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Come si fa a litigare tra europeisti?

Marianna Rizzini

Dal Partito democratico a +Europa: romanzo d’appendice

Roma. Essere europeisti in tempi sovranisti: sì, ma come? Più le Europee si avvicinano, più dal fronte pro Ue si levano voci antipopuliste. E però le soluzioni sono tante quante le bandiere in campo, anzi più delle bandiere in campo, ché già soltanto in area Pd le linee sono praticamente tre. C’è il candidato alla segreteria Nicola Zingaretti, governatore del Lazio, che vuole recuperare i voti dei delusi a Cinque stelle, fuggire l’aria da “partito della boria”, come da intervista a Repubblica, e arruolare l’ex sindaco di Milano Giuliano Pisapia. C’è l’ex ministro dello Sviluppo Carlo Calenda, promotore del manifesto “Siamo europei”, che, pur stimando Pisapia, firmatario del manifesto medesimo, preferirebbe non si arrivasse alla “lista Pd aperta”, come ha detto al Corriere della Sera, temendo “operazioni cosmetiche” in cui possano “tornare in gioco D’Alema, Bersani, D’Alema e Grasso”. E c’è l’altro candidato al congresso Pd, Maurizio Martina, che ha perorato la causa, sempre su Repubblica, di un listone “per salvare il Pd e l’Italia”. Ma listone con chi? Martina guarda a Calenda, ma quello non è l’unico europeismo in campo. Che dire infatti di +Europa, la creatura che di europeista ha anche il nome, e che però, qualche settimana fa, durante il congresso fondativo, ha registrato, oltre alle polemiche sulle cosiddette “truppe cammellate” (accusato: il Centro democratico di Bruno Tabacci), qualche differenza tra le visioni pre Europee del segretario Benedetto Della Vedova e di Marco Cappato, tesoriere dell’Associazione Luca Coscioni che al congresso era candidato contro Della Vedova e che dopo il congresso ha deciso di non far parte degli organismi dirigenti del partito?

“Io penso a un perimetro più ampio di quello del centrosinistra, con tutto il rispetto per Calenda”, diceva nei giorni post-congressuali Della Vedova, mentre Cappato metteva in primo piano la “questione ecologica”, nell’ottica di un avvicinamento ai Verdi e a Federico Pizzarotti, ma “non in chiave sommatoria di simboli”. E’ passato un mese, e ci si domanda se almeno in +Europa, vista la situazione nel Pd, si sia trovata una linea comune. Della Vedova risponde che +Europa “è pronta ad andare da sola”, e che “non si devono dare per scontate le alleanze” nella creazione di un “soggetto forte, aperto e inclusivo fuori dal perimetro del centrodestra sovranista e populista e dal perimetro del centrosinistra ancora alla ricerca di un’identità”. E Calenda? Della Vedova è “d’accordo” con l’iniziativa” dell’ex ministro, ma, dice, “se uno fa una cosa con il Pd, fa una cosa del Pd”. Intanto Cappato guarda a un “progetto che vada oltre” la road-map elettorale. E anche se all’ultimo incontro con i Verdi e con l’Italia comune di Federico Pizzarotti c’erano sia Cappato sia Della Vedova, le visioni non paiono perfettamente sovrapponibili. E’ infatti comparso su Facebook, qualche giorno fa, un post dal titolo “appunti Cappato-Marco Boato per il dialogo +Europa, Verdi, Italia in Comune”, dopo “il rilancio effettuato da Federico Pizzarotti”. Di che si tratta? Interpellato, Cappato parla di una “Europa democratica ed ecologica”, e del tema ecologico che “diventa il cuore del ragionamento politico”, un po’ alla maniera del Daniel Cohn-Bendit del 2009, quello di Europe-Ecologie, e un po’ sull’onda delle proposte americane di “green new deal”, ma prima di tutto “attraverso il lancio di una raccolta firme europee per lo spostamento delle tasse dal lavoro all’ambiente e la difesa della democrazia e dello stato di diritto in Europa”. Ma l’accordo suddetto è davvero possibile? Dall’area Pizzarotti è emersa intanto l’idea di “un fronte nuovo per le Europee, con i Verdi italiani, +Europa, Possibile, Diem25, Sinistra italiana”, per “allargare la coalizione con tutte le forze che si riconoscono nel progetto e nei nostri ideali”. Dice però Della Vedova: “Ho visto che i Verdi hanno considerato come interlocutori del loro progetto anche forze più a sinistra come Sinistra italiana. Con tutta la simpatia personale che posso avere per molti esponenti, sono interlocuzioni fuori dall’orizzonte di +Europa”. E quindi? Quindi, per ora, la geometria è più che mai variabile sotto il cielo europeista.

  • Marianna Rizzini
  • Marianna Rizzini è nata e cresciuta a Roma, tra il liceo Visconti e l'Università La Sapienza, assorbendo forse i tic di entrambi gli ambienti, ma più del Visconti che della Sapienza. Per fortuna l'hanno spedita per tempo a Milano, anche se poi è tornata indietro. Lavora al Foglio dai primi anni del Millennio e scrive per lo più ritratti di personaggi politici o articoli su sinistre sinistrate, Cinque Stelle e populisti del web, ma può capitare la paginata che non ti aspetti (strani individui, perfetti sconosciuti, storie improbabili, robot, film, cartoni animati). E' nata in una famiglia pazza, ma con il senno di poi neanche tanto. Vive a Trastevere, è mamma di Tea, esce volentieri, non è un asso dei fornelli.