Manlio Di Stefano (foto LaPresse)

Di Stefano e la libertà di denuncia contro i politici

David Allegranti

Accusi un sindaco di non essere legittimo, intasi il tribunale con un ricorso, il tribunale dice che avevi torto e ti chiede di pagare le spese legali. Ora chiedi i soldi alla “gggente” e dici che i cittadini dovrebbero poter portare qualunque politico davanti a un magistrato

Roma. Un’altra trovata del formidabile Manlio Di Stefano, deputato del M5s, capogruppo in commissione Esteri. Di Stefano ha lanciato una raccolta fondi per sostenere le spese legali dei quattro attivisti del M5s che a febbraio hanno perso il ricorso contro l’elezione di Beppe Sala a sindaco di Milano. Il tribunale di Milano lo ha considerato “inammissibile” e ha condannato Francesco Maria Forcolini, Filippo Senia, Cosimo Trenta e Katia Tarsia a pagare 20 mila euro di spese legali. Da qui, la geniale trovata di Di Stefano, spacciata per battaglia di civiltà: “Il tribunale di Milano – ritenuta legittima l’elezione e non ammissibile il ricorso – ha condannato questi quattro cittadini a pagare 20 mila euro di spese legali.

Il comune ha già chiesto il pagamento, il sindaco non ancora. Non entriamo, ovviamente, nel merito della pronuncia ma crediamo che i cittadini debbano essere liberi di rivolgersi alla magistratura per accertare la legittimità di decisioni di interesse comune senza rischiare per questo di essere condannati a pagare decine di migliaia di euro. 
Per questo riteniamo quindi che sia giusto aiutare questi cittadini a estinguere il debito. Chiediamo a tutti voi di contribuire con una donazione, perché pensiamo che anche questo significhi essere comunità!”. Insomma, vi è del genio: accusi un sindaco di non essere legittimo, intasi il tribunale con un ricorso, il tribunale dice che avevi torto e ti chiede di pagare le spese legali. Ora, spernacchiato e sconfitto, chiedi i soldi alla “gggente” e dici che i cittadini dovrebbero poter portare qualunque politico davanti a un magistrato. Anche con accuse infondate.

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  • David Allegranti
  • David Allegranti, fiorentino, 1984. Al Foglio si occupa di politica. In redazione dal 2016. È diventato giornalista professionista al Corriere Fiorentino. Ha scritto per Vanity Fair e per Panorama. Ha lavorato in tv, a Gazebo (RaiTre) e La Gabbia (La7). Ha scritto cinque libri: Matteo Renzi, il rottamatore del Pd (2011, Vallecchi), The Boy (2014, Marsilio), Siena Brucia (2015, Laterza), Matteo Le Pen (2016, Fandango), Come si diventa leghisti (2019, Utet). Interista. Premio Ghinetti giovani 2012. Nel 2020 ha vinto il premio Biagio Agnes categoria Under 40. Su Twitter è @davidallegranti.