Sergio Mattarella (foto LaPresse)

Mattarella ricomincia da quattro. La prossima settimana

Paolo Emilio Russo

Il presidente della Repubblica chiude il primo giro di consultazioni. Prossima settimana tornerà a parlare con Pd, Lega, M5s e Forza Italia “per verificare se sia maturata la possibilità di formare un governo che oggi non è emersa” 

Eccola la “decantazione”, l’elemento-tempo che diventa parte integrante della strategia di Sergio Mattarella per arrivare alla costituzione di un nuovo governo. Con la salita al Colle di Luigi Di Maio, infatti, il Capo dello Stato ha chiuso il primo “giro” di incontri. Dopo che l’aspirante premier dei Cinquestelle accompagnato dai capigruppo Danilo Toninelli e Giulia Grillo ha rivendicato il diritto a provarci e suggerito come soluzione quello di “un patto alla tedesca” tra tutti i partiti, pur senza “riconoscere il centrodestra come soggetto unitario”, l’ex presidente della Corte costituzionale si è offerto ai microfoni per una breve dichiarazione. “Nessun partito e nessuno schieramento dispone da solo dei voti necessari per formare un governo quindi, secondo le regole della nostra democrazia, è fondamentale che vi siano intese tra più parti per formare una coalizione che possa avere una maggioranza in Parlamento”, ha spiegato.

 

 

Il Quirinale, dunque, ha ufficialmente certificato a un mese dalle elezioni Politiche che i partiti saranno chiamati a stringere delle intese, smentendo, con quella sua uscita che non era dovuta, i “gufi” che parlavano di un prossimo e inevitabile ritorno alle urne. “Farò trascorrere qualche giorno di riflessione anche sulla base della esigenza di maggior tempo che mi è stata prospettata da molte parti politiche”, ha aggiunto. Chi ha chiesto tempo, allora, e perché? “Sarà utile anche a me per analizzare e riflettere su ogni aspetto delle considerazioni fatte dai partiti e sarà utile a loro per valutare responsabilmente la situazione, le convergenze programmatiche, le possibili soluzioni per dare vita a un governo”, ha spiegato davanti alle telecamere.

 

Al prossimo giro, con lo stesso calendario visto ieri e oggi, il Capo dello Stato conta di arrivarci con qualche proposta scritta attorno alla quale ricercare il consenso. “Le consultazioni”, spiega difatti il presidente, “come è noto hanno lo scopo in base agli articoli 91-94 della nostra Costituzione di far emergere una composizione di un governo che abbia il sostegno della maggioranza del Parlamento e le elezioni che abbiamo celebrato hanno visto un ampio aumento di consensi per due partiti, uno dei quali è alleato con altri ma a nessuna forza politica è stata assegnata la maggioranza dei seggi in Parlamento né alla Camera né al Senato”.

 

Luigi Di Maio al Quirinale con i capigruppo del M5s Danilo Toninelli e Giulia Grillo   

Lega e M5s per il Colle uguali sono, ma uno ha il vantaggio di essere parte integrante - se non trainante - di una coalizione. “Nel corso della prossima settimana”, annuncia, “avvierò un nuovo ciclo di consultazioni per verificare se sia maturata la possibilità di formare un governo che oggi non è emersa”. Il Capo dello Stato aveva ascoltato Di Maio e gli altri in silenzio e aveva però segnalato come sia - generalmente - più saggio non porre veti. Ecco perché il leader dei Cinquestelle ha voluto smentire di avere tentato di “spaccare il Pd”, di ispirare “una scissione interna”, ma dice di rivolgersi “al Pd nella sua interezza”. Stessa solfa per il centrodestra, dove, però, pur negando, Di Maio continua a tentare di incunearsi, stressando Silvio Berlusconi. “Noi non vogliamo spaccare la coalizione del centro-destra, ma semmai non riconosciamo una coalizione di centrodestra, non solo perché si sono presentate con tre candidati premier diversi e tre programmi diversi, ma non sono venuti nemmeno qui insieme. Per questo noi ci rivolgiamo a una delle forze del centrodestra”, ha sottolineato il capo politico pentastellato. L’asse tra Carroccio e forzisti ha tenuto, anche se a Palazzo Grazioli, dove il Cavaliere è tornato dopo la visita al Colle, si è cominciato a ragionare sul fatto che gli azzurri non si sentono in alcun modo “obbligati” a sostenere un governo dove hanno un ruolo preminente personalità politiche che provano ad “umiliare gli elettori di Forza Italia, che sono quasi cinque milioni”.

 

Se al centro del giro di consultazioni delle prossime settimane ci saranno i contenuti e i pentastellati sognano di liberarsi dei partiti-stabilizzatori come Fi e Pd, Di Maio non poteva esimersi dal tranquillizzare istituzioni e organismi internazionali: “Con noi al Governo l’Italia resterà alleata dell'Occidente, nell’Unione europea unione e monetaria”. Se ne riparla settimana prossima. Ora di allora il Parlamento sarà nelle condizioni di lavorare con le due Commissioni Speciali costituite e il governo in carica per il disbrigo degli affari correnti non ha mai smesso di farlo, tanto che domani si riunirà il consiglio dei ministri. Se non dovesse sbloccarsi la situazione nemmeno al prossimo giro, ce ne sarà un’altro. L’anziano costituzionalista sa di avere il fiato più lungo dei due giovani runner leghista e pentastellato e si è preparato prima e meglio ad uno stallo prolungato mentre gli altri sembrano avere già esaurito gli argomenti.