(foto Ansa)

Piccola posta

Il ritorno di Checco Zalone: profeta di Vannacci

Adriano Sofri

Il generale aveva di fatto sconfitto il comico pugliese, incarnandone i personaggi cinematografici che la popolazione italiana aveva applaudito

Seguo con un’attenzione ansiosa le notizie che riguardano Checco Zalone. Mi sono appena congratulato di sapere che ha inciso un disco con Francesco De Gregori, in cui lo accompagna al piano. Ho ascoltato il primo pezzo, “Giusto o sbagliato”, uscito ieri, la prima canzone di De Gregori da parecchi anni, qualcuno l’ha accostata a My Way, che era la versione americana di Comme d’habitude, e non era di Sinatra ma di Claude François, quello di Piange il telefono. A me sembra che la vera antenata sia “Le métèque” - Lo straniero - di Moustaki. Bella notizia, comunque.

Il fatto è che quando si seppe che sotto un’uniforme di generale dell’esercito italiano si era celato l’Uomo Qualunque Roberto Vannacci, la sentii come una sconfitta personale. Non per me, per Checco Zalone. Voleva dire che tutta la sua geniale attività era stata inutile, che la popolazione italiana aveva riso e applaudito ma non aveva capito niente. Nelle scorse notti la programmazione cinematografica di Sky, in un probabile soprassalto di difesa della democrazia, ha rimandato fittamente i film di Zalone, e li ho riguardati per un’ennesima volta. Per esempio quello, Sole a catinelle, 2013, in cui suo figlio Nicolò, 10 anni, accenna vagamente all’eventualità che un bambino come lui possa diventare qualcosa di diverso, e lui si allarma, che cosa intende? e il bambino esita, tergiversa, e lui è sempre più spaventato e alza la voce A papà, e gli intima di parlare chiaro, e Nicolò timidamente sussurra: “Omosessuale...”, e Checco esplode in un enorme sollievo e lo abbraccia e gli dice che spavento mi avevi fatto prendere, m’ero creduto che volevi dire “comunista” (ricostruisco malamente, a memoria, il senso è questo).

L’estate scorsa, quando Vannacci si rivelò al Paese, mi interrogai qui sul ruolo di Zalone nella storia d’Italia. “Checco Zalone aveva già detto tutto – e riso di tutto. Ora un generale dice le cose di Zalone, ma solo la prima metà. Qualcuno aveva dubitato, a suo tempo, del bilico di Zalone. Forse, a sua mezza insaputa, Zalone aveva spianato la strada alle bischerate del generale? Ma figurarsi!, il bilico è l’antidoto alla (s)correttezza politica. E se fosse il generale a seppellirsi con una risata propria? Sarebbe un bel colpo, preparato dall’aria con cui dice le bischerate stando attento a non ridere. Peccato, non succederà. Marcerà con Alemanno. Noi, gli italiani veri, siamo quelli che ballarono con Helen Mirren”.
Mi ero sbagliato solo sulla compagnia di Alemanno. Il generale spiegò poi che se sua figlia gli avesse confessato “di essere gay o fluida”, avrebbe cercato “di indirizzarla verso l’eterosessualità”. Non gli hanno chiesto dove la indirizzerebbe se inclinasse a essere comunista.

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