LaPresse / Roberto Monaldo

Radicali in analisi

Marianna Rizzini

Scontro Magi-Cappato sulla “natura del movimento” (partito elettorale o no?). Attesa per Bonino

Roma. In dissolvenza, ieri, all’Hotel Ergife, c’era ancora la convention radicale europeista conclusasi il giorno prima – ospiti Carlo Calenda, Roberto Saviano, Enrico Letta e Romano Prodi in ologramma (videomessaggio). Ma in primo piano compariva già il XVI congresso di Radicali italiani, iniziato la sera prima. E certo la convention europeista non a caso precedeva il congresso. Solo che l’Europa smetteva d’un tratto, per qualche ora, di essere la notizia. Andava in scena infatti quello che, in modo forse grossier, ma aderente al vero, un radicale storico sintetizzava con il titolo di “scontro Magi-Cappato sulla natura del movimento radicale”, e cioè scontro tra il segretario uscente di Radicali Italiani e il tesoriere dell’Associazione Coscioni, i due quarantenni finora percepiti come coloro che i radicali ortodossi di Maurizio Turco e Rita Bernardini avevano accusato di errore fatale: aver presentato liste Radicali alle amministrative di Roma e Milano nel 2016. E però la sera del 29 ottobre Magi, dopo aver risposto “non vogliamo essere una lista civetta” alla profferta “venite con il Pd” del dem Sandro Gozi, pronunciava le seguenti parole: “E’ un delitto sognare un movimento di radicali che si misuri con il consenso e quindi anche con le elezioni?”. Seguiva annuncio: “Voglio proporre una modifica dello statuto che abolisca il divieto per Radicali italiani di presentarsi in quanto tali e con il proprio simbolo alle competizioni elettorali”.

  

Nel momento in cui il congresso di Rebibbia del Partito radicale transnazionale dello scorso anno, diceva Magi, “sospendeva gli organi statutari, ha di fatto sospeso, oltre alle proprie stesse regole, anche la galassia radicale così come si era costituita negli anni… e nel momento in cui la Lista Pannella non è più il soggetto gestore e garante della fase elettorale, Radicali italiani è chiamato a una prova di maturità…”. Interpellato, Magi ieri parlava di “priorità europeista” su cui provare a costruire una proposta elettorale con chi ci sta”. Con i Verdi? Con i Socialisti? Con l’ancora liquida altra galassia facente capo a Giuliano Pisapia? E già qualcuno, nel pubblico, aveva notato che “gli altri”, Cappato in testa, avrebbero visto meglio “una lista federalista europea, tipo Forza Europa di Benedetto della Vedova”. Ma con l’intervento di Cappato, ieri, diventava chiaro che il punto dirimente era proprio la natura del movimento radicale, in particolare rispetto al tema “presentarsi in quanto tali” alle elezioni con il nome di Radicali o guardare “a un partito europeo” e usare le elezioni per mettere in piedi una lista di scopo. Cappato annunciava la presentazione di “una mozione generale alternativa” con l’obiettivo di ostacolare la proposta di modifica statutaria. Parlava direttamente e per nome a “Riccardo”: “Il fatto che Radicali italiani non si sia presentato in quanto tale a elezioni” non è un autodivieto proibizionistico, ma “è frutto di analisi politica… ora arriviamo a questo congresso con un patrimonio enorme, anche grazie ai risultati di iniziative popolari sull’immigrazione, su Atac, sull’Europa, ma dobbiamo decidere che cosa farcene”. E si capiva che il punto d’arrivo non era quello di Magi: “Bisogna decidere se utilizzare o meno questo patrimonio per andare in direzione di uno scenario che preveda l’attivazione di strumenti di cittadinanza europea” oppure “verso il Partito nazionale dei Radicali, partito elettorale e proporzionalista che beneficia del finanziamento pubblico… noi abbiamo sempre rifiutato il collegamento automatico tra potere e consenso”. Gli astanti in parte applaudivano in parte no – ammutoliva, riferiscono alcuni dei presenti, “la prima fila di radicali storici del genere Cicciomessere e Spadaccia”. Magi, interpellato sulla mozione alternativa di Cappato, ribadiva il concetto del voler fare “una lista aperta con chi ci sta… altra questione è quella della modifica statutaria”. Restano altri due giorni di congresso, e un interrogativo: come uscirà dall’empasse Emma Bonino, che deve parlare oggi?

  • Marianna Rizzini
  • Marianna Rizzini è nata e cresciuta a Roma, tra il liceo Visconti e l'Università La Sapienza, assorbendo forse i tic di entrambi gli ambienti, ma più del Visconti che della Sapienza. Per fortuna l'hanno spedita per tempo a Milano, anche se poi è tornata indietro. Lavora al Foglio dai primi anni del Millennio e scrive per lo più ritratti di personaggi politici o articoli su sinistre sinistrate, Cinque Stelle e populisti del web, ma può capitare la paginata che non ti aspetti (strani individui, perfetti sconosciuti, storie improbabili, robot, film, cartoni animati). E' nata in una famiglia pazza, ma con il senno di poi neanche tanto. Vive a Trastevere, è mamma di Tea, esce volentieri, non è un asso dei fornelli.