In viaggio con Dibba e Di Maio

Parla Sergio Battelli, il grillino che ha accompagnato i due pentastellati a Strasburgo. “Europa sì, ma non così”

Valerio Valentini

Lo dice quasi senza accorgersene, nell’impeto della chiacchierata. “Europa sì, ma non così”, esclama Sergio Battelli, appena sceso dal van con cui, insieme a Luigi Di Maio e Alessandro Di Battista, ha attraversato Italia e Francia fino ad arrivare a Strasburgo. Inciampi causati dalle esigenze della propaganda, poco male: era lo stesso slogan lanciato da Matteo Renzi, cinque anni fa, e anche allora ci si accingeva a votare per le europee. “Ma ora è diverso”, dice il deputato grillino, tesoriere del gruppo e presidente della commissione Politiche europee, e insomma un fedelissimo dei capi del M5s. “Noi – giura – abbiamo proposte diverse per cambiare una Unione che così com’è non funziona, e se non cambia finirà col crollare”.

 

A dire il vero, al termine di un viaggio annunciato con grande enfasi – mille e rotti chilometri e tutto il corredo di post e dirette video “on the road”, come dice Battelli – Di Maio e Di Battista hanno proposto di chiudere la sede del Parlamento di Strasburgo. Non un granché. “Ma è solo l’inizio. E’ l’avvio di un percorso che durerà quattro mesi, e che vedrà la realizzazione di un programma preciso e dettagliato”, spiega il deputato del M5s, incaricato di raccogliere via mail le proposte per la riforma dell’Ue avanzate da senatori e deputati a cinque stelle. “Un brainstorming molto interessante. In queste ore cominceremo a vagliare le varie idee, che arricchiranno il nostro manifesto”.

 

  

Qualche anticipazione? “Il taglio agli sprechi, ovviamente, di cui Strasburgo è il simbolo più eloquente. E poi democrazia diretta e revisione della governance”. Un po’ fumoso, pare. “Macché. Sarà un elenco ben solido. Vogliamo passare dall’essere euroscettici a europropositivi”. E però i gilet gialli, a cui avete fatto un appello poi peraltro rigettato, non sembrano entusiasti del progetto europee. “E’ un movimento eterogeneo, come lo siamo noi. Ma la loro opposizione è a questo modello di Unione, non certo all’Europa in quanto tale. Vogliamo cambiarla, non abbatterla né tantomeno abbandonarla. Europa sì, ma non a questo condizioni, appunto”.

 

E per quanto riguarda la moneta? “Non ci sarà, nel nostro programma, alcun accenno all’uscita dall’euro. Neppure l’idea di un referendum verrà inserita, a differenza del programma del 2014. Insomma, la permanenza dell’Italia nell’eurozona non verrà messa in alcun modo in discussione”. Dovrete dirlo ai croati di Zivi Zid, formazione populista con cui volete allearvi e che, per bocca dello stesso Di Maio, “non credono nell’euro”. “Il nostro – risponde Battelli – sarà un accordo che non prevederà il vincolo di voto, e che, aggiungo, avrà a cuore anche i diritti sociali e civili”. Eppure vi siete appena alleati coi polacchi di Kukiz ’15, che è di fatto gemellato coi neofascisti di Forza Nuova e che, tanto per dirne una, è antiabortista. “Ma noi non staremo certo con la pistola puntata alla tempia dei nostri alleati. Funzionerà un po’ come col contratto di governo tra noi e la Lega: forze diverse che però portano avanti un programma comune”. Ma un programma che costringerà qualcuno a fare delle rinunce, evidentemente. “Certo. Chi vorrà aderire dovrà rispettare i punti programmatici, tra cui appunto il mantenimento indiscutibile dell’euro”.

 

Non è un espediente per evitare l’irrilevanza all’Europarlamento, questa trovata del manifesto flessibile? “Assolutamente no. Riusciremo a comporre un gruppo che sarà decisivo, nelle dinamiche parlamentari”. Servono deputati di sette diverse nazioni. “Ci saranno”. Al momento non ci sono. “Ci stiamo lavorando. E riusciremo a presentare il nostro gruppo, al completo, già prima del voto. Siamo solo all’inizio di un percorso che sarà incentrato sui contenuti, non su semplici alleanze”.

 

Sarà. Sta di fatto che Matteo Salvini sembra avere le idee molto più chiare. “Noi non avremo nulla a che fare con la sua campagna. Il nostro progetto, in Europa, è alternativo al suo. Vogliamo un cambio della governance, vogliamo che vengano abbandonate le ricette fondate sull’austerity e sul rigore, vogliamo più potere al Parlamento e meno al Consiglio, vogliamo rivedere il ruolo e i poteri della Bce. L’Ue è un’automobile a cui vanno cambiati piloti e direzione di marcia, e forse anche qualche pezzo del motore e della carrozzeria”. Salvini non dice cose così diverse, per quello che valgono le buone intenzioni. E neppure si allea con partiti più a destra di quelli con cui voi siete in contatto. Dov’è la differenza? “L’ho detto: noi siamo europropositivi: questa è la differenza”.