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La perfetta lettera di Mattarella a Salvini

Claudio Cerasa

Caro Matteo, è ora di riconoscere che l’esperimento populista è fallito. Affrettiamoci a chiudere senza traumi la manovra e andiamo alle elezioni con un patto tra me e te. Idee pazze ma non impossibili per un asse tra il capo dello stato e il leader leghista

Caro ministro, caro Matteo. Ho pensato molto se fosse opportuno inviarti questa lettera, ma alla fine ho scelto di farlo e ho ritenuto giusto mettere in fila alcuni pensieri per spiegarti in poche righe la ragione per cui, arrivati a questo punto della vostra avventura, intendo l’avventura di governo, è giunto il momento di guardarci negli occhi e di dirci le cose come stanno. Caro ministro, caro Matteo, lo sappiamo entrambi: il vostro esperimento ormai è fallito. E’ fallito non per questioni legate all’incompatibilità tra la Lega e il Movimento 5 stelle. E’ fallito perché, caro ministro, la vostra azione di governo è risultata semplicemente incompatibile con la realtà.

 

E’ quello che ho provato a spiegarvi quando vi ho ricordato che l’articolo 81 della Costituzione implica la continua ricerca di un armonico e simmetrico bilanciamento tra risorse disponibili e spese necessarie per il perseguimento delle finalità pubbliche. E’ quello che ho provato a farvi capire quando vi ho ricordato che l’esercizio di bilancio ha a che fare con il pieno dispiegarsi dei diritti delle persone, con la tutela della solidarietà intergenerazionale. E’ quello che ho provato a farvi capire quando vi ho ricordato che, senza finanze pubbliche solide e stabili, non risulta possibile davvero tutelare i diritti sociali in modo efficace e duraturo. E’ quello che ho provato infine a farvi capire quando vi ho detto, e ti ho detto, caro Matteo, che con l’Europa e con l’euro non si può scherzare e che è autolesionistico trasformare il nostro continente in una semplice unione doganale o in una sorta di comitato d’affari. E ho fatto tutto questo, caro ministro, caro Matteo, perché sai anche tu cosa è successo negli ultimi sette mesi.

 

E’ successo che le vostre idee, le vostre promesse, le vostre prospettive hanno spaventato l’Italia, hanno contribuito a bloccare l’economia, a mettere a rischio le nostre banche, a bruciare più di cento miliardi di capitalizzazione in Borsa, a far schizzare in alto gli interessi sui titoli di stato, a spaventare le imprese, a far crescere la disoccupazione, a disincentivare gli investimenti dall’estero. E’ successo tutto questo, caro Matteo, per non parlare di cosa sta succedendo nel mercato del lavoro, nell’industria, nelle esportazioni, nella percezione dell’Italia nel mondo, e sappiamo entrambi, caro ministro, che anche se proveniamo da storie diverse e da percorsi differenti arrivati a questo punto della storia è necessario non prendersi più in giro e dirci la verità: l’unico modo per salvare l’Italia da una crisi di fiducia che potrebbe innescare una recessione ancora più grave rispetto a quella che probabilmente ci spetterà nei prossimi mesi è porre fine in fretta all’esperienza di questo governo e dare la possibilità a chi ti scrive di sciogliere le Camere e andare rapidamente al voto. Ho scelto di scrivere a te, caro Matteo, caro ministro, non per una questione di sfiducia nei confronti di Luigi Di Maio, ma perché entrambi conosciamo bene quali sono le meccaniche della politica ed entrambi sappiamo bene che quando un governo non funziona – e quando, consentimi, diventa molto pericoloso, e da papà dovresti essere il primo a saperlo – il partito che può riaprire i giochi non è quello più forte in Parlamento ma è quello più forte nel paese. E quel partito, per quanto questo non possa farmi dormire sonni tranquilli, oggi è certamente la Lega. Forse starai pensando: ma caro presidente, come faccio a fidarmi, ma come posso non pensare che una volta staccata la spina al governo non ci sarà un tentativo da parte del Quirinale di mandare all’opposizione la Lega brutta, sporca e cattiva e di provare a creare un governo tra il Pd e il Movimento 5 stelle? Sarebbe una giusta obiezione la tua, e ti confesso che prima di tentare l’esperimento populista ho provato in molti modi da convincere il Pd a costruire un governo del cambiamento con il Movimento 5 stelle.

 

Ma oggi tutto è cambiato, e le mie aspettative invero ottimistiche sul Movimento 5 stelle non si sono rivelate corrette – e non mi è sfuggito, caro ministro, che quando qualcuno ha chiesto per me l’impeachment la Lega ha scelto di non seguire quell’onda – e mi sono convinto oltre ogni ragionevole dubbio che un movimento che gioca con la democrazia rappresentativa sia infinitamente più pericoloso di un partito che si limita, si fa per dire, a giocare con l’economia. Perciò, caro Matteo, caro ministro, arriviamo al dunque. Approvate questa legge di Stabilità in fretta assicurandovi di fare tutto ciò che è necessario per evitare una procedura di infrazione che destabilizzerebbe ulteriormente il paese e il nostro sistema del credito. Collocate con i decreti attuativi la realizzazione delle promesse più importanti in un arco di tempo successivo alle elezioni europee. E una volta limitati i danni cerca una scusa qualsiasi, una battaglia sulla Tav, una battaglia sulla giustizia, una battaglia sulle infrastrutture, una battaglia sulle tasse, per staccare la spina a questo governo e andare a votare, e io ti prometto che non ci sarà da parte mia nessun tentativo di creare un’alternativa al governo tra Pd e Movimento 5 stelle.

 

Ti dico tutto questo, caro Matteo, caro ministro, sapendo bene che per un presidente della Repubblica in teoria è un fallimento non riuscire a salvare la legislatura. Ma te lo dico sulla base di un ragionamento che credo sia giusto e opportuno condividere con te: la chiusura dell’esperimento populista e la certificazione del suo fallimento renderebbe impossibile per me nella prossima legislatura la riproposizione di questo schema, e di fronte a un centrodestra vincente non avrei difficoltà a fare tutto ciò che è nelle mie facoltà per far nascere un governo a guida Salvini.

 

Non ho la presunzione, caro ministro, caro Matteo, di pensare che sia sufficiente questo per farti cambiare idea sull’euro, sull’Europa, sul rapporto con la Russia ma sono convinto che potrebbe essere nell’interesse del paese chiudere per sempre l’esperimento populista e dare la possibilità a una delle forze in campo di governare con i suoi alleati naturali. In ballo, caro Matteo, c’è il futuro del paese, il futuro dei nostri e dei tuoi figli e non ti sfuggirà infine che in ballo c’è anche un tema con cui nei prossimi anni sarà necessario confrontarsi: la scelta del mio successore al Quirinale. E sono certo che converrai con me, almeno lo spero, che non può essere questo il Parlamento giusto a cui affidare la scelta del prossimo capo dello stato. Uno dei rischi che periodicamente si corre in questa stagione, lo sappiamo entrambi, è quello di restare prigionieri del presente, di essere confinati a un oggi senza passato e senza orizzonti, con indifferenza per la storia, le esperienze, gli insegnamenti e i suggerimenti del passato e con indifferenza per le prospettive future, quello che avverrà, non dopo di noi, ma al di là delle ore e dei giorni che si vivono. Penso, caro Matteo, che sia arrivato il momento di occuparsi del futuro. Serve un patto tra gentiluomini per andare a votare e salvare l’Italia.

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  • Claudio Cerasa Direttore
  • Nasce a Palermo nel 1982, vive a Roma da parecchio tempo, lavora al Foglio dal 2005 e da gennaio 2015 è direttore. Ha scritto qualche libro (“Le catene della destra” e “Le catene della sinistra”, con Rizzoli, “Io non posso tacere”, con Einaudi, “Tra l’asino e il cane. Conversazione sull’Italia”, con Rizzoli, “La Presa di Roma”, con Rizzoli, e "Ho visto l'uomo nero", con Castelvecchi), è su Twitter. E’ interista, ma soprattutto palermitano. Va pazzo per i Green Day, gli Strokes, i Killers, i tortini al cioccolato e le ostriche ghiacciate. Due figli.