Il leader della Lega Matteo Salvini vuole conquistare i voti degli elettori Pd in Toscana(Foto LaPresse)

La strategia di Salvini alle regionali per lanciare l'opa sugli elettori del Pd

David Allegranti

Il vicepremier vuole esportare il modello Pisa in tutta la Toscana. La costituzionalista Ginevra Cerrina Feroni possibile candidata anti-Nardella a Firenze 

Roma. Le (ex) regioni rosse sono diventate terra di conquista per Matteo Salvini, che dopo l’uno-due alle elezioni politiche ma soprattutto alle amministrative del 2018 si appresta a trasformare il 2019 e il 2020 nel “Biennio leghista”. La riunione a Palazzo Grazioli di giovedì scorso – quella in cui, secondo Forza Italia, sarebbe “rinato” il centrodestra – ha stabilito che alla Lega toccheranno i candidati governatori di Emilia Romagna e Toscana.

 

Non solo: la Lega esprimerà il candidato del centrodestra anche a Bologna e a Firenze. La strategia di Salvini è chiara. Nelle scorse campagne elettorali ha puntato molto sulle (ex) regioni rosse, un impegno che in Toscana ha portato alla vittoria a Pisa e Siena e che non arriva per caso. “Il successo di Matteo Salvini nelle regioni rosse – dice al Foglio Alessandra Ghisleri, direttrice di Euromedia Research – arriva anche sull’onda del sentimento e delle emozioni. Nelle diverse campagne elettorali molti hanno dichiarato ‘vado in Europa a sbattere i pugni sul tavolo’. Salvini sulla questione dei migranti ha ottenuto dei risultati riuscendo a dare importanza al ruolo dell’Italia a Bruxelles. E questo per la gente conta”.

 

Dunque, spiega Ghisleri, “per uno come Salvini vincere in Emilia e in Toscana è una medaglia: significa essere stati sul territorio e aver catturato l’attenzione e di conseguenza il voto di quell’area che in maggioranza è sempre stata dedita al centrosinistra. Parlo di area non a caso, perché queste considerazioni valgono per il voto generale, nazionale, politico. Man mano che si stringe l’attenzione, dalle elezioni politiche alle regionali, dalle regionali alle comunali (e forse anche alle provinciali se passa la proposta di Lega e Fratelli d’Italia) il candidato presidente, sindaco o consigliere diventa sempre più importante.

 

Infatti Salvini anche alle elezioni politiche ha usato, in campagna elettorale, tutti i suoi uomini di spicco che sul territorio sono stati e sono tutt’ora punti di riferimento, riuscendo a connettere il territorio con Roma. Laddove si dimostra insomma che è fondamentale saper selezionare la classe dirigente anche sulla base della reputazione che ha a livello territoriale”. Insomma, una attenta scelta della classe dirigente e dei candidati è uno dei motivi dell’avanzata della Lega, che adesso punta al resto dei territori ancora “inesplorati”. Come Firenze e la Toscana. La candidata alle elezioni regionali del 2020 potrebbe essere la sindaca di Cascina, Susanna Ceccardi, che due giorni fa è entrata nello staff del ministro dell’Interno Salvini come consigliera per il programma di governo e le attività parlamentari.

 

Nel capoluogo toscano – dove si vota l’anno prossimo e il centrosinistra presenterà il sindaco uscente Dario Nardella – Salvini potrebbe puntare sulla professoressa Ginevra Cerrina Feroni, docente di diritto costituzionale all’Università di Firenze, pubblicamente elogiata dal capo leghista sui suoi social “Una professoressa di Diritto costituzionale smonta la narrazione (sinistra) di un’Italia diventata ‘disumana e razzista’. Leggetela!”. In Emilia Romagna la candidata potrebbe essere Lucia Borgonzoni, attuale sottosegretaria alla Cultura, o un civico. All’interno della Lega è in corso un dibattito sulla tipologia delle candidature. Ceccardi, molto ascoltata da Salvini, ricorda spesso la differenza che c’è fra Pisa, dove la Lega ha preso il 25 e Siena dove pur vincendo il Carroccio s’è fermato al 9.

 

A Pisa – modello che la Lega intende esportare in tutta la Toscana ma non solo – ha vinto un candidato leghista, Michele Conti, con un passato in An, scelto da Ceccardi, che ha anche personalmente vagliato le candidature della lista per il consiglio comunale. “A Pisa i primi 15 hanno preso sopra le 100 preferenze”, rivendica lei, spiegando perché il modello pisano funziona. A Siena è stato scelto un civico, l’avvocato Luigi De Mossi, non particolarmente avvezzo agli slogan leghisti. Ceccardi invece vorrebbe candidati disponibili a imbracciare i vessilli del Carroccio. Sui migranti per esempio. Un tema fondamentale per narrazione di Salvini che ha già portato a parecchi risultati, come dicono i numeri “Nelle quattro regioni un tempo colorate politicamente di ‘rosso’ dal 1948 al 2018”, vale a dire Umbria, Marche, Emilia Romagna e Toscana, “l’area dei partiti di centro-sinistra ha perso quasi 30 punti percentuali, passando dal 59,2 per cento dei voti del 1968 all’attuale 30,1 per cento.

 

Il predominio elettorale dei partiti di sinistra e centro-sinistra si è quindi concluso e il mercato elettorale si è aperto a nuove proposte politiche”, scrive l’Istituto Cattaneo in una sua analisi. E, come ricorda YouTrend, alle Comunali del 2018 su 16 comuni superiori ai 15 mila abitanti andati al voto, “solo 6 sono stati vinti dal Partito Democratico e dai suoi alleati, mentre 7 hanno eletto un sindaco sostenuto da Forza Italia e dalla Lega”. Numeri che per il centrodestra potrebbero aumentare nei prossimi mesi.

  • David Allegranti
  • David Allegranti, fiorentino, 1984. Al Foglio si occupa di politica. In redazione dal 2016. È diventato giornalista professionista al Corriere Fiorentino. Ha scritto per Vanity Fair e per Panorama. Ha lavorato in tv, a Gazebo (RaiTre) e La Gabbia (La7). Ha scritto cinque libri: Matteo Renzi, il rottamatore del Pd (2011, Vallecchi), The Boy (2014, Marsilio), Siena Brucia (2015, Laterza), Matteo Le Pen (2016, Fandango), Come si diventa leghisti (2019, Utet). Interista. Premio Ghinetti giovani 2012. Nel 2020 ha vinto il premio Biagio Agnes categoria Under 40. Su Twitter è @davidallegranti.