Congresso del Partito Socialista Europeo

Lezioni per l'Europa dalla crisi italiana

La rassegna della stampa internazionale sui principali fatti che riguardano da vicino il nostro paese. Oggi articoli di Financial Times, Haaretz, Libération, Echos, Faz

Renzi cade trafitto dalla propria spada

Londra, 6 dic - (Agenzia Nova) - La stampa britannica commenta il risultato del referendum costituzionale italiano. Sul "Financial Times", un editoriale non firmato, attribuibile alla direzione, osserva che la sicurezza in se stesso che ha spinto Matteo Renzi alla presidenza del Consiglio, con una manovra di palazzo contro Enrico Letta, è stata la sua nemesi: in un voto trasformato in un verdetto personale, gli italiani hanno bocciato la sua riforma senza guardare al merito, mossi soprattutto dal risentimento per la stagnazione economica e l'incompetenza di una politica autoreferenziale. Non necessariamente, comunque, il sistema politico italiano deve essere destabilizzato e la sopravvivenza dell'area dell'euro minacciata. La legge elettorale quasi certamente sarà cambiata bloccando l'ascesa del Movimento 5 stelle. Il rischio più immediato riguarda le banche. Anche Gideon Rachman vede il rischio di una crisi finanziaria, e un pericolo per l'eurozona, benché le conseguenze del voto non siano drammatiche quanto la Brexit per il progetto europeo. A questo proposito, un'analisi evidenzia la diversità dei fattori politici, economici e demografici rispetto al referendum del Regno Unito e alle elezioni presidenziali Usa. Sul voto dei giovani si sofferma un articolo di Francesco Giavazzi, economista dell'Università Bocconi di Milano. Le differenze rispetto alla Gran Bretagna della Brexit e agli Stati Uniti di Donald Trump sono evidenziate anche su "The Guardian", nell'editoriale della direzione e in un articolo di Luigi Scazzieri, ricercatore del Centre for European Reform. Guy Verhofstadt, ex primo ministro del Belgio e leader dell'Alleanza dei democratici e dei liberali per l'Europa, mette a confronto il voto italiano con quello austriaco concludendo che il primo è stato completamente incentrato sulla politica interna mentre il secondo è stato sull'Unione Europea. Due commenti si soffermano sull'economia, quello di Niels Pratley sulla crisi bancaria e quello di Larry Elliott sulle cause – l'adesione alla moneta unica e la perdita di competivitià – per le quali il paese è diventato "il malato d'Europa". In chiave europea la lettura dell'editoriale di "The Times": non è un momento ordinario per l'Europa, che deve trovare un nuovo linguaggio per arginare l'ascesa populista. È difficile immaginare qualcosa che alimenti l'euroscetticismo del Movimento 5 stelle più di un nuovo governo del Partito democratico che arrivi alla fine della legislatura. L'editoriale di "The Independent" osserva che l'Italia ha evitato la riforma costituzionale ma che non può evitare quella del sistema bancario. Altri commenti, anche su questo quotidiano, si soffermano sulle conseguenze a livello europeo. Il commentatore economico Ben Chu, comunque, ritiene improbabile l'uscita dall'area monetaria. Altro tema di interesse è il populismo: secondo James Newell il trionfo del "no" non ha a che fare col populismo, ma ha molto a che fare con Renzi. In chiave britannica, infine, le letture di "The Telegraph": "L'Europa si sta rendendo conto della portata della sua tragedia. La Gran Bretagna deve comprendere la sua opportunità", titola l'editoriale; "Il pantano politico italiano mostra che l'Ue deve accettare la Brexit o crollerà. Il tempo stringe", è il titolo di un commento di Andrew Lilico.

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Le lezioni per l'Europa della sconfitta di Renzi

Parigi, 6 dic - (Agenzia Nova) - Gli italiani hanno preferito l'immobilismo all'azione riformista e posto fine al sogno di Matteo Renzi di fare dell'Italia la "locomotiva d'Europa" capace di fare meglio della Germania. Certo a 41 anni, e benché indebolito, Renzi può tornare in futuro a giocare un ruolo politico importante; ma la sua sconfitta, scrive sul quotidiano economico francese "Les Echos" l'editorialista Jacques Hubert-Rodier, avrà ripercussioni in tutta l'Europa. E non solo perché l'Italia è uno dei sei paesi fondatori della Comunità economica europea, da cui poi è nata l'Unione, ed è un paese membro del club dell'euro: diversi altri paesi, come la Francia o la Spagna, condividono con l'Italia alcune questioni come la paura dell'immigrazione, una elevata disoccupazione dei giovani ed un sentimento di rigetto, spesso irrazionale, della costruzione europea; ma anche, come è il caso della Gran Bretagna, un malessere sociale che i governanti non riescono più ad intercettare. A tutto ciò si aggiunge il rischio che pesa sulla zona euro di un crollo del sistema bancario italiano, che non è stato ancora risanato del tutto. In ogni caso, conclude l'editoriale, non ci si può accontentare di gioire, come fanno certi dirigenti europei, per la sconfitta dell'estrema destra in Austria: una nuova tempesta infatti può levarsi a Sud.

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La crisi in Italia affligge l’Europa

Berlino, 6 dic - (Agenzia Nova) - Il presidente della Repubblica Italiana, Sergio Mattarella, dopo l’esisto del referendum di domenica ha convocato il Premier dimissionario Matteo Renzi, che al quesito referendario aveva legato il suo destino. Il 59 per cento dei cittadini ha rifiutato le modifiche alla Costituzione e implicitamente il Governo del Premier insediatosi nel febbraio 2014. “Ho provato, ma non ci sono riuscito”, ha detto amareggiato ieri notte il Premier. Molti politici europei hanno reagito con rammarico all'annuncio delle sue dimissioni. Il cancelliere tedesco Angela Merkel e il vicecancelliere Sigmar Gabriel hanno parlato di “una cosa triste per Renzi e triste per l’Italia”. Preoccupazioni a Bruxelles sono state espresse dai ministri delle Finanze europei. L'Italia ha un debito pubblico di 2.200 miliardi di euro e, oltre all’elevata disoccupazione, sulle sue banche gravano 360 miliardi di euro di crediti inesigibili. Non ci saranno cambiamenti, secondo il presidente dell'Eurogruppo Jeroen Dijsselbloem. Anche il ministro tedesco delle Finanze, Wolfgang Schauble, ha commentato: “penso che non ci sia ragione per parlare di una crisi dell'euro”. La reazione dei mercati è stata temporanea, ma in Italia resta da approvare la legge di bilancio, e Mattarella potrebbe decidere di accogliere le dimissioni del premier sono dopo l'approvazione dei conti e la discussione di una nuova legge elettorale. Alternative a Renzi potrebbero essere il ministro delle Finanze Pier Carlo Padoan, oppure il Presidente del Senato, Pietro Grasso.

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La sinistra senza voce

Parigi, 6 dic - (Agenzia Nova) - La social-democrazia perde il suo ultimo rappresentante di peso in Europa con le dimissioni di Matteo Renzi. Dalla vicenda il quotidiano francese "Libération" trae una lezione: se l'ondata xenofoba sul continente spiega in parte la rotta della sinistra, essa paga anche il prezzo della sua compromissione con i valori del liberalismo economico.

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Il cuore trumpista degli aspiranti governanti d'Italia

Tel Aviv, 6 dic - (Agenzia Nova) - la vittoria del "no" al referendum costituzionale in Italia, che ha innescato le immediate dimissioni del presidente del Consiglio Matteo Renzi, ha indirizzato il paese su un percorso di instabilità che potrebbe consegnarlo a forze politiche populiste dagli echi "trumpisti", attorno a cui gravitano forti sentimenti anti-semiti e anti-israeliani. Lo sostiene un'analisi del quotidiano israeliano "Hareetz", che indica nel Movimento 5 Stelle il grande vincitore del voto di domenica sulla riforma costituzionale sostenuta dal governo, e che è finito per trasformarsi in un plebiscito contro il premier di centro-sinistra. Il partito anti-establishment e antieuropeista, fondato dal comico Beppe Grillo, ha preso il timone di fatto della campagna del "No", opponendosi a una riforma costituzionale che puntava a superare il bicameralismo perfetto e alcune delle cause dell'ingovernabilità del paese. Cavalcando il recente referendum sulla Brexit nel Regno Unito e l'elezione di Donald Trump a presidente degli Stati Uniti, Grillo è riuscito a sfruttare un sentimento generalizzato di protesta che "aveva poco a che fare con il contenuto della riforma, ma è stato alimentato dalla rabbia popolare per un'economia in gran parte in fase di stallo, l'immigrazione e il disgusto per la corruzione nella politica".

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Panorama internazionale

  

Una manifestazione anti Brexit a Londra (foto LaPresse)


 

Europa, stress test senza fine

Berlino, 6 dic - (Agenzia Nova) - Il rapporto fra Matteo Renzi e il Presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker è sempre stato problematico. Senza Renzi, però, il rapporto con l'Italia rischia di divenire impossibile. Negli ultimi tempi Bruxelles ha fatto l'abitudine agli scossoni. La vittoria del verde Alexander van der Bellen contro i populisti di destra guidati da Norbert Hofer in Austria è una speranza per le prossime elezioni in Olanda, Francia e Germania. Tuttavia la Ue perde in Italia una garanzia di stabilità. Il ministro delle Finanze tedesco Schauble, incontrando i suoi omologhi, ha detto al riguardo: “Non c’è motivo per parlare di una crisi dell’euro”. Il messaggio è chiaro: niente panico. Tuttavia il ministro tedesco ammette che l’Italia ha bisogno di un governo funzionante. “L’Italia deve continuare il cammino economico e politico condotto in questi tre anni dal primo ministro con grande coerenza”, ha aggiunto. A marzo ci saranno le elezioni in Olanda con il pericolo del populista Wilders, a maggio quelle francesi con Marine Le Pen. L’Ue è al centro di una lotta esistenziale contro i populisti.

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Il 2017 sarà un anno cruciale per l'unità europea

New York, 6 dic - (Agenzia Nova) - I partiti europei tradizionali avvertono il morso delle forze populiste in vista degli appuntamenti elettorali del prossimo anno. Le rivendicazioni di queste forze emergenti - scrive il "Wall Street Jourlnal" - spaziano dalla lotta dura all'immigrazione sino all'uscita dall'euro. Li accomuna un progetto: smantellare il 60 ennale progetto di integrazione europea. I populisti non hanno ancora conquistato il potere in nessuno dei principali paesi europei, ma la pressione che esercitano sulla politica dei singoli paesi basta a fare da forte fattore disgregante per l'Unione, mentre i governi si affannano per combattere la convinzione ormai diffusa tra le opinioni pubbliche l'Europa "non funzioni". Il referendum che si è tenuto domenica in Italia, e che è culminato con le dimissioni del premier italiano Matteo Renzi, è stato interpretato anche dalla stampa statunitense proprio come una "vittoria del populismo". Il prossimo anno, però, l'Ue dovrà far fronte a una serie di elezioni politiche in Francia, Germania e Paesi Bassi. L'esito di queste elezioni potrebbe dettare il destino dell'Unione Europea, della libera circolazione di persone e merci e della moneta unica. E se da un lato una vittoria dei movimenti anti-establishment in questi tre paesi appare una possibilità tutto sommato remota, è pur vero,ome afferma Caterina Pifano, deputata del Movimento 5 stelle, che "l'unica cosa che oggi unisce l'Europa è l'insoddisfazione".

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Francia, Valls lancia la sua campagna

Parigi, 6 dic 09:50 - (Agenzia Nova) - Manuel Valls, come ampiamente previsto ieri sera lunedì 5 dicembre ha annunciato la sua partecipazione alle primarie che il Partito socialista (Ps) terrà il 22 e 29 gennaio prossimi per scegliere il proprio candidato alle elezioni presidenziali dell'aprile 2017; e contestualmente ha dato le dimissioni dalla carica di primo ministro. A partire da oggi quindi potrà fare campagna con le mani libere, e già stasera sarà ospite al telegiornale delle 20 della principale rete televisiva francese, Tf1. Una campagna che il suo entourage, parlando con i quotidiano "Le Figaro", ha definito "intensa" e che già da domani porterà Valls nel dipartimento del Doubs, una regione contrassegnata negli scorsi anni da una forte de-industralizzazione e da un'avanzata dell'estrema destra. Fino al 22 gennaio prossimo lo staff dell'ormai ex primo ministro ha messo a punto un programma che prevede 3-4 appuntamenti settimanali in provincia, oltre alla partecipazione ad eventi mediatici nella capitale Parigi. Il tutto accompagnato dalla pubblicazione, entro la metà di dicembre, di un "documento", una sorta di "professione di fede" che sintetizzerà le posizioni di Valls sui quattro grandi assi tematici al centro dea sua campagna: la "Nazione educativa", la "globalizzazione al servizio dei popoli", il "salario universale garantito" e, ovviamente, "l'Europa". Sull'esatto calendario della campagna elettorale di Valls tuttavia i suoi collaboratori mantengono per ora il massimo riserbo; così come sulla composizione della sua "squadra": proprio dalle personalità che chiamerà al suo fianco si potrà capire quanto l'ex primo ministro possa esser capace di riunire le disperse forze della sinistra francese e di condurle alla rimonta nei sondaggi. Sarà questo un test decisivo per l'uomo che appena un paio di mesi fa aveva parlato dell'esistenza in Francia di "due sinistre irreconciliabili".

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Regno Unito: prima udienza Corte Suprema su Brexit, la parola al governo

Londra, 6 dic - (Agenzia Nova) - In evidenza sulla stampa britannica la prima udienza davanti alla Corte Suprema sul potere di invocazione della clausola di uscita dall'Unione Europea, l'articolo 50 del Trattato di Lisbona. Gli undici giudici, la formazione al completo, hanno ascoltato l'avvocato dello Stato, Jeremy Wright, secondo il quale il governo, che è ricorso il appello contro la sentenza dell'Alta Corte sull'obbligo di far votare il parlamento, ha il diritto alla cosiddetta "prerogativa reale", che non è una "reliquia del passato", ma una "necessità contemporanea". Le udienze continueranno fino a giovedì. Il verdetto è atteso per gennaio.

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Spagna, il referendum ora è un incubo: si allontana l'ipotesi di riforma costituzionale

Madrid, 6 dic - (Agenzia Nova) - Il 6 dicembre del 1978 la Spagna approvò a grandissima maggioranza la Costituzione, seppellendo definitivamente il regime dittatoriale imposto da Francisco Franco. Nel giorno dell'anniversario, festa laica del paese, i partiti tornano a parlare di riforma della Carta rilanciando un dibattito che da qualche settimana occupa un suo spazio nell'agenda politica spagnola. Il problema, segnala "El Pais", è che nel caso di riforma - anche minima - della Costituzione, le regole impongono la convocazione obbligatoria di un referendum, se così lo vuole un decimo di una qualsiasi delle due camere. "Il che significa, che Podemos" la formazione antisistema che ha rotto il tradizionale bipartitismo spagnolo, "ha il numero sufficiente di deputati per chiedere un referendum". Il suo leader Pablo Iglesias ricorda che "quando la gente vota è sempre un bene", e l'esperienza "fallimentare" della riforma proposta da Matteo Renzi in Italia, "aumentano le resistenze del Partito popolare a iniziare questo percorso". I referendum sono pericolosi, "perché affidano ai cittadini un compito dei politici e le riforme della Costituzione bisogna farle quando c'è consenso", spiega il vicesegretario organizzativo del partito al governo, Fernando Martinez-Maillo. Il presidente del governo Mariano Rajoy, che non ha mai mostrato entusiasmo sul tema, ha sempre detto che "il percorso non si deve aprire se prima non si concordano i termini di una riforma il più possibile limitata". Timori condivisi dal Partito socialista, assicura "La Vanguardia" spiegando che la formazione progressista deve ora agire con cautela visto che "Renzi, pur non essendo socialista ma un democristiano con simpatie per la sinistra moderata, apparteneva fino a domenica alla lista dei suoi amici in Europa". Tra l'altro fa notare la testata catalana, la sconfitta del primo ministro italiano "aumenta la quotazione di Rajoy in Europa", ora tra i leader più solidi e duraturi del Continente.

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