemente, ma al di là del profilo della fondatrice di San Patrignano, il messaggio lanciato da Bolognini va in direzione del mondo del volontariato sociale e dei salotti che contano. Giusto il mondo che manca al movimento di via Bellerio. Certo non sarà una passeggiata, perché sul pezzo ci sono Beppe Sala e il M5s.

 

Già oggi alla stazione di Rogoredo Toninelli ha sparato una bordata non richiesta ai colleghi della Lega: “Signori miei da lombardo e da cittadino italiano vi dico che Trenord non va bene. Vi dico che 800mila pendolari al giorno prendono i treni di Trenord e troppo spesso funzionano male, ve lo dice uno che ha un treno a binario unico di fronte a casa, in provincia di Cremona dove abito. Anche se i nuovi treni sono in arrivo”. Salvo poi spiegare che qualcosa è stato fatto. E infatti il servizio ferroviario regionale è il nervo scoperto della giunta Fontana. Beppe Sala ha iniziato la lunga marcia verso la ricandidatura (al netto dalle tentazioni nazionali) partendo dalla riconversione del progetto scopertura dei Navigli, proprio per favorire gli interventi nelle periferie. Ma non basta, il sindaco ormai ha imparato l’abc della politica e, sorprendendo buona parte dei suoi sostenitori, ha fatto una inversione a U, aprendo ai Cinque stelle. “Noi dovremo essere pronti a costruire alleanze, anche con chi verrà dopo Luigi Di Maio alla guida del Movimento”, ha detto giorni fa. E mentre il Pd in stato confusionale non ha trovato modo di ottenere un chiarimento, i più attenti hanno interpretato la mossa come un segnale a futura memoria: in caso di ballottaggio i voti grillini potrebbero diventare decisivi. Perché se il modello Milano, anche dopo la conquista delle Olimpiadi invernali è in grande spolvero, Sala non dimentica le elezioni comunali del 2016, dopo i fuochi d’artificio di Expo, quando vinse col 51 per cento su Stefano Parisi. E allora al secondo turno un M5s non ostile potrebbe tornare comodo.

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