Andrea Cecconi (foto LaPresse)

La caccia del M5s ai voti degli “ex”. Parla Andrea Cecconi

Valerio Valentini

Giulia Grillo controlla i cinque esclusi finiti al Misto, che però fiutano l’aria e alzano il prezzo. Il deputato: “Nessun ricatto”

Roma. Esclusi, ma non troppo. Relegati lì, nel limbo del Gruppo Misto, i grillini sospesi dopo la bufera sui rimborsi gonfiati continuano a stare con un piede dentro e uno fuori dal Movimento 5 stelle. E però, mentre attendono di conoscere quale sarà il loro destino, non rinunciano a fare politica. Ufficialmente, la posizione è chiara e condivida: “Continuiamo a sostenere le posizioni del Movimento”. E in realtà, a rifiutare di considerare i fuoriusciti come un corpo estraneo, non sono soltanto i diretti interessati. Gli stessi vertici pentastellati, infatti, monitorano, cercano di restare aggiornati sulle evoluzioni che agitano il Misto. E nei passaggi più delicati, non rinunciano a dare qualche direttiva.

 

E’ accaduto anche nei giorni scorsi a Montecitorio, dove la capogruppo Giulia Grillo si è tenuta in costante contatto telefonico con Andrea Cecconi, il deputato “duro e puro” che nel suo collegio di Pesaro, il 4 marzo, ha sconfitto Marco Minniti. Era però già sospeso dal M5s per via di quei 21.000 euro non restituiti: aveva promesso di rinunciare al seggio in Parlamento, e invece è proprio lui a tessere la trama come portavoce degli esclusi nel Misto. Dice al Foglio: “Sì, confermo che con Giulia ci sentiamo di frequente, com’è normale che sia”. Normale, certo. Specie quando si tratta di prendere decisioni importanti. Lunedì scorso, la Grillo ha telefonato a Cecconi per sondare le intenzioni dei cinque (ex) grillini sull’imminente votazione per eleggere il segretario del Misto nell’Ufficio di presidenza. “Telefonata del tutto innocua”, s’affretta a precisare Cecconi. Che chiarisce: “Ci sta che un capogruppo voglia capire cosa hanno in mente le altre formazioni, no?”.

 

La voce che è circolata in Transatlantico, però, era un’altra. E cioè che qualcuno, nel gruppo ristretto che circonda Di Maio, aveva suggerito di puntare su Salvatore Caiata, il patron del Pomezia Calcio candidato coi Cinquestelle e poi sospeso in quanto indagato per riciclaggio, e naufragato nel Misto pure lui. Obiettivo? Avere un uomo in più su cui contare nell’Ufficio di presidenza di Montecitorio, dove i grillini dispongono già di una pattuglia di sette persone. Dallo staff di Di Maio in verità nicchiano, dicono anzi che il nome di Caiata era circolato proprio tra alcuni rappresentanti del Misto. Fatto sta, comunque, che l’interessamento dei vertici c’è stato. Spiega Cecconi: “In verità, l’ipotesi di Caiata è sempre stata poco percorribile. Da parte nostra ritenevamo opportuno evitare di dare una coloritura politica ai rappresentanti più alti del Misto. Ed è per questo – prosegue il deputato marchigiano – che avevamo pensato a un esponente dell’Svp, come portavoce delle minoranze linguistiche, o uno della circoscrizione estera”.

 

Alla fine, comunque, il disegno è saltato. E il posto di segretario, nell’Ufficio di presidenza, se l’è aggiudicato Alessandro Colucci, eletto con Noi per l’Italia in quota Maurizio Lupi. “E’ andata così – spiega Cecconi – e non è dipeso da noi fuoriusciti del Movimento, che siamo appena in cinque”. Pochi, apparentemente, ma non così ininfluenti in una fase in cui i numeri si pesano col bilancino, in vista di eventuali maggioranze parlamentari. E infatti comincia a circolare una tesi: e cioè che gli ex, fiutando l’aria, abbiano capito che quei loro cinque voti possono essere assai appetibili, per Luigi Di Maio. E se fino a qualche settimana fa avrebbero accettato immediatamente la proposta di riammissione, ora cominciano a fare i preziosi, a dirsi non più così impazienti di essere reintegrati. Non sono passate inosservate le dichiarazioni di Caiata stesso, un paio di giorni fa, interrogato sul possibile appoggio a un governo di larghe intese: “A priori, non diciamo né sì e no a nessuna ipotesi. Vediamo cosa ci viene proposto”. “Vogliono alzare il prezzo”, si lascia scappare un deputato grillino, al riguardo. Ma Cecconi nega: “Non usiamo questi ricatti”. Semmai, una riabilitazione. “Ecco, questo forse sì. Ma io, personalmente, di guerre sante non ne faccio”. 

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