Marco Furfaro (Foto Imagoeconomica)

Marco Furfaro ci spiega perché il Pd deve credere nello ius soli

David Allegranti

Nel 2014 era candidato alle europee con “L’altra Europa”. Ora è nella direzione del Partito democratico e dice: “Zingaretti è più aperto”

Roma. Marco Furfaro, coordinatore nazionale di Futura, l’associazione fondata da Laura Boldrini, è da poche settimane nella Direzione nazionale del Pd. Trentotto anni, viene da sinistra, nel 2014 era candidato alle Europee con “L’altra Europa con Tsipras”. Come si trova in questo nuovo Pd? “E’ appena iniziato un percorso di cambiamento, che per essere chiari non riguarda solo gli ultimi anni. Sicuramente il 4 marzo abbiamo subito tutti, Pd e sinistra fuori dal Pd, una cocente sconfitta. Al di là dei meccanismi aritmetici, la sinistra ha perso empatia verso le persone”, dice Furfaro al Foglio. “Il nuovo Pd di Zingaretti ha iniziato questo percorso di cambiamento, senz’altro non facile visto che le primarie sono arrivate un anno dopo il voto e a due mesi dalle Europee. Però intanto è significativo che nelle liste del Pd abbiano spazio e siano protagoniste persone come Pisapia e Bartolo, cosa impensabile fino a pochi mesi fa. La storia è ancora tutta da costruire, ma questo è senz’altro un buon inizio”.

 

Gli avversari da battere, dice Furfaro, sono Matteo Salvini e la Lega “con il suo partito di banditi e razzisti”. Sopratutto alle Europee. “L’allarme sovranista è fondato, anche se più sul terreno culturale che su quello numerico. Probabilmente – io così mi auguro – Salvini e i suoi non avranno la maggioranza, ma è altrettanto vero che l’egemonia culturale è loro. Basta vedere come in tutta Europa vengano sfruttati il disagio sociale e la rabbia contro le minoranze. Non sarà un caso se tutti, osservatori internazionali e forze dell’ordine, concordano nel dire che sono aumentati gli episodi di violenza, di razzismo e di omofobia. La questione prescinde dalle elezioni europee ma riguarda le fondamenta della democrazia per come la conosciamo. Salvini e i suoi non vogliono una società inclusiva ma vogliono dividere e diffondere l’odio per gli altri, qualsiasi essi siano: omosessuali, migranti, donne”.

 

Pd e sinistra dovrebbero recuperare alcune battaglie abbandonate nella scorsa legislatura, dice Furfaro. Come lo ius soli, “che è stata un’occasione persa. Due anni fa il Pd aveva il timore di spaccare il paese e consegnarlo a Salvini. Cosa che è avvenuta lo stesso: il dominus è lui e lo ius soli non c’è, e chissà per quanto non ci sarà. Per colpa delle nostre paure ci sono persone che sono rimaste senza diritti. La funzione della politica non è parlare alla pancia del paese e rispondere ai peggiori istinti delle persone, ma deve avere - come in passato - una funzione pedagogica, dimostrando il coraggio delle proprie idee”. Peraltro, dice Furfaro, se il centrosinistra avesse proposto lo ius soli per tempo “avrebbe obbligato il M5s - non tanto Di Maio quanto l’elettorato - a una scelta: sì o no. In questo momento storico le cose più gravi il governo le sta facendo dal punto di vista valoriale. Quindi servono prese di posizioni precise”. Anche su altri argomenti. Pensiamo al fisco, dice Furfaro, che precisa subito di preferire “la sinistra del lavoro a quella delle tasse, in ogni caso”. Epperò in questo momento ci c’è bisogno di redistribuire le risorse e una soluzione sarebbe una patrimoniale sulla casa sopra il milione di euro. “Al momento c’è un’imposta di successione ridicola, pari a 500 milioni euro l’anno, lo 0,04 del Pil. In Francia è lo 0,57, quindici volte la quota italiana. Senza arrivare alle dimensioni di quella francese, credo che si potrebbe chiedere a quelle poche decine di persone molto facoltose uno sforzo da mettere in campo a favore delle giovani generazioni. Senza demagogia e senza slogan. Però se la sinistra non riprende in mano la bandiera della redistribuzione di fronte all’aumento della divaricazione tra chi ha di più e chi ha di meno, non so che cos’altro potrebbe fare. Anche se, ripeto, la sinistra delle tasse non mi piace. Preferisco quella che crea lavoro”.

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  • David Allegranti
  • David Allegranti, fiorentino, 1984. Al Foglio si occupa di politica. In redazione dal 2016. È diventato giornalista professionista al Corriere Fiorentino. Ha scritto per Vanity Fair e per Panorama. Ha lavorato in tv, a Gazebo (RaiTre) e La Gabbia (La7). Ha scritto cinque libri: Matteo Renzi, il rottamatore del Pd (2011, Vallecchi), The Boy (2014, Marsilio), Siena Brucia (2015, Laterza), Matteo Le Pen (2016, Fandango), Come si diventa leghisti (2019, Utet). Interista. Premio Ghinetti giovani 2012. Nel 2020 ha vinto il premio Biagio Agnes categoria Under 40. Su Twitter è @davidallegranti.