Si apre la 144 edizione del carnevale di VIareggio. Il "mascherone" di Beppe Grillo

Come si sconfigge il populismo

Redazione

Giuliano da Empoli: "I partiti la smettano di dire che Grillo non può arrivare al governo. Spieghino piuttosto perché le sue non sono buone idee"

“È arrivato il momento di prendere sul serio il Movimento 5 stelle”, scrive il saggista ed editorialista Giuliano da Empoli in un articolo pubblicato dal think tank Volta. “Ciò che sta avvenendo negli Stati Uniti e in giro per l’Europa dimostra che i soffitti di cristallo che impedivano ai demagoghi più sfacciati di arrivare al potere sono stati infranti dappertutto. E l’ipotesi che i 5 stelle possano un giorno, davvero, assumere la guida del governo dell’Italia non appartiene più al regno della fantascienza”. Per da Empoli “Il M5s è parte di un movimento globale, che sta cambiando il volto delle democrazie liberali dell’occidente”.



Rifacendosi a un libro di Peter Sloterdijk, il presidente del think tank Volta ricostruisce “la storia politica della rabbia”. Se “storicamente in occidente è stata la Chiesa a dare uno sbocco a questa enorme accumulazione di rabbia e poi, a partire dalla fine dell’Ottocento, i partiti della sinistra”, oggi – spiega da Empoli – “le forze della rabbia si sono riorganizzate, trovando espressione nella galassia dei nuovi nazionalismi”. In Italia oggi la rabbia ha assunto “una forma politica che gli altri paesi dell’occidente ancora non conoscono”. Quella del Movimento 5 stelle, che unisce due componenti: “La componente analogica, incarnata dalla fisicità prorompente di Beppe Grillo, dà al movimento il suo calore e la sua passione. È una proposta politica formattata per l’era dei reality show, la stessa che ha portato Trump al potere negli Usa”. Dall’altra parte la componente digitale, che “non è solo un luogo di comunicazione, ma la fonte primaria dell’identità e dell’appartenenza al Movimento”.

 

Per Giuliano da Empoli “questo dispositivo possiede due caratteristiche dirompenti rispetto al sistema politico esistente”: “Primo: il M5s ha una vocazione esplicitamente totalitaria. Nel senso che ambisce a rappresentare non una parte, ma la totalità del ‘popolo’”. “Secondo: proprio in virtù della sua ambizione totalitaria, il M5s non funziona come un movimento tradizionale, ma come il Page Rank di Google. Non ha cioè una visione, un programma, un qualsiasi contenuto positivo. È un semplice algoritmo costruito per intercettare il consenso sulla base dei temi che tirano”.

 

Una sfida radicale per la democrazia parlamentare. Di fronte alla quale il Partito democratico ha oscillato finora attorno a tre tipi di risposta: “la tentazione giacobina”, ovvero inseguire i grillini sul loro terreno, diventando più populisti loro. Quella “élitaria”, che “consiste nell’attribuire il successo del M5s all’ignoranza e alla manipolazione per dimostrare che è tutta una grande truffa. Infine “la tentazione dorotea”, “asserragliarsi nel bunker del sistema, in un grande revival nostalgico della prima repubblica”.

 

Secondo Giuliano da Empoli, invece, le risposte dovrebbero orientarsi in una direzione alternativa: “Il mondo dei grillini è il futuro orwelliano delle cellule di Matrix. La loro classe dirigente è mediocre perché non è selezionata sulla base del merito, ma a caso. I loro contenuti e le loro politiche sono erratici perché non sono il frutto di un ragionamento, ma di un algoritmo. I loro princìpi sono vuoti – e le relazioni umane che intrattengono tra loro, come si è visto nel caso di Roma, feroci – perché non sono basati su affinità e su valori, ma su dati (per quanto big…). Di fronte alla sfida della quantità, il Pd dovrebbe diventare il partito della Qualità”, non solo della classe dirigente ma anche “nelle politiche e negli obiettivi delle politiche”.

 

“Ci ritroviamo oggi condannati a ricominciare da capo le opere che pensavamo di aver completato: l’integrazione europea, l’apertura delle frontiere, la fine del protezionismo e del nazionalismo. Credevamo che fossero processi irreversibili, ma Trump, Farage, Le Pen e Grillo stanno dimostrando che non è così”.



“Di fronte a questo, non basta più fare finta di nulla. Scuotere la testa con condiscendenza spiegando che ‘non è possibile’” – conclude l’articolo di Volta. “La verità è che si può uscire dall’euro e perfino dall’Unione europea (Brexit docet), che si possono chiudere le frontiere e reintrodurre il protezionismo (Trump docet), che si possono rimettere in discussione i diritti delle minoranze, dei gay, delle donne (Putin docet). Smettiamo di dire che non si può fare e cerchiamo di dimostrare che non è una buona idea farlo. Meglio ancora, spieghiamo qual è la nostra alternativa. D’ora in poi non possiamo più dare per scontate le risposte: se vogliamo andare avanti e non tornare indietro dovremo essere in grado di convincere la gente che ne vale davvero la pena”.

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