Luigi Di Maio (foto LaPresse)

Perché la proposta di Di Maio a Salvini su un voto a giugno non è realizzabile

Redazione

Il leader del M5s dice di volere tornare alle urne, ma la Costituzione prevede tempi più lunghi. Lega e Forza Italia invece chiedono l'incarico a Mattarella dopo le vittorie in Molise e Friuli Venezia Giulia 

La vittoria del centrodestra in Friuli Venezia Giulia e le dichiarazioni rilasciate da Matteo Renzi ieri in televisione, che hanno chiuso al dialogo tra Pde M5s, cambiano di nuovo gli scenari delle consultazioni. "A questo punto per me non c'è altra soluzione: bisogna tornare al voto il prima possibile. Poi ovviamente deciderà il presidente Mattarella", ha detto stamattina il leader del M5s, Luigi Di Maio, in un videomessaggio.

 

Ma nelle stesse ore, dopo l'ufficialità della vittoria alle Regionali in Friuli Venezia Giulia, Matteo Salvini ha invece ribadito che l'idea di ricevere un incarico dal Quirinale resta la priorità del leader della Lega: "Dopo i molisani, anche donne e uomini del Friuli Venezia Giulia ringraziano il Pd per l’egregio lavoro svolto, e salutano Di Maio & Compagni", ha scritto Salvini su Twitter. Sulla stessa linea anche Silvio Berlusconi: "Il centrodestra unito si conferma vincente e accresce ancora i suoi consensi. Questo conferma una volta in più che siamo non soltanto la prima coalizione del paese, ma anche quella più in sintonia con gli umori e le esigenze degli elettori. Sul piano politico complessivo questa è una ragione in più per affidare al centrodestra la guida del governo nazionale".

 

 

Secondo Di Maio l'unica soluzione sarebbe il ritorno alle urne con un voto a giugno. L'ipotesi è però difficile da realizzare: la Costituzione impone che tra lo scioglimento delle Camere e le elezioni trascorrano almeno 45 giorni e la prassi ha richiesto mediamente 60 giorni di tempo per tornare alle urne. Sempre secondo le dichiarazioni del leader del M5s, gli italiani sarebbero chiamati a una specie di ballottaggio per scegliere tra il movimento e la Lega. "Tutti parlano di inserire un ballottaggio nella legge elettorale. Ma il ballottaggio sono le prossime elezioni, quindi io oggi dico a Salvini: 'Andiamo insieme a chiedere di andare a votare e facciamo finalmente questo secondo turno a giugno'. Visto che i partiti hanno paura del cambiamento, – ha aggiunto Di Maio – allora facciamo scegliere ai cittadini tra rivoluzione e restaurazione".

 

 

Nel videomessaggio di oggi, il leader del M5s ha anche attaccato il Pd e la chiusura di Renzi a qualunque ipotesi di compromesso prima ancora che il congresso del partito si riunisse per decidere su un'intesa coi grillini. "E' vergognosa la maniera in cui i partiti stanno pensando ognuno al proprio orticello, ai propri interessi di parte: non sono venuti neanche al tavolo a confrontarsi sui temi, hanno pensato solo alle loro poltrone". "Invece di chiedere umilmente scusa", ha detto Di Maio su Renzi. "ha attaccato me e il Movimento chiudendo a qualsiasi ipotesi di contratto. Un contratto di governo con il Pd era l'ultima cosa che avremmo voluto fare ma questa legge elettorale scritta da loro ci imponeva una soluzione e avevamo deciso di seguire un metodo, prendendo le cose buone contenute nei programmi elettorali. Io volevo vincolare il Pd al programma raccontato agli elettori facendogli firmare un bel contratto davanti a tutti gli italiani, su punti che, se si realizzassero renderebbero l'Italia completamente diversa".

 

La Lega invece "ha preferito gli interessi di un condannato incandidabile a quelli degli italiani. Gli ho parlato (a Salvini, ndr) in modo sincero e a cuore aperto per fare partire un governo. Niente, ha scelto Berlusconi. E' una cosa per me incomprensibile mantenere una coalizione divisa su tutto piuttosto che fare qualcosa di buono per l'Italia".