(Foto Imagoeconomica)

Tutti a guardare la “manina” senza accorgersi che il M5s ha tradito il suo elettorato

Ercole Incalza

Il maxi condono distrugge l’immagine etica dei grillini oppure rispecchia il loro vero programma?

Al direttore - Mi sono chiesto cosa sarebbe successo se in uno dei passati governi, di centro, di destra, di sinistra, fosse successo quello che nel trasferimento del decreto legge sulla fiscalità abbiamo avuto modo di vedere in diretta lo scorso 17 ottobre. Eppure non dovrei meravigliarmi proprio io che in passato ho assistito alla approvazione di tanti disegni di legge finanziaria e al relativo esame di tutti i funzionari dei vai dicasteri prima dell’inoltro del provvedimento al Parlamento e dei decreti legge prima dell’inoltro alla presidenza della Repubblica.

 

Ricordo che molti anni fa, solo a titolo di esempio, l’allora ministro della Sanità, Donat Cattin, si dimise da ministro perché il disegno di legge finanziaria, approvato nella notte del 29 settembre 1985, nel trasferimento al Parlamento aveva perso uno stanziamento di circa 1.000 miliardi di vecchie lire per la Sanità. In realtà le cosiddette “manine” ci sono state sempre e spesso, come penso anche nel patetico caso del 17 ottobre, le manine sono proprio dello stesso schieramento politico che poi grida allo scandalo quando qualcuno, anche se temporaneamente in Guatemala, si accorge del folle cambiamento strategico del Movimento 5 stelle. Si accorge, cioè, che il condono previsto nel provvedimento addirittura annulla reati di riciclaggio. Ma quello che è successo non può essere vissuto come un banale errore di trasmissione né può ritenersi concluso con una denuncia alla procura della Repubblica del viceministro Di Maio. Gli interrogativi sono tanti e tutti davvero preoccupanti:

 

1. Un decreto legge fiscale collegato alla legge di Bilancio approvato dal Consiglio dei ministri, visionato e controllato dal dipartimento per gli Affari giuridici della presidenza del Consiglio;

 

2. Il provvedimento viene inoltrato, con una nota del sottosegretario alla presidenza del Consiglio, al Presidente della Repubblica;

 

3. Il viceministro Di Maio legge il provvedimento e si accorge o, come detto prima, qualcuno lo informa del “maxi condono anche penale” e subito utilizza tutti i canali mediatici avvertendo contestualmente la presidenza della Repubblica;

 

4. Gli uffici della presidenza della Repubblica fanno però presente che il provvedimento non è mai arrivato;

 

5. Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, impegnato in una serie di incontri a Bruxelles, dichiara che solo il giorno 19 ottobre dopo il suo ritorno a Roma sarà rivisto il Decreto Legge;

 

6. Il vicepresidente del Consiglio dichiara ufficialmente, in occasione di un suo intervento alla trasmissione “Porta a Porta”, che denuncerà l’accaduto alla procura della Repubblica.

 

L’onorevole Di Maio ha dichiarato, sempre durante la trasmissione “Porta a Porta”, che non è possibile identificare subito un responsabile e che la Lega sicuramente è estranea a una simile operazione; solo la magistratura potrà identificare i reali responsabili, sulla base di chissà quale reato. In realtà però il vicepremier sa benissimo che non siamo affatto in presenza di un giallo, in quanto sono solo due i soggetti che hanno potuto usare le “manine” e sono facilmente identificabili: il sottosegretario alla presidenza del Consiglio o il capo del dipartimento per gli Affari giuridici della presidenza del Consiglio. Oppure, cosa più vera, il provvedimento era stato approvato con le anomalie denunciate già dal e nel Consiglio dei ministri, il che apre a una serie di considerazioni politiche sulle capacità di interlocuzione dei ministri del Movimento 5 stelle nel governo.

 

Adesso però, indipendentemente da ciò che diranno i partiti della cosiddetta opposizione, indipendentemente dal dibattito mediatico che durerà come al solito due o tre giorni su un evento davvero kafkiano, ritengo davvero opportuno che si comprenda cosa è successo e chi ha praticamente cercato di caratterizzare il condono in modo tale da distruggere l’immagine ormai ricca di etica e di trasparenza del Movimento 5 stelle oppure se il provvedimento conteneva al suo interno sin dall’inizio la vera linea programmatica del Movimento stesso.

 

Il Movimento 5 stelle di “lotta e di governo”? No, solo di potere per il potere, senza veramente incidere sulla vita di chi li ha eletti.