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Il M5s consulta i tecnici: “Il 22 settembre si può votare”

Valerio Valentini

Sarebbe l'unica domenica buona, in tempo per inviare alla Commissione Ue il documento programmatico di Bilancio

Roma. Forse è stata solo una premura, uno scrupolo neppure necessario: sta di fatto che, nei giorni scorsi, i vertici del M5s hanno chiesto agli uffici legislativi della Camera di calcolare quale siano, tecnicamente, le residue finestre utili per elezioni anticipate nel corso del 2019. Perché pensate di rompere? “Perché vogliamo sapere, tutto qui”, si stringono nelle spalle gli esponenti del governo grillini. Come che sia, il responso è stato chiaro: l’unica domenica in cui si potrebbe tenere un nuovo voto per le politiche è quella del 22 settembre. Prima, infatti, sarebbe impossibile.

  

Bisogna considerare, a termini di legge, un periodo di almeno sessanta giorni tra lo scioglimento delle Camere e il voto nei seggi. Essendo impensabile una consultazione popolare sotto la canicola agostana e nelle prime due settimane di settembre, l’unica domenica buona sarebbe, appunto il 22 settembre. Una novità assoluta, nella storia repubblicana, visto che le politiche si sono celebrate sempre nel periodo che va dal 24 febbraio (nel 2013) al 27 giugno (nel 1983), ma del resto in linea con le bizzarrie di questa “legislatura del cambiamento”.

 

Votare il 22 settembre permetterebbe, seppur con qualche affanno, di inviare al vaglio della Commissione Ue il documento programmatico di Bilancio entro il mese di ottobre, scongiurando possibili sanzioni. Questo è stato riferito ai grillini, i quali ammettono che la richiesta agli uffici di Montecitorio è stata fatta, più che altro, per capire in anticipo le eventuali mosse di Salvini. “Se pure volesse cercarla, la crisi di governo, che tempi avrebbe?”. La data considerata critica è il 31 agosto: quando, cioè, scadrà la prima fase dei bandi per la Tav e si passerà all’assegnazione dei capitolati di spesa alle imprese. “E’ quello l’unico tema che la Lega potrà usare per giustificare una rottura”. Ma Salvini, ragionano nel M5s, dovrebbe muoversi in largo anticipo: perché, a quel punto, il 22 settembre sarebbe una scadenza troppo ravvicinata. 

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