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Ecco chi sono i deputati che potrebbero far saltare il Rosatellum

Valerio Valentini

La legge elettorale ottiene anche le terza fiducia. Stasera il voto finale a scrutinio segreto. L’incognita sono i parlamentari di Veneto, Lombardia e Sicilia

Ora che anche il terzo voto di fiducia – quello che riguardava la definizione dei collegi – è andato, sull'approvazione finale del Rosatellum alla Camera resta solo l'incognita del voto segreto, previsto per stasera. Pura formalità, sembrerebbe, vista l'ampiezza della coalizione trasversale che ha fin qui sostenuto la riforma a tappe forzate della legge elettorale. E invece no, formalità non lo è mai, un voto segreto. Neppure quando, per mettere a rischio il governo, servirebbero grosso modo un centinaio di franchi tiratori. “Per impallinare Prodi, cinque anni fa, ne servivano di più, e ci furono”, scherzano amaramente i deputati del pd in Transatlantico, mentre parlottano tra loro e rifanno i conti. Gli esperti del pallottoliere sono già al lavoro, ed è a loro che i colleghi si rivolgono per sapere se all'appuntamento di stasera si può arrivare in scioltezza. “In scioltezza direi proprio di no, e in tranquillità nemmeno”, precisa al Foglio una deputata renziana. “Le ore che seguono saranno per cuori forti, come al solito”.

 

Il problema, una volta tanto, non sono le divisioni fra correnti. Da quel punto di vista, il lavoro di dialogo e di mediazione degli scorsi giorni ha dato i suoi frutti, e sia le truppe di Michele Emiliano sia quelle di Andrea Orlando sono rientrate definitivamente nei ranghi. “Anche in commissione il lavoro è stato condiviso, in fondo, e le dichiarazioni del ministro della Giustizia di queste ore hanno fugato qualsiasi dubbio in materia”, sancisce Ugo Sposetti, senatore vicino al guardasigilli. Il problema stavolta è un altro, ed è quello che puntualmente si ripresenta quando si ripropongono i circoli uninominali. La fonte del Foglio lo spiega in modo chiaro: “I malumori provengono dai parlamentari di Veneto e Lombardia, e anche da quelli siciliani. Che sanno di essere svantaggiati in una competizione che prevede la sfida nei collegi, perché nei loro territori si ritroveranno ad affrontare i candidati di forze molto radicate localmente, con un seguito molto maggiore rispetto alla media nazionale”. Il riferimento, ovviamente, è alla Lega nel lombardo-veneto e al centrodestra, anche di matrice alfaniana, in Sicilia. E da questo punto di vista, l'opera di convincimento è molto più delicata di quanto non lo sia in altri casi. Perché non basta trovare l'equilibrio tra le correnti con compromessi in cui alla fine ognuno è convinto di poterci guadagnare qualcosa; qui la trattativa riguarda angosce e destini personali, e dunque è naturale che sia più complicata.

    

La moral suasion interna comunque prosegue frenetica. “Stiamo spiegando a questi nostri colleghi riluttanti che la geografia politica del paese è cambiata, tutto è molto più fluido dopo l'avvento del Movimento 5 stelle, il voto d'appartenenza assai meno strutturato. E insomma, che tutti se la possono giocare dovunque”. Non molto convincente, come discorso. “E infatti quello più convincente è un altro”, prosegue la deputata renziana che racconta le discussioni frenetiche in corso. “Quello più convincente ha a che fare con la legge elettorale attualmente in vigore: l'Italicum rivisto dalla Consulta prevede un sistema di preferenze assai perverso, e non è detto affatto che per quei parlamentari che si candidano in zone a rischio la partita sarebbe più facile. Anzi”. Il traguardo, insomma, è vicino ma non ancora scontato. “Non lo è mai, quando si parla di voto segreto e di ricandidature”.

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