Giulia Sarti (foto LaPresse)

I moralisti moralizzati

Giulia Sarti è il movimento Cinque stelle: il desiderio di essere come tutti

David Allegranti

L’aspetto più grottesco della vicenda della grillina è che la sua “ricostruzione”, nell’universo patologico di delazione e moralismo che è la Casaleggio & Dissociati, aveva una sua verosimiglianza

Roma. Il destino dei moralisti è quello di finire moralizzati, il destino dei moralizzatori è quello di essere esposti al pubblico ludibrio sulla base delle regole che loro stessi hanno costituito. Vecchia storia, vecchia in politica e altrove: compiere atti immorali per preservare il proprio moralismo. La deputata del M5s Giulia Sarti si è dimessa martedì dalla presidenza della commissione Giustizia della Camera e per lei è in arrivo anche l’espulsione dal partito.

 

La vicenda è grottesca ma a suo modo allo stesso tempo canonica. Sarti era stata accusata dalla trasmissione “Le Iene” di non aver versato quanto pattuito ai Cinque stelle. Stando alle ferree regole dei grillini la deputata avrebbe dovuto restituire una parte delle indennità di parlamentare per essere donata a un fondo per il microcredito. Sarti si è difesa attribuendo la responsabilità dei mancati versamenti all’ex fidanzato e l’ha denunciato. Solo che la procura di Rimini ha chiesto l’archiviazione spiegando che sarebbe stata Giulia Sarti la responsabile dei versamenti non effettuati. C’è di peggio: la denuncia all’ex compagno sarebbe servita soltanto a salvarsi la reputazione, come lei stessa ammette peraltro. Un capolavoro grillino, laddove si dimostra che Giulia Sarti è il Movimento cinque stelle, un partito che mette a punto leggi da cerbero della morale indicando la presunta differenza fra la casta e l’anticasta, anche se alla fine il risultato è che pure i parlamentari grillini semplicemente coltivano il desiderio di essere come tutti.

 

Oltre a tentare di mettere in mezzo l’ex fidanzato in un gigantografico giro di schiaffi, Giulia Sarti ha cercato di coinvolgere anche il portavoce della presidenza del Consiglio, Rocco Casalino. In una chat fra lei e l’allora fidanzato – che lo stesso ex fidanzato ha fornito ai magistrati – la deputata dice di essersi consultata con Casalino e Ilaria Loquenzi, responsabile della comunicazione del M5s al Senato, per decidere come comportarsi. Secondo i messaggi inviati dalla deputata, i vertici della comunicazione del M5s (e ora anche del governo) le avrebbero dunque consigliato di denunciare il fidanzato. Una storia assurda a rileggerla anche solo una volta con occhi già sufficientemente sbigottiti. Secondo la deputata, il portavoce della presidenza del Consiglio – non esattamente un passante – le avrebbe consigliato per “salvarsi la faccia” con il Movimento di mentire e denunciare l’ex fidanzato, Bogdan “Andrea” Tibusche, per un reato mai commesso. Ora è peraltro lui a voler denunciare la deputata per calunnia.

 

“Sarti – ha detto Casalino oggi – si è probabilmente coperta dietro il mio nome con l’allora compagno, se avessi saputo di questi ammanchi o di giri strani l’avrei immediatamente riferito al Capo politico e ai Probiviri. Io non tutelo i parlamentari, ma il Movimento, come sanno tutti”. L’aspetto ancora più grottesco della vicenda, se vogliamo, è che la “ricostruzione” della parlamentare del M5s, in quell’universo patologico di delazione e moralismo che è la Casaleggio & Dissociati, aveva una sua verosimiglianza. D’altronde, i Cinque stelle passano il loro tempo a fare dossieraggio su chiunque (citofonare Roberto Fico e la colf) e il portavoce della presidenza del Consiglio tratta i continuazione i parlamentari come scimmiette ammaestrate. Perché stupirsi se a un un certo punto una deputata racconta al suo fidanzato di essere costretta a denunciarlo per ordine di Rocco? Invitiamo il lettore a fare questo esercizio: se vi dicessero che Alastair Campbell, già spin doctor di Tony Blair, ha suggerito a Gordon Brown di denunciare la propria moglie per coprire un ammanco di denaro nelle casse del Labour voi che cosa pensereste? “Ehi, ma questa è una balla colossale, neanche costruita bene”. Con Casalino & Friends invece tutto diventa verosimile e credibile.

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  • David Allegranti
  • David Allegranti, fiorentino, 1984. Al Foglio si occupa di politica. In redazione dal 2016. È diventato giornalista professionista al Corriere Fiorentino. Ha scritto per Vanity Fair e per Panorama. Ha lavorato in tv, a Gazebo (RaiTre) e La Gabbia (La7). Ha scritto cinque libri: Matteo Renzi, il rottamatore del Pd (2011, Vallecchi), The Boy (2014, Marsilio), Siena Brucia (2015, Laterza), Matteo Le Pen (2016, Fandango), Come si diventa leghisti (2019, Utet). Interista. Premio Ghinetti giovani 2012. Nel 2020 ha vinto il premio Biagio Agnes categoria Under 40. Su Twitter è @davidallegranti.