Meyrem Almaci, Philippe Lamberts e Zakia Khattabi. Foto di European Greens (licenza CC)

“Per ora è impossibile”. Il verde Lamberts esclude l'alleanza con il M5S

Luciana Grosso

Il capogruppo dei Verdi al Pe spiega la riluttanza nei confronti dei pentastellati. Ma ha sospetti anche su socialisti e popolari

Milano. “Un gruppo con i Cinque stelle? Al momento è impossibile”. Lo dice chiaro e con grande conoscenza delle intricate cose della politica italiana Philippe Lamberts, copresidente del gruppo dei Verdi al Parlamento europeo. “Ci sono stati contatti, certo, ma per ora la strada è sbarrata. Lo dico non senza rammarico visto che con il M5s abbiamo molti punti in comune. Sull’ambiente la pensiamo allo stesso modo e sovente, in questi ultimi anni, abbiamo votato insieme. Ma tra noi e loro ci sono differenze sulle quali non possiamo transigere. Per esempio la loro posizione rispetto all’Europa, che non è chiara e, anzi, appare critica. Oppure le loro posizioni sull’emergenza migranti, che è inconciliabile con la nostra che invece punta sull’integrazione e sul rispetto dei diritti umani. Ma soprattutto, almeno allo stato attuale, ci sono due punti che rendono impossibile qualsiasi forma di avvicinamento con i Cinque stelle: il primo è che in Italia governano insieme all’estrema destra e questo li rende assolutamente inconciliabili con noi. Il secondo è l’opacità della figura di Davide Casaleggio il cui ruolo e peso è tutt’altro che chiaro. Un’opacità che risulta paradossale in un partito che, per di più, predica la democrazia diretta e la totale trasparenza”. Stando a quel che dice Lamberts, l’unica tonalità di verde a cui i grillini possono avvicinarsi è quella padana e non quella ambientalista.

  

   

  

Il presidente dei Verdi, che ora può contare su un cospicuo numero di voti (75 seggi, contro i 23 del 2014), è sospettoso anche con altri. Non vuole sentire parlare della destra sovranista e antieuropeista ma neppure la sinistra dei socialdemocratici gli è particolarmente simpatica. “Mi chiedono in tanti se dal successo dei Verdi alle scorse elezioni può partire una rinascita della sinistra europea. A tutti rispondo la stessa cosa: dipende cosa si intende per sinistra”. Eh, hai detto niente. “Se per sinistra si intende mettere in agenda temi ambientali concreti, come l’abbattimento delle emissioni nocive, operando sia sui sistemi di produzione che su quelli ambientali, la mia risposta è sì. Se invece per sinistra si intende quella che, di fatto, ha portato avanti le istanze della destra liberista e della globalizzazione, come quella di Tony Blair, Matteo Renzi o Emmanuel Macron, allora rispondo che ‘no, grazie, non siamo della partita’”. Tra un po’ al Pe occorrerà contarsi: entrerete in maggioranza con conservatori e socialisti? “Ancora una volta dipende. Al momento non esiste nessuno scenario che prevede una maggioranza possibile con l’estrema destra sovranista. Per fortuna. Ne esiste però una che metta insieme socialisti, liberali e popolari. Volendo hanno i numeri per governare senza di noi. A meno che non decidano di mettere alla porta personaggi che hanno in spregio la democrazia, come i deputati ungheresi di Fidesz, che oggi siedono nel Ppe. In quel caso saremmo ben felici di entrare. A patto però che si tenga ben dritta la barra del timone sulla questione ambiente. La nostra battaglia non è circoscritta ai soli temi ‘verdi’ ma si estende a tutto. Impegnarsi per l’ambiente significa migliorare le società in cui viviamo, gli standard di salute e l’occupazione. Se La maggioranza che prenderà forma mostrerà interesse a questi temi, noi saremo felici di farne parte”. Sì, ma come si spiega il fatto che i verdi abbiano fatto il botto in Germania e in Francia, e siano passati quasi del tutto inosservati nel resto d’Europa. “Credo abbia a che fare con il tipo di crisi percepita. Ci sono paesi come l’Italia o la Spagna in cui la crisi sociale ed economica viene considerata più grave e urgente di quella ambientale, anche se non è vero e anche se le due cose sono strettamente collegate. Nei paesi nei quali le condizioni economiche sono peggiori, l’ambiente viene considerato un tema secondario, anche se non lo è per nulla”.

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