Matteo Salvini (foto LaPresse)

Così Matteo Salvini è diventato il catalizzatore della destra italiana

David Allegranti

Totaro (Fdi) “Siamo noi gli eredi della storia della destra politica italiana, ma con la Lega differenziarci oggi è difficile”

Roma. “Siamo noi gli eredi della storia della destra politica italiana, Giorgia Meloni è stata una dirigente giovanile di An, ma con Matteo Salvini in auge abbiamo difficoltà a essere riconosciuti come tali”. Achille Totaro deputato di Fratelli d’Italia, coglie lo spirito dei tempi della destra italiana, costretta a essere scambiata per una costola del salvinismo alle prese con il dopo sbornia del raduno leghista di Pontida, tutto blu in omaggio alla svolta sovranista. D’altronde, dice Totaro al Foglio, “prima gli italiani lo dicevamo noi già venti o trent’anni fa. Adesso se qualcuno mi chiede di che parte sono e rispondo ‘sono di destra’ pensa che io sia con Salvini. E invece no, devo specificare che sono un parlamentare eletto con Fratelli d’Italia”. C’è poco da dire, “Salvini è diventato il catalizzatore della destra in Italia”. Non è solo questione di parole d’ordine ma anche di personale politico. Negli ultimi anni, Salvini ha attratto ex An di ogni corrente e grado. Qualcuno ha aspettato che si sciogliesse il vecchio partito, come Jacopo Alberti, consigliere regionale leghista in Toscana, che transitò da An alla Lega già nel 2008. Altri sono diventati salviniani più recentemente, grazie anche alla trasformazione della Lega nord in Lega senza nord, nel tentativo di arrivare anche nel Mezzogiorno. Molti eletti nel sud con Salvini provengono dalla destra italiana. In Campania, per dire, il Carroccio ha eletto 3 parlamentari: Pina Castiello, Gianluca Cantalamessa, Claudio Barbaro. La prima, sottosegretaria con delega al Sud, ha militato nel Movimento sociale e in An, poi è stata nel Pdl, nel 2016 è passata a Noi con Salvini; il secondo è un ex missino, passato poi nel Pdl e convertito alla Lega; il terzo è un ex missino, ex finiano che nel 2017 ha aderito al Movimento nazionale per la sovranità di Gianni Alemanno e Francesco Storace e che è stato eletto in virtù dell’accordo elettorale con la Lega. In Sicilia è stata eletta Giulia Bongiorno, ex An, Pdl e Futuro e libertà. Si è candidata a gennaio con la Lega ed è diventata ministra del governo gialloverde a inizio giugno.

 

Domenica scorsa era sul palco di Pontida in quota Palermo. Così come a Pontida c’era Nello Musumeci, storico dirigente del Msi, oggi presidente della Regione Sicilia. Salvini ha anche attratto personale e voti che facevano capo al compianto Altero Matteoli, storico dirigente della destra italiana passato anche da Forza Italia. Soprattutto, ha riportato l’elettorato a casa dopo che aveva smesso di andare a votare. Secondo Totaro, se si guardano i numeri delle ultime amministrative, per esempio in Toscana, si capisce quanto Salvini sia stato abile nel diventare il “catalizzatore” della destra italiana. “Prendiamo Siena”, dice Totaro. “Nel 2008 il vecchio centrodestra aveva a disposizione 14 mila voti. L’area di centrosinistra, tutta compresa, viaggiava sui 24-25 mila voti. Questa volta abbiamo vinto con 12 mila voti”. Una resa altissima insomma. “E’ il segno che Salvini è riuscito a reincentivare tutti gli elettori, compresi quelli di destra che non votavano. Per questo per noi è difficile differenziarci oggi. Questo dunque significa che il centrodestra non prende più voti, ma sono gli altri che non vanno a votare”.

 

A Firenze, dice Totaro, potrebbe accadere lo stesso l’anno prossimo. “Al ballottaggio contro Matteo Renzi nel 2009 prendemmo il 40 per cento. Settantamila voti. La partecipazione era al 67 per cento. Adesso con 60-70 mila voti, tenuto conto del calo di partecipazione, rischiamo di vincere. Magari per pochi voti. Ma prima non c’era partita. Oggi invece se c’è un candidato credibile che piace al mondo centrista è possibile. Specie se la sinistra continua a squagliarsi”. Oggi peraltro “a sinistra non c’è più un blocco anti qualcuno. Prima votavano contro il fascismo, poi contro Berlusconi. Oggi invece non gliene importa di votare contro Salvini. Sono i ceti popolari che si ritrovano a vivere in aree vicine agli immigrati. Non è che votano per il centrodestra, stanno direttamente a casa”.

  • David Allegranti
  • David Allegranti, fiorentino, 1984. Al Foglio si occupa di politica. In redazione dal 2016. È diventato giornalista professionista al Corriere Fiorentino. Ha scritto per Vanity Fair e per Panorama. Ha lavorato in tv, a Gazebo (RaiTre) e La Gabbia (La7). Ha scritto cinque libri: Matteo Renzi, il rottamatore del Pd (2011, Vallecchi), The Boy (2014, Marsilio), Siena Brucia (2015, Laterza), Matteo Le Pen (2016, Fandango), Come si diventa leghisti (2019, Utet). Interista. Premio Ghinetti giovani 2012. Nel 2020 ha vinto il premio Biagio Agnes categoria Under 40. Su Twitter è @davidallegranti.