Luigi Di Maio in un'immagine del 2016 (foto LaPresse)

E alla fine il M5s divenne un partito

David Allegranti

I Cinque stelle organizzeranno in ogni regione un’assemblea per discutere della “riorganizzazione interna del Movimento”. Ora mancano solo le correnti e le fondazioni dei capicorrente

Roma. La trasformazione del M5s in partito è pressoché compiuta. Dopo aver annunciato l’intenzione di superare il limite dei due mandati quantomeno per i consiglieri comunali – uno dei cardini dei grillini fino a poco tempo fa – i Cinque stelle organizzeranno in ogni regione un’assemblea per sancire la mutazione e la “riorganizzazione interna del Movimento”. In questi giorni i parlamentari del M5s hanno inviato lettere agli iscritti delle loro rispettive regioni per annunciare la “piccola grande rivoluzione interna che sarà discussa e decisa da tutta la nostra comunità”.

 

L’ordine del giorno sarà comune a tutti e, si legge nella convocazione recapitata agli iscritti della Toscana, “i contributi che arriveranno da ogni regione saranno raccolti dai Portavoce nazionali che riferiranno in assemblee specifiche con Luigi Di Maio”. Le assemblee verteranno su quattro temi: l’istituzione dei “referenti tematici” e dei “referenti regionali”; l’abolizione del limite per il doppio mandato; l’alleanza con le liste civiche; un uso maggiore di Rousseau “al fine di discutere e votare sempre di più su temi e argomenti del dibattito politico”.

 

“Si è ravvisata l’esigenza di avere uno o più referenti per ogni tema a livello nazionale che si interfaccino con i vari livelli istituzionali, in modo da avere una linea politica condivisa, dai territori fino al governo nazionale, sui diversi argomenti. Bisognerà stabilire come individuare questi referenti e decidere in che modo verrà delineata la posizione del Movimento sull’argomento in questione”. Anche il M5s ha finalmente capito che nei partiti serve, semplicemente, un’organizzazione: “Per avere un maggior dialogo con i territori, si è deciso di introdurre la figura dei referenti regionali. Anche in questo caso dovremo stabilire la modalità di individuazione di queste figure, gli ambiti di competenza, le funzioni…”. Insomma, nel M5s cambia tutto, almeno a parole. “In discussione ci sarà il tema del doppio mandato dei consiglieri comunali: se deve essere cambiata la regola che il vincolo del doppio mandato sia assoluto o se, invece, un mandato da consigliere possa essere non vincolante per altri due successivi su diversi livelli”. È fatta. Ora al M5s mancano solo le correnti e le fondazioni dei capicorrente.

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  • David Allegranti, fiorentino, 1984. Al Foglio si occupa di politica. In redazione dal 2016. È diventato giornalista professionista al Corriere Fiorentino. Ha scritto per Vanity Fair e per Panorama. Ha lavorato in tv, a Gazebo (RaiTre) e La Gabbia (La7). Ha scritto cinque libri: Matteo Renzi, il rottamatore del Pd (2011, Vallecchi), The Boy (2014, Marsilio), Siena Brucia (2015, Laterza), Matteo Le Pen (2016, Fandango), Come si diventa leghisti (2019, Utet). Interista. Premio Ghinetti giovani 2012. Nel 2020 ha vinto il premio Biagio Agnes categoria Under 40. Su Twitter è @davidallegranti.