Raffaele Cantone (foto LaPresse)

La corruzione si combatte tagliando la spesa

Claudio Cerasa
Quando i giornaloni di sinistra a colloquio con i grandi magistrati di sinistra si perdono via a parlare di corruzione, di tangenti, di mazzette, di sistema incancrenito, c’è sempre una parola magica che manca nei dialoghi: gli sprechi.

Quando i giornaloni di sinistra a colloquio con i grandi magistrati di sinistra si perdono via a parlare di corruzione, di tangenti, di mazzette, di sistema incancrenito, c’è sempre una parola magica che manca nei dialoghi e che, come sempre, mancava anche ieri su Repubblica nella trascrizione della chiacchierata tra Ezio Mauro e Raffaele Cantone: gli sprechi. Dice Cantone: “La classe politica viene utilizzata dalla mafia come un autobus. Cambiati i referenti, si cambia l’autobus. Quindi per uscirne non basterà alcuna Anac, nessuna magistratura. Servono scelte forti della classe politica”.

 

Quando i magistrati di sinistra a colloquio con i giornaloni di sinistra parlano di scelte forti della classe politica di solito fanno riferimento alla necessità assoluta di aumentare le pene e di punire con più forza del passato tutti i reati collegati al sistema della corruzione. Poche volte invece si dà rilievo a quello che dovrebbe essere invece la stella polare di una classe politica che vuole compiere scelte forti per combattere la corruzione e la stella polare oggi non può che coincidere con un concetto semplice: se vuoi combattere la corruzione devi combattere gli sprechi perché la corruzione prolifera laddove esistono inefficienze che rendono in modo naturale più semplice la proliferazione della corruzione. Cantone sa perfettamente che il problema è centrale e la stessa Autorità anti corruzione da giorni ha messo sotto esame gli sperperi di denaro pubblico che si sono registrati a Roma negli ultimi quattro anni all’interno del mondo del trasporto pubblico romano (il 90 per cento dei 2 miliardi e 200 milioni di appalti, chiusi tra il 2011 e il 2015, sono stati affidati senza gara).

 

[**Video_box_2**]Il sistema incancrenito esiste, dunque, ma esiste non perché vi sono delle pene inadeguate o un sistema di controlli inefficiente. Esiste anche perché la classe politica preoccupandosi del consenso non si preoccupa di fare l’unica cosa che permetterebbe di combattere la corruzione in modo definitivo: eliminare gli sprechi, tagliare la spesa pubblica e affidare ai privati la gestione delle aziende che il pubblico non riesce a mandare avanti. Chissà se al prossimo Festival delle idee i magistrati di sinistra a colloquio con i giornaloni di sinistra si ricorderanno che la corruzione esiste non solo perché ci sono corrotti e corruttori ma anche perché esiste qualcuno che crea le condizioni per far proliferare questo “sistema incancrenito”, come direbbe Ezio Mauro.

  • Claudio Cerasa Direttore
  • Nasce a Palermo nel 1982, vive a Roma da parecchio tempo, lavora al Foglio dal 2005 e da gennaio 2015 è direttore. Ha scritto qualche libro (“Le catene della destra” e “Le catene della sinistra”, con Rizzoli, “Io non posso tacere”, con Einaudi, “Tra l’asino e il cane. Conversazione sull’Italia”, con Rizzoli, “La Presa di Roma”, con Rizzoli, e "Ho visto l'uomo nero", con Castelvecchi), è su Twitter. E’ interista, ma soprattutto palermitano. Va pazzo per i Green Day, gli Strokes, i Killers, i tortini al cioccolato e le ostriche ghiacciate. Due figli.