Dario Nardella (foto LaPresse)

Perché questa volta il centrosinistra rischia anche a Firenze

David Allegranti

La sfida di Dario Nardella al possibile candidato del centrodestra, Bocci, è molto più complicata rispetto a cinque anni fa

Roma. Tutta la Toscana al voto nei prossimi mesi è, adesso, politicamente contendibile. Persino a Firenze per la prima volta il centrosinistra rischia seriamente di essere messo in difficoltà. Ieri sui cellulari di alcuni dirigenti fiorentini circolava un sondaggio, effettuato dal centrodestra, che dà il 42 per cento dei consensi a Dario Nardella, sindaco uscente e ricandidato, e il 38 a Ubaldo Bocci.

 

 

Già, ma chi è Bocci? Formalmente non è ancora il candidato del centrodestra a Firenze ma potrebbe diventarlo. Da mesi va avanti fra Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia – coalizione competitiva grazie alla forza dei leghisti – un rimpallo sulle candidature. L’ala dura della Lega per settimane ha cercato di piazzare una candidatura “cento per cento Lega”. Solo che a Firenze – la città che fu di Giorgio La Pira – un leghista duro e puro non può avere molti spazi. Agli avversari del Pd servirebbe un Matteo Renzi di centrodestra, figura mitologica che oggi non esiste da nessuna parte. Per questo alla fine Bocci potrebbe spuntarla. Manager cattolico, non sembra avere un profilo in linea con il Truce. Forse è per questo che la sua candidatura potrebbe funzionare.

 

Il centrosinistra fiorentino ha anche un altro problema. Nardella è diventato sindaco cinque anni fa avendo con sé un partito che è nel frattempo molto cambiato. Lo dimostrano anche i numeri delle primarie: nel 2017 parteciparono 210 mila persone, nel 2019 i partecipanti sono scesi a 159 mila. C’è anche una differenza qualitativa: nel 2017, Renzi prese il 79,1 per cento, Orlando il 17, Emiliano il 3,8. Stavolta il neosegretario Nicola Zingaretti ha preso il 61,7, mentre i “renziani” Maurizio Martina e Roberto Giachetti hanno preso rispettivamente il 21,4 e il 16 per cento. Resta da capire che cosa faranno gli elettori sconfitti alle prossime elezioni. Sicuramente, i candidati come Nardella non potranno non tenere conto degli equilibri mutati nel Pd in Toscana e a Firenze. Ma non è solo questione di equilibri, c’è anche un problema di partecipazione. Il sindaco di Firenze finora ha condotto una buona campagna elettorale, stando fra la gente – come va di moda dire oggi – e facendo un intenso porta a porta. E’ riuscito anche a inaugurare due linee della tramvia – i cui primi progetti risalgono alle stagioni politiche di Mario Primicerio e Leonardo Domenici – decongestionando il traffico fiorentino e migliorando la viabilità. Ma potrebbe non bastare. Anche perché l’eredità del renzismo potrebbe rivelarsi un fardello pericoloso. Specie se Nardella dovesse affrontare il ballottaggio. In quel caso, potrebbe anche scattare il TTPd, Tutto tranne il Pd. 

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  • David Allegranti, fiorentino, 1984. Al Foglio si occupa di politica. In redazione dal 2016. È diventato giornalista professionista al Corriere Fiorentino. Ha scritto per Vanity Fair e per Panorama. Ha lavorato in tv, a Gazebo (RaiTre) e La Gabbia (La7). Ha scritto cinque libri: Matteo Renzi, il rottamatore del Pd (2011, Vallecchi), The Boy (2014, Marsilio), Siena Brucia (2015, Laterza), Matteo Le Pen (2016, Fandango), Come si diventa leghisti (2019, Utet). Interista. Premio Ghinetti giovani 2012. Nel 2020 ha vinto il premio Biagio Agnes categoria Under 40. Su Twitter è @davidallegranti.