Dario Nardella (foto LaPresse)

“Se il Pd vuole ritrovare i giovani deve incuriosirli”, dice Nardella

David Allegranti

Solo il 15 per cento di chi ha votato alle primarie ha meno di 34 anni. I consigli del sindaco di Firenze a Zingaretti

Roma. Questo Pd, il Pd che adesso è nelle mani di Nicola Zingaretti, piace molto agli adulti e poco ai giovani. Secondo un’inchiesta di Candidate & leader selection – pubblicata ieri da Repubblica – solo il 15 per cento degli elettori fra i 16 e i 34 anni ha partecipato alle primarie, percentuale che arriva al 22 nella fascia d’età 55-64 e al 40 tra gli over 65. Una fotografia impietosa di un partito che non riesce ad attrarre i giovani.

 

“Non mi stupisco. I giovani non vanno presi in giro. Neanche il Pd deve farlo”, dice al Foglio il sindaco di Firenze Dario Nardella. Prima però una considerazione più generale. “I giovani, ahimè, anzitutto sono pochi in Italia, una questione che non viene mai abbastanza ricordata. Faccio l’esempio di Firenze: l’anno scorso gli over 65 sono raddoppiati rispetto agli under 18. Nel 2050 gli over 65 saranno il triplo rispetto ai minori di 18 anni. Una tendenza preoccupante che ci ricorda un fatto: la longevità aumenta ma la denatalità continua a essere un problema serio, che ha ripercussioni economiche e sociali. Lo dico, non a caso, in tempi di Quota 100. Questo peraltro si ripercuote sulla politica”. O, meglio, sulla partecipazione alla politica. “Soltanto l’8 per cento dei giovani si interessa alla politica in Italia, stando alle ultime rilevazioni, mentre invece aumenta l’attività dei giovani nel mondo del volontariato e nell’associazionismo. I ragazzi concepiscono l’impegno politico come un impegno civile e sociale anziché come un impegno nella politica attiva tradizionale. Questa è una sfida che riguarda tutti, in particolare il Pd, che ha tradizionalmente un elettorato più maturo. E’ sempre stato così, da anni, ma visto che adesso si parla di cambio di passo, di profonda trasformazione, penso che questo debba anzitutto riguardare il rapporto tra il Pd e le nuove generazioni”.

 

 

Attenzione, dice Nardella: “Siamo abituati a dare la colpa ai giovani ma non è loro responsabilità se si allontanano dalla politica. La colpa è nostra. Io ho insegnato sette anni all’università, quindi conosco i giovani. Non sono affascinati e incuriositi da questa politica perché superficiale, urlata, banale scontata. Basta accendere la tv e guardare un talk-show per capirlo. I ragazzi invece sono molto esigenti, non amano essere presi in giro. Zingaretti, che è diventato segretario grazie a primarie molto partecipate, ha l’occasione di mettere i giovani all’ordine del giorno nelle sue prime settimane di lavoro. Lavoro, ambiente, diritti civili. Sono questi i temi che interessano i giovani. Il lavoro mi pare la cosa più urgente”.

 

  

Il Pd dunque ha una doppia missione: “La prima è quella di attrarre i giovani, l’altra questione – ed è un mio vecchio pallino – riguarda la selezione della classe dirigente”. Un problema del Pd negli ultimi anni. A proposito: nella Direzione nazionale del Pd ci sono finiti molti giovani, ma poi sono stati sottoutilizzati; facevano figura come “quote panda” ma poi sono stati dimenticati. E’ stato un errore?, chiediamo a Nardella. “I giovani, compresi quelli del Pd, non vanno presi in giro, li devi coltivare. Un ragazzo richiede molto più tempo di una persona matura, nella vita come nella politica. A Firenze abbiamo lanciato l’iniziativa Firenze 2030: cinquecento ragazzi tra i 20 e i 30 anni a Palazzo Vecchio hanno parlato del futuro della città. Abbiamo chiesto loro di progettare la Firenze dei prossimi anni, perché i giovani vanno coinvolti, devono poter partecipare attivamente. Non si sentono quote, neanche ‘panda’. Semplicemente aspettano di essere incuriositi. Non è un lavoro che si fa in due mesi, servono tempo ed energie. Mi auguro che il Pd di Zingaretti possa svolgere questo compito”.

 

A partire da ambiente, temi internazionali, lavoro, diritti civili, sottolinea Nardella. “E poi i territori. Oggi i ragazzi sono meno ideologici e più pragmatici, anche se il pragmatismo non è necessariamente un fattore negativo. Significa però che per loro fare una battaglia per il trasporto pubblico sotto casa vuol dire affrontare il grande tema del cambiamento climatico. Significa che selezionano le cose alle quale sono veramente interessati: campagne e manifestazioni per il loro quartiere. E’ su questi temi che può nascere una nuova idealità”. Certo, dice Nardella, “bisogna anche sapere dove cercarli i giovani. Non guardano la tv e frequentano al contempo luoghi virtuali, come Internet, e fisici, come le piazze. La manifestazione di Milano ma non solo lo dimostra. Il Pd deve trovare una chiave per coinvolgerli. Provando nuovi spazi fisici di aggregazione ma anche stando sulla rete, senza però annullarsi nella dimensione virtuale modello 5 stelle, senza insomma cadere nella trappola del paese virtuale in salsa grillina”.

  • David Allegranti
  • David Allegranti, fiorentino, 1984. Al Foglio si occupa di politica. In redazione dal 2016. È diventato giornalista professionista al Corriere Fiorentino. Ha scritto per Vanity Fair e per Panorama. Ha lavorato in tv, a Gazebo (RaiTre) e La Gabbia (La7). Ha scritto cinque libri: Matteo Renzi, il rottamatore del Pd (2011, Vallecchi), The Boy (2014, Marsilio), Siena Brucia (2015, Laterza), Matteo Le Pen (2016, Fandango), Come si diventa leghisti (2019, Utet). Interista. Premio Ghinetti giovani 2012. Nel 2020 ha vinto il premio Biagio Agnes categoria Under 40. Su Twitter è @davidallegranti.