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Ma quale test nazionale?

Piero Vietti
Raggi prima a Roma se la vedrà con Giachetti al ballottaggio. A Milano è testa a testa Sala-Parisi. Fassino il più votato a Torino, dovrà battere la grillina Appendino al secondo turno. A Bologna male Merola, De Magistris non passa (ancora). Chi ha vinto e chi ha perso al primo turno delle elezioni comunali.

A scrutini quasi ultimati si delineano con chiarezza i risultati definitivi di questo primo turno di elezioni comunali, con oltre 1.300 comuni chiamati alle urne. Innanzitutto, nelle grandi città nessun candidato è riuscito a superare la soglia del 50 per cento, e pertanto a Roma, Milano, Torino, Napoli e Bologna si andrà al ballottaggio tra quindici giorni. Con l’eccezione del capoluogo lombardo, su cui torneremo, si osserva che quasi ovunque lo schema è lo stesso: la sfida decisiva sarà tra un candidato di sistema e uno anti sistema. Ma veniamo ai dati.

 

A Roma va secondo le attese, con la candidata del M5s Virginia Raggi che raccoglie però un risultato più ampio del previsto. Sarà lei la persona da battere al ballottaggio, grazie al 35,5 per cento di preferenze raccolte al primo turno. A sfidarla sarà Roberto Giachetti: il candidato di centrosinistra ha battuto (con il 24,7 per cento) Giorgia Meloni (ferma al 20,7). Nella Capitale il centrodestra diviso non riesce a superare il primo turno: Alfio Marchini, sostenuto da Forza italia, arriva solo al 10,8 per cento.

 

 

 

A Milano è testa a testa tra Beppe Sala (centrosinistra) e Stefano Parisi (centrodestra), con il primo in vantaggio di poco meno di un punto percentuale (41,7 per cento contro il 40,8). Staccato, e di molto, il candidato del M5s, Corrado, al 10,1 per cento.

A Torino è il sindaco uscente ed ex segretario dei Ds Piero Fassino a vincere, con il 41,9 per cento, ma tra quindici giorni dovrà vedersela con la candidata grillina Chiara Appendino, arrivata seconda con il 30,8 per cento dei voti. Staccato di molto il candidato della destra (Lega e Fratelli d’Italia) Alberto Morano, con poco più dell’8 per cento dei voti. Osvaldo Napoli, sostenuto da Forza Italia, si ferma al 5,3 per cento, superando di pochi voti il centrista Roberto Rosso.

 

 

A Napoli, come da previsione, vince il primo cittadino uscente Luigi De Magistris, che però non riesce a farsi a eleggere al primo turno (42,2 per cento). Al ballottaggio sfiderà Gianni Lettieri, che – sostenuto dal centrodestra – ha raccolto il 24 per cento dei consensi. Fuori dai giochi Valeria Valente, la candidata del Pd, ferma a poco più del 21 per cento.

 

Infine Bologna, dove il sindaco uscente Virginio Merola, del Partito democratico, raccoglie un risultato molto al di sotto delle attese: con il 39,5 per cento dei consensi Merola va al ballottaggio, dove se la giocherà con Lucia Borgonzoni, appoggiata da Lega, Forza Italia e FdI. La candidata leghista ha superato le previsioni della vigilia con il 22,2 per cento dei voti. Staccato il candidato del M5s, Massimo Bugani, fermo al 16,67 per cento.

 

Tutti i risultati delle comunali sono qui, sul sito del ministero dell'Interno.

 

Nessuna rivoluzione, nessuna affermazione netta. E’ difficile trarre una “morale” nazionale da questo voto, caratterizzato tanto per cambiare da una bassa affluenza (67,42 per cento contro il 71,4 delle precedenti comunali). Partendo da quanto scritto ieri, si possono trarre cinque conclusioni.

 

 

  1. Milano era un test decisivo per il cosiddetto “metodo Leopolda”. In presenza di un candidato valido del centrodestra – si chiedeva il direttore Cerasa – il centrosinistra è davvero in grado di conquistare i famosi elettori moderati? Guardando il risultato del primo turno sembrerebbe di no. E’ pur vero che là dove centrodestra e centrosinistra sono in grado di presentare candidato credibili e preparati, come è il caso di Sala e Parisi, i due “blocchi” si spartiscono la quasi totalità dei consensi, lasciando agli altri le briciole. Una lezione da tenere a mente.

 

  1. Con chi starebbe Berlusconi se la sfida dovesse essere tra un centrosinistra di governo e un movimento anti sistema? La domanda è quanto mai attuale, dato che il centrodestra ha possibilità di vittoria solo a Milano (difficile un’affermazione dei candidati di Lega e Forza Italia a Napoli e Bologna). Berlusconi darà indicazioni di voto a Torino e Roma? Tra Fassino-Appendino da una parta e Raggi-Giachetti dall’altra, gli elettori del centrodestra chi sceglieranno? L’opzione Partito della Nazione è una possibilità, il Cav. saprà coglierla?

 

  1. La sinistra non renziana risulta non pervenuta o quasi in questo primo turno. Più che di modello Podemos è meglio parlare di “modello Perdemos”: a Torino, Milano e Roma i candidati a sinistra del Pd hanno raccolto pochi voti, senza risultare decisivi. “La sinistra non renziana – scrivevamo ancora ieri – può però avere un futuro solo se dimostra alla sinistra renziana di essere indispensabile per il raggiungimento di una vittoria. In caso contrario, ciaone”. Dopo il disastro del primo turno, i Podemos-Perdemos appoggeranno i candidati di Grillo e Salvini o torneranno all’ovile del Pd?

 

  1. Prima di gridare a un risultato clamoroso del M5s conviene considerare un paio di cose: se si escludono Roma e Torino (dove Raggi e Appendino hanno ottenuti ottimi risultati grazie alla mancanza di alternative e al lor appeal politico e mediatico personale, meno legato a Grillo rispetto ad altri candidati), i candidati del Movimento 5 stelle non hanno lasciato il segno da nessuna parte. Un po’ poco, per chi promette da anni di rivoltare il paese. A chi è sicuro di una vittoria grillina in Piemonte e Lazio ricordiamo il “modello Austria”, dove nelle recenti presidenziali al primo turno il candidato della destra ultranazionalista sembrava destinato alla vittoria ed è stato sconfitto al ballottaggio. Forse è una forzatura ma la sindrome austriaca sarà uno dei grandi temi delle prossime settimane.

 

  1. Il Pd non è andato bene al primo turno, questo è un dato oggettivo e incontestabile. A Milano rischia di perdere, a Roma deve ringraziare il centrodestra frammentato e a Torino Piero Fassino dovrà sudare non poco per mantenere il vantaggio su Appendino. Sconfitta di Renzi? Non è così semplice. Osservando bene i risultati infatti non si riesce a individuare un avversario del premier che possa intestarsi alcuna vittoria dopo il primo turno: se della sinistra-sinistra abbiamo già detto, Salvini sicuramente è andato bene a Bologna, ma a Torino e Roma (con Meloni) è fuori dai giochi; Berlusconi può vincere a Milano, ma a Roma ha fallito con Marchini e a Torino è praticamente inesistente; il M5s ha fatto bene a Roma e Torino, ma altrove conta poco o niente. Da una parte c’è Renzi, sicuramente non vittorioso dopo questo turno, ma dall’altra ci sono i suoi avversari in ordine sparso. E nessuno di loro al momento sembra essere in grado di impensierire il premier. Un aspetto da tenere a mente anche in ottica referendum di ottobre.
  • Piero Vietti
  • Torinese, è al Foglio dal 2007. Prima di inventarsi e curare l’inserto settimanale sportivo ha scritto (e ancora scrive) un po’ di tutto e ha seguito lo sviluppo digitale del giornale. Parafrasando José Mourinho, pensa che chi sa solo di sport non sa niente di sport. Sposato, ha tre figli. Non ha scritto nemmeno un libro.