Mauro Coltorti (foto Imagoeconomica)

Migranti a 5 stelle

David Allegranti

L’Africa spiegata a Roberto Fico: “In Eritrea e Etiopia non si vive male”, dice un senatore del M5s

Roma. Mauro Coltorti, senatore del M5s, non è uno qualunque. E’ docente universitario, geomorfologo e Luigi Di Maio lo avrebbe voluto come ministro delle Infrastrutture. Dice che il M5s sull’immigrazione si sta comportando bene, così come il governo, e che non va al rimorchio di Matteo Salvini. “Da quando siamo al governo non ci sono stati più morti in acque internazionali”, sottolinea Coltorti. “Ce ne sono stati alcuni in acque libiche fuori dell’area di controllo della marina italiana. Una ‘delusa’ del Movimento mi ha comunicato che i profughi ospitati sulla Diciotti provengono in larga parte da Eritrea ed Etiopia. Mi ha detto che in Libia ci sono dei ‘campi di concentramento’ dove sono stipate migliaia di persone e dove spesso le donne subiscono violenze di ogni tipo. Conosco l’Eritrea e l’Etiopia perché ci ho lavorato. In nessuno di questi due paesi ci sono situazioni aperte di conflitto ed anzi le condizioni di vita non sono così male. C’è lavoro per tutti anche se c’è molta povertà ma nessuno muore di fame. La motivazione reale dell’emigrazione è socio economica”, assicura Coltorti. L’Eritrea è in effetti un vero paradiso. Non c’è più la guerra, ma la gente continua a fuggire lo stesso. Chissà perché? Il rapporto 2018 di Freedom House lo inserisce tra i 12 peggiori paesi al mondo (“Worst of the worst”, insieme a Corea del nord e Arabia Saudita) quanto a diritti politici e libertà civili.

 

Ad Asmara il dittatore Isaias Afewerki è al potere dal 1993, non esiste stampa libera, visto che il governo ha chiuso tutti i media indipendenti nel 2001 e solo l’1 per cento della popolazione ha accesso a internet. Ma questi sono dettagli, obietterebbe Coltorti. E l’Etiopia? Giusto ieri Medici senza Frontiere ha comunicato che a seguito di nuove violenze intercomunitarie più di 900 mila persone sono state costrette a fuggire lungo il confine tra Gedeo e West Guji, due aree rispettivamente nelle regioni del SNNP (Southern Nations and Nationalities People’s) e dell’Oromiya, nel sud dell’Etiopia. Dettagli, no? Ma certo. “Chiunque si trovi in Africa e veda la televisione satellitare dopo aver visto la ricchezza e l’opulenza che trasudano dai nostri video spesso si chiede ‘cosa ci faccio io qui!!!’ e decide di tentare la sorte e di emigrare. Si emigra per trovare condizioni di vita migliori, attratti da una bella macchina, dal desiderio di avere una casa con tutti i confort, insomma di fare la ‘bella vita’. Non ci si rende conto che l’appagamento di questi desideri si pagherà talvolta con una vita di stenti, di lavoro duro nei campi, talora pagato pochi euro. Eppure la qualità della vita nei villaggi africani talora è buona. Certo non lo è se si calcola in denaro. Denaro ne circola poco e non ci sono i supermercati dove spenderlo!!!”.

 

Ma certo, è tutta colpa del liberismo e della mefitica società dei consumi. Che volete che sia? Vivi in una dittatura, ma potrebbe anche andare peggio. Eppoi, “le relazioni sociali ed umane sono ottime ed il tempo libero per curare le relazioni familiari e le amicizie infinitamente più lungo di quello che abbiamo noi occidentali. Dipende dunque da come valutiamo la ricchezza. Certo ognuno è libero di tentare la propria fortuna ma la domanda è: possiamo ospitarli tutti? Il cuore direbbe: ‘Perché no’! La mente risponde: ‘Ci saranno dei motivi se nessun stato al mondo lo fa’. Ed infatti una cosa sono i migranti politici, che fuggono zone di guerra ed un’altra cosa sono i migranti economici, quelli che cercano una vita migliore”. Insomma, dice Coltorti, “un singolo stato non può permettersi di ospitare decine e persino centinaia di migliaia di emigrati economici ogni anno. Ci sono decine di motivi che impediscono questa apertura. Queste cifre astronomiche vanno condivise. Come ha evidenziato il Presidente Conte l’Europa vuole la moneta comune ma per il resto non brilla certo di solidarietà… La politica di respingimento del Governo al fine di una condivisione più equa ha però fatto diminuire il numero di migranti”. Insomma, caro Roberto Fico, inutile che te la prendi con Salvini: i villaggi africani sono una pacchia, vacci pure tu.

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  • David Allegranti
  • David Allegranti, fiorentino, 1984. Al Foglio si occupa di politica. In redazione dal 2016. È diventato giornalista professionista al Corriere Fiorentino. Ha scritto per Vanity Fair e per Panorama. Ha lavorato in tv, a Gazebo (RaiTre) e La Gabbia (La7). Ha scritto cinque libri: Matteo Renzi, il rottamatore del Pd (2011, Vallecchi), The Boy (2014, Marsilio), Siena Brucia (2015, Laterza), Matteo Le Pen (2016, Fandango), Come si diventa leghisti (2019, Utet). Interista. Premio Ghinetti giovani 2012. Nel 2020 ha vinto il premio Biagio Agnes categoria Under 40. Su Twitter è @davidallegranti.