Matteo Salvini (Foto Imagoeconomica)

Immigrati per Salvini

Cristina Giudici

Nel giorno di Orbán a Milano, ecco gli immigrati di prima e seconda generazione che tifano Lega

Milano. Mentre Matteo Salvini incontrava Viktor Orbán nella “sua” Milano, in piazza c’era qualche centinaio di persone a protestare, a guida Pd, tra loro alcuni immigrati dalla pelle scura. Ma qualche elemento può aiutare a contestualizzare il rapporto della Lega con i “nuovi cittadini”, che non è soltanto un azzardo politico. Ce n’erano parecchi persino sul prato di Pontida, all’inizio dell’estate. E va compreso perché sia fra le prime generazioni sia fra le seconde di immigrati naturalizzati ci sia oggi un numero non trascurabile simpatizzanti per il ministro che vorrebbe chiudere le frontiere. A parlare con loro, si scopre che sono convinti che il leader della Lega, con la sua linea law & order, nei fatti li difenderà dai nuovi arrivati, avvertiti se come elemento di possibile disturbo, e, indirettamente, dall’ostilità crescente di un’opinione pubblica che tende a non distinguere fra migranti, rifugiati e nuovi cittadini. Si tratta di una dinamica conosciuta, e che ai ripete sempre nei flussi migratori, una sorta di self-hatred, ma ora amplificata fra coloro che hanno trovato nel nostro paese uno status e temono di essere mescolati con l’umanità dolente arrivata dopo di loro su gommoni sgonfi. Se glielo si chiede, ripetono sempre: “Noi siamo arrivati in aereo”.

 

La giovanissima assessore di origini indiane, Asha Fusi, appena entrata in una giunta leghista nel piccolo comune brianzolo di Ceriano Laghetto per guidare la Cultura. Ha 19 anni e chiede di non essere assimilata a chi ha un background migratorio, lei che è stata adottata all’età di 4 anni. Al Foglio, sui migranti, osserva: “Non ho nulla contro chi scappa dalla guerra, ma sono per la legalità”. Josef Lushi, appena diplomato in una scuola superiore di informatica di Perugia, padre albanese e madre ecuadoriana con avi britannici, è socio sostenitore e fervente ammiratore di Salvini: sogna di fare politica con la Lega perché fiero di essere italiano e sovranista. Sul sito di Radici online ha scritto: “Simpatizzo per la Lega, partito vicino al popolo e conforme alle mie idee, che mi ha accolto a braccia aperte come un loro fratello. Agli italiani manca il patriottismo”. Al Foglio spiega: “Sono sovranista e più italiano degli italiani. Mi piace Salvini per i suoi discorsi pieni di buonsenso. Non abbiamo niente da offrire ai nostri italiani, figurarsi a tutti quei disperati che arrivano dalla Libia”. Anche Andriy Rohach, figlio di una coppia ucraina, che vuole studiare Scienze Politiche con indirizzo internazionale, simpatizza per la Lega: “Prima vedevo Salvini in modo negativo, come un politico a cui piacevano solo i proclami. Ora lo vedo pragmatico, con le idee chiare. Io sono sovranista e penso che l’Italia dovrebbe avere una politica graduale con chi arriva illegalmente. I richiedenti asilo sono pochi e gli altri, in mancanza di una possibilità di integrarsi e lavorare, si dedicano per forza ad attività illegali come lo spaccio perché non trovano lavoro. Perciò credo che l’accoglienza ai clandestini non sia dovuta”. Ma è soprattutto fra le prime generazioni che si diffonde la simpatia per il vicepremier leghista. Khalid Rachdi, operaio specializzato di una fabbrica metalmeccanica della provincia bergamasca, militante leghista dal 2008. “Rappresento la comunità marocchina della provincia bergamasca e penso che non si debbano accogliere persone alle quali non si può dare lavoro”. Perché la Lega? “Semplice, come comunità abbiamo fatto il giro di tutti i partiti, ma nessuno ci ha dato garanzie e rappresentanza, eccetto la Lega.”.

 

Che fra i nuovi italiani ce ne siano tanti che simpatizzano per Salvini non è una novità. Soprattutto se arrivati con i primi flussi negli anni ’80-’90. Probabilmente ostaggi come la maggioranza degli italiani di una narrazione distorta su un’emergenza che non c’è, chi possiede una posizione consolidata nella società italiana che ha 6 milioni di stranieri, di cui circa 500 mila irregolari, ci tiene molto a distinguersi da chi scappa. Nei gruppi chiusi di alcune comunità etniche su Facebook, sono in tanti a difendere Salvini. Un fenomeno impossibile da quantificare perché nessun sondaggista ha mai studiato questi flussi elettorali, ma la tendenza era già evidente prima delle elezioni, sui social. paradossalmente, tra i nuovi italiani cresce invece la diffidenza verso una sinistra che ha fatto dell’accoglienza un cavallo di battaglia. Chi è nato o cresciuto in Italia si è integrato (o assimilato) grazie ai propri sforzi, diffida di una politica che è mai andata davvero oltre il modello emergenziale. E quando scrutano l’orizzonte politico nazionale, per ora vedono solo un senatore afroitaliano: Tony Iwobi, portato a Roma dalla Lega del Capitano Salvini.

Di più su questi argomenti: