Trasformare l'Italia in un disastro. Fatto

Claudio Cerasa

Grazie al “cambiamento” l’Italia è diventata un paese meno affidabile, meno credibile, meno attrattivo, più vulnerabile, più instabile, più isolato e con un futuro più incerto. I fatti veri del 2018 spiegati in modo facile a Di Maio e Salvini

Qualche giorno fa, commentando l’esito finale della manovra, un importante banchiere italiano ha dato a un suo interlocutore una chiave di lettura perfetta, per quanto tetra, per sintetizzare lo stato di sicurezza economica in cui si trova oggi l’Italia: questi qui prima andavano in giro con una bomba e con un mitra ora gli hanno levato la bomba ma in mano gli resta sempre il mitra. La metafora militare è truce e forse poco elegante ma al netto dell’istrionico parallelismo non c’è dubbio che il vero problema dell’Italia oggi sia proprio questo. Non tanto ciò che è stato fatto con la manovra del cambiamento, come ha provato in modo truffaldino a elencare con il suo foglietto il vicepremier Luigi Di Maio, ma ciò che è stato fatto in questi mesi dal governo del cambiamento.

  

 

Ieri sul Corriere della Sera, nella sua rubrica in prima pagina, Massimo Gramellini ha preso amabilmente in giro Luigi Di Maio facendo notare a Giggino nostro, con un piccolo ed efficace elenco di fatti, tutte le contraddizioni di cui è portatore il governo del cambiamento. Le contraddizioni di Di Maio e Salvini sono spassose ma ciò che ci sembra più rilevante rispetto a ciò che è stato fatto dal governo, e che abbiamo messo in fila oggi nel nostro foglietto che trovate sopra questo articolo, riguarda un problema rispetto al quale la manovra del cambiamento è solo la punta dell’iceberg e che forse meriterebbe di essere ricordato senza giri di parole: il “fatto” più importante del 2018 è che grazie al governo Salvini-Di Maio l’Italia oggi è un paese meno credibile, meno affidabile, meno ricco, meno produttivo, meno attrattivo, più vulnerabile, più instabile, più isolato, con meno posti di lavoro, con meno fiducia, con meno crescita e con una abilità conclamata a rendere più incerto il futuro.

  

Al netto delle polemiche sulle misure contenute nella legge di stabilità, e sul caso spassoso della manovra del popolo scritta sotto la splendida dettatura della Commissione europea, l’anima presente all’interno della legge di Bilancio è la stessa presente all’interno del contratto di governo. E fino a oggi, se ci pensiamo bene, il vero e unico motore del cambiamento è stato trovare un modo non per alimentare la crescita dell’Italia ma per alimentare il consenso dei partiti che guidano il paese. Sul breve termine, per Salvini e Di Maio, agevolati da un’opposizione spesso occupata a parlare più dei problemi dell’opposizione che dei problemi del governo, il giochino potrebbe funzionare e il consenso di Lega e M5s potrebbe restare ancora alto.

   

  

Ma quando il prossimo anno i guai economici extra italiani si andranno a miscelare con i guai economici auto prodotti dal governo italiano anche il più stolto dei populisti capirà quello che i “fatti” generati dal governo del cambiamento dicono già oggi in modo piuttosto evidente: per ridare credibilità, fiducia, affidabilità e futuro all’Italia il problema non è legato alla presenza di questa manovra ma è legato alla presenza di questo governo, che giorno dopo giorno non fa altro che aggiungere un’ipoteca sul futuro dell’Italia. E per arginare l’isteria populista non basta avere un presidente della Repubblica custode della ragione. Serve qualcosa di più. Serve sperare che nel 2019 il personaggio dell’anno sia la sintesi di ciò che oggi manca davvero in Italia: semplicemente, l’alternativa.

Di più su questi argomenti:
  • Claudio Cerasa Direttore
  • Nasce a Palermo nel 1982, vive a Roma da parecchio tempo, lavora al Foglio dal 2005 e da gennaio 2015 è direttore. Ha scritto qualche libro (“Le catene della destra” e “Le catene della sinistra”, con Rizzoli, “Io non posso tacere”, con Einaudi, “Tra l’asino e il cane. Conversazione sull’Italia”, con Rizzoli, “La Presa di Roma”, con Rizzoli, e "Ho visto l'uomo nero", con Castelvecchi), è su Twitter. E’ interista, ma soprattutto palermitano. Va pazzo per i Green Day, gli Strokes, i Killers, i tortini al cioccolato e le ostriche ghiacciate. Due figli.