Luigi Di Maio ha accusato una "manina" di avere manipolato la manovra (Foto Imagoeconomica)

Per il M5s per ogni sbaglio c'è un colpevole. Per tutto il resto c'è Di Maio

Antonio Gurrado

Se uno vale uno, allora il vicepremier vale quanto ogni membro della vecchia politica. Se deve sempre esserci una manina, qualche volta potrebbe essere la sua

Breve momento di vanto: questa rubrichetta aveva insinuato non più tardi di tre giorni fa che ci fossero due Di Maio, uno che rilasciava dichiarazioni e uno che non le capiva. La boutade si fa ipotesi più corposa ora che Salvini ha rivelato che in consiglio dei ministri Conte leggeva e Di Maio scriveva, ragion per cui la misteriosa manina sospettata da Di Maio apparterrebbe all’insospettabile Di Maio. Su questa duplicità si scatenerà il popolo del web e magari ci scapperà anche una didascalica vignetta di Giannelli con Di Maio nel doppio ruolo di Totò (dettatore) e Peppino (estensore). La verità sta tuttavia in un calcolo logico più profondo ma cristallino, una volta portato allo scoperto.

 

Seguitemi. In quanto movimento di protesta e riscossa, i Cinque Stelle si basano sull’assunto che ogni male abbia un colpevole individuabile: la vecchia politica, la casta, i professoroni, il gruppo Bilderberg, la società Autostrade, le scie chimiche, i templari… Altresì, in quanto movimento iperbolicamente egualitario, sono convinti che ciascun cittadino debba essere trattato senza distinzione da qualsiasi altro cittadino: d’altronde, se uno vale uno, allora Di Maio vale tanto quanto qualsiasi membro della vecchia politica, della casta, dei professoroni eccetera. Essendo il capo politico del movimento, Di Maio lo sa benissimo. Quindi ha dedotto che, se deve sempre esserci una manina, qualche volta potrebbe anche essere la sua.