Giovanni Legnini (foto LaPresse)

“Il mio Abruzzo antipopulista”. Parla Legnini, che vuole l'autonomia

Valerio Valentini

Il candidato governatore ci spiega come la regione possa diventare laboratorio a cui guardare per costruire anche a livello nazionale un “fronte dei competenti”

Roma. Stringe le ultime mani degli imprenditori teramani appena incontrati, e subito s’infila in macchina. Ha già affrontato un dibattito in tv con gli altri candidati, ora si dirige verso la Marsica dove si fermerà al cimitero di Celano per ricordare le vittime cadute per la difesa dei diritti dei lavoratori. “Ritmi da campagna elettorale”, sorride, a meno di dieci giorni dalle elezioni che decideranno chi sarà il nuovo governatore dell’Abruzzo. “Del resto, io non mi giovo delle passerelle propagandistiche dei ministri”.

  

Non soffrirà mica di solitudine, Giovanni Legnini? “Al contrario, al mio fianco ho migliaia di candidati e volontari”. I suoi avversari, in realtà, dicono che a sostenerla ci sia una “accozzaglia di liste”. E qui allora si fa immediatamente serio: “La novità del nostro progetto politico sta, semmai, nell’aver messo insieme il civismo con il meglio delle culture progressiste, liberali e cattoliche che questa regione esprime, assieme anche a candidati provenienti dal centrodestra, in una coalizione unita dalla volontà di contrastare i populismi di ogni genere”. Loro, i populisti a cinque stelle che qui sostengono Sara Marcozzi, nel frattempo rivendicano la loro supposta freschezza. “E io invece rivendico la mia esperienza”, ribatte Legnini, già deputato, due volte senatore, sempre col centrosinistra, e poi sottosegretario alla presidenza del consiglio e al Mef, e poi vice presidente del Csm. “E forse loro, i populisti del M5s e della destra, devono essersi accorti che sta accadendo qualcosa che non prevedevano”, aggiunge alludendo agli ultimi incoraggianti sondaggi. “Altrimenti non si spiega questa invasione”.

   

Anche lei, Legnini, se la prende coi migranti? “No. Intendo l’invasione di esponenti del governo che vengono in Abruzzo pressoché tutti i giorni”. Ci tengono al risultato, non è poi così singolare. “Certo, ma singolare è, eccome, vedere Lega e M5s che a Roma litigano su tutto, mentre sono al governo, e qui hanno l’interesse comune di contrastare noi con ministri e vicepremier che vengono qui solo a fare propaganda sulle misure che stanno precipitando il paese nella recessione. Ed è singolare vedere un candidato che al Senato siede tra i banchi dell’opposizione – dice riferendosi a Marco Marsilio, esponente di Fratelli d’Italia e portabandiera del centrodestra – e qui invece viene guidato e accompagnato da Salvini, il quale dunque fa campagna rivendicando i provvedimenti approvati da un governo che viene criticato da Berlusconi e Meloni. Insomma, una mayonnaise impazzita che in queste settimane qui da noi rivela tutti i suoi paradossi”.

   

E dunque l’Abruzzo, periferia dell’impero, potrebbe essere quel laboratorio a cui guardare, per costruire anche a livello nazionale un fronte fondato sulla serietà. “Vedremo i risultati”, dice Legnini, quasi schermendosi. “Io vedo crescere il consenso intorno a questa nostra proposta di governo”. Progetti concreti? “Riprogrammare subito le risorse statali e comunitarie per incentivare innovazione e ricerca, per la creazione di lavoro da parte delle imprese sostenibili, per iniziative di promozione turistica e urgenti interventi di manutenzione del territorio. Togliere alle Asl il potere di fare appalti e trasferire ogni incombenza non sanitaria in un’unica struttura regionale fatta di tecnici competenti e trasparenti. Infine, chiederò l’autonomia speciale”. Per l’Abruzzo? “Certo. La chiederò su alcune competenze strategiche, come quelle ambientali e quelle che riguardano i poteri che servono per avviare e completare le ricostruzioni. Il tutto, opponendomi fermamente a un travaso di risorse finanziare dal sud al nord. E ora scusate, ma vado di fretta”.

Di più su questi argomenti: