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Perché il Pd con il M5s sì e il Pd con il centrodestra no?

Claudio Cerasa

Sarebbe una maggioranza mostruosa ma, se si guarda all’affidabilità, non più mostruosa di quella di dem e grillini. Il contratto alla tedesca pone un problema

Lo scorso 7 febbraio, al termine di una lunga e interminabile serie di consultazioni, la cancelliera uscente della Germania, sua maestà Angela Merkel, riuscì a mettersi attorno a un tavolo e a siglare insieme con la Csu di Horst Seehofer e la Spd di Martin Schulz un patto di coalizione. In tedesco: “Koalitionsvertrag”. Il patto di coalizione alla tedesca è stato citato spesso in Italia nelle ultime settimane – anche se il più delle volte a sproposito, considerando che in Germania le consultazioni sono state lunghe ma sono state incentrate sui temi, mentre in Italia le consultazioni sembrano interminabili pur non essendo state così lunghe perché al posto dei temi si è parlato solo dei veti, cioè del nulla – ed è stato il frutto di dieci settimane di colloqui e venti ore di negoziazioni. Alla fine, con centosettantasette pagine di programma, Cdu, Csu e Spd sono riuscite a trovare un accordo e sono riuscite a far partire il quarto governo guidato da Angela Merkel. La differenza però tra il metodo di lavoro della Germania e quello dell’Italia non sta solo nella qualità del dialogo avvenuto dopo la campagna elettorale tra i partiti con più propensione al governo. Sta, prima di tutto, in un dettaglio chiave sia del prima sia del dopo elezioni: sia l’Spd di Schulz sia la coalizione di centrodestra guidata da Angela Merkel non hanno mai preso in considerazione l’idea di potersi alleare con un partito nemico della democrazia rappresentativa.

 

Ovverosia: l’Afd di Alice Weidel e Alexander Gauland. La somma dei seggi raccolti dalla coalizione di centrodestra e dall’Afd (246 più 94) non sarebbe stata sufficiente per far nascere una maggioranza ma i valori (scusate la parola) messi in campo durante la campagna elettorale dai partiti del centrodestra e da quelli del centrosinistra avrebbero reso incompatibile un’alleanza tra Afd e Cdu/Csu anche qualora l’Afd fosse andata così bene come in Italia è andato il Movimento 5 stelle. Quel forno, in altre parole, non si sarebbe mai aperto, e mai lo avrebbe aperto neppure l’Spd di Schulz.

 

Il ragionamento, implicito ma evidente, è chiaro: non basta prendere molti voti alle elezioni per rendere presentabile un partito impresentabile.

 

Se la proiettiamo nel contesto italiano, la storia del modello tedesco, del suo contratto, della sua Koalitionsvertrag, non dovrebbe farci riflettere solo sulla qualità del dibattito tra le forze politiche in questa complicata fase delle consultazioni. Ma dovrebbe farci riflettere anche su due questioni direttamente collegate.

 

Sarebbe importante che il presidente della Repubblica si adoperasse per far cadere il veto di Salvini sul Pd e provasse
a chiedere a uno come Giancarlo Giorgetti di capire se un contratto simile a quello firmato in Germania da Cdu/Csu/Spd
sia possibile o no anche in Italia. Salvini e Di Maio sono ugualmente inaffidabili. Ma quanto all’affidabilità, tra Lega e Movimento 5 stelle una differenza c’è

La prima è questa ed è l’oggetto del monografico di questa settimana: ma un partito impresentabile, nemico giurato della democrazia rappresentativa oltre che dello stato di diritto, mica bruscolini, può diventare presentabile solo perché ha preso molti voti? Detto in altre parole: ma se un partito anti sistema nemico della democrazia rappresentativa, e di molto altro, fosse andato molto bene, il centrodestra tedesco e il centrosinistra tedesco si sarebbero comportati in modo diverso rispetto a come si sono comportati il 7 febbraio? Se proiettiamo il ragionamento sul nostro paese, le conseguenze di queste valutazioni non possono che essere chiare e lineari. Abbiamo detto e ripetuto che il governo tra centrodestra e Movimento 5 stelle, visto il risultato delle elezioni, era purtroppo un governo naturale, perché il primo partito italiano e la prima coalizione italiana non potevano non cercare di formare una maggioranza per far nascere un esecutivo – e non è ancora detto che la partita sia finita. Abbiamo detto e ripetuto che dal nostro punto di vista l’alternativa migliore al fallimento delle trattative tra i grillozzi e il centrodestra sarebbe il ritorno alle elezioni – se proprio è necessario fare un governo naturale, straordinario, meglio farlo dopo aver ridato la parola agli elettori, non dopo aver ingannato gli elettori con un qualche poco utile governo di emergenza, che sarebbe buffo da fare in un paese in cui l’unica emergenza vera è la presenza egemone dei populisti incapaci. Ma una volta che si è scelto, e in molti lo hanno fatto, di entrare nell’ottica che in caso di fallimento del governo tra centrodestra e Movimento 5 stelle sia doveroso, giusto e necessario studiare le alternative per non tornare a votare, una volta accettato che anche il partito uscito sconfitto dal 4 marzo debba tentare di tornare in campo, non si capisce perché sia giusto prendere in considerazione solo due dei governi non naturali possibili. In altre parole: perché sul tavolo del Quirinale come alternativa al governo centrodestra-M5s è presente solo l’opzione del governo tra Pd e Movimento 5 stelle? Detto ancora meglio: perché non viene neppure considerata come una possibilità l’idea di verificare se ci sia lo spazio per fare quello che è stato fatto in Germania e valutare se sia possibile o no trovare un punto di contatto tra la Cdu italiana (Forza Italia), la Csu italiana (la Lega) e l’Spd italiana (il Pd?). Se l’obiezione è che non si possono lasciare i Cinque stelle fuori dalla maggioranza di governo, l’obiezione è debole e la risposta viene da sé: per quale motivo è possibile lasciare fuori dal governo la coalizione che ha vinto le elezioni con il 37 per cento e non è possibile lasciare fuori dal governo il partito che è arrivato secondo alle elezioni, dietro il centrodestra, con il 32 per cento? Se l’obiezione è non si possono fare governi non naturali, non si possono fare mostri, anche qui l’obiezione si smonta facilmente: è più mostruoso allearsi con un partito formato da 222 parlamentari che odiano la legge Fornero, che odiano il Jobs Act, che sono scettici sui vaccini, che sono scettici sull’Europa, che sono scettici sull’Euro o è più mostruoso allearsi con una coalizione formata da 125 parlamentari che odiano la legge Fornero, che odiano il Jobs Act, che sono scettici sui vaccini, che sono scettici sull’Europa, che sono scettici sull’Euro e da 105 che non odiano la legge Fornero, che non odiano il Jobs Act, che non sono scettici sui vaccini, che non sono scettici sull’Europa, che non sono scettici sull’Euro?

 

Un’alleanza tra un centrodestra a trazione leghista e il Partito democratico sarebbe un’alleanza mostruosa, non naturale, da evitare. Ma se le alleanze mostruose, vedi quella del M5s con il Pd, sono diventate alleanze non impossibili prima di arrivare a un mostro ancora più grande, il governo del presidente, che sarebbe un governo di fatto guidato solo dai due partiti perdenti, ovvero Forza Italia e Pd, sarebbe importante che il presidente della Repubblica si adoperasse per far cadere il veto di Salvini sul Pd e provasse a chiedere a uno come Giancarlo Giorgetti di capire se un contratto simile a quello firmato in Germania da Cdu/Csu/Spd sia possibile o no anche in Italia. Un contratto di cui parlano tutti ma che in pochi hanno letto. Noi lo abbiamo fatto e suona così. “L’Unione europea è e deve continuare a essere un progetto di pace e di successo unico nel suo genere. Essa combina integrazione economica e prosperità con libertà, democrazia e giustizia sociale. Il cuore di questa visione europea è che l’Ue utilizza il suo potere politico ed economico comune per costruire pace all’esterno e sicurezza e prosperità al suo interno… Per il nostro paese, un’Europa forte e unita è la migliore garanzia per un buon futuro in pace, libertà e prosperità. Per quanto unica sia la storia di successo dell’integrazione europea, va da sé che i suoi progressi non sono affatto ovvi… Vogliamo difendere i principi fondamentali di libertà e democrazia sanciti dai Trattati europei contro qualsiasi attacco da parte di partiti e movimenti politici… Solo se resterà unita, l’Ue potrà affermarsi in questo mondo e sostenere i suoi interessi. Solo insieme potremo difendere i nostri valori e il nostro modello sociale di solidarietà, legato all’economia sociale di mercato. Un’Europa dei cittadini forte, democratica, competitiva e sociale deve essere la nostra risposta alle sfide del nostro tempo. Ecco perché l’Unione ha bisogno di un rinnovamento e di un nuovo inizio: vogliamo un’Europa della democrazia e della solidarietà. Vogliamo approfondire la coesione europea sulla base dei valori democratici e costituzionali a tutti i livelli e rafforzare il principio della solidarietà reciproca… Vogliamo un’Europa della democrazia con un Parlamento rafforzato e un parlamentarismo vivace a livello nazionale, regionale e locale. I valori e i princìpi democratici e costituzionali su cui si fonda la coesione europea devono essere applicati nell’Unione in modo ancora più rigoroso di prima… Vogliamo rafforzare la competitività dell’Unione europea e la sua capacità di crescita nel contesto della globalizzazione, per garantire e creare posti di lavoro orientati verso il futuro dell’Ue: questa è la base della nostra prossima prosperità”.

 

Se proprio fosse impossibile fare le elezioni, caro presidente Mattarella, forse un giro di contratto alla tedesca non sarebbe una scelta così sbagliata. Sarebbe una maggioranza mostruosa. Non più mostruosa però di quella tra Pd e Movimento 5 stelle. Salvini e Di Maio sono ugualmente inaffidabili. Ma quanto all’affidabilità, tra Lega e Movimento 5 stelle una differenza c’è. O no?

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  • Claudio Cerasa Direttore
  • Nasce a Palermo nel 1982, vive a Roma da parecchio tempo, lavora al Foglio dal 2005 e da gennaio 2015 è direttore. Ha scritto qualche libro (“Le catene della destra” e “Le catene della sinistra”, con Rizzoli, “Io non posso tacere”, con Einaudi, “Tra l’asino e il cane. Conversazione sull’Italia”, con Rizzoli, “La Presa di Roma”, con Rizzoli, e "Ho visto l'uomo nero", con Castelvecchi), è su Twitter. E’ interista, ma soprattutto palermitano. Va pazzo per i Green Day, gli Strokes, i Killers, i tortini al cioccolato e le ostriche ghiacciate. Due figli.