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piccola posta

Nonno e nipote alle prese con "Temptation Island"

Adriano Sofri

Domande sul senso del programma: riconoscersi in questi tipi umani e nelle loro relazioni, o considerarli con curiosità perché sono così completamente diversi?

Lunedì sera. Dopo cena. Nipote, vent’anni, treccia, calzoncini, maglietta, scalza. Nonno, 81, zucca pelata, calzoncini, scalzo. Bassottino, 16, Brillo.
Nipote: “Hai mai guardato Temptation Island?”
Nonno: “No. Dovevo?”
Nipote: “Be’, nihil humani eccetera, lo dici sempre. Lo guardiamo un po’?”
Nonno: “Se vuoi. Ma mi devi spiegare le regole”.
Nipote: “E’ facile. Ci sono le coppie, divise in un posto dei fidanzati e un altro delle fidanzate, e delle tentatrici e rispettivamente dei tentatori. Intanto cominciamo a guardare e capirai”.
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Nonno: “Ma il witz dov’è? Nel riconoscersi in questi tipi umani e nelle loro relazioni, o nel considerarli con curiosità perché sono così completamente diversi?”
Nipote: “Mah, vedi tu. Ti sembrano così completamente diversi?”
Nonno: “Completamente, non so: piuttosto diversi”.
Nipote: “Lanzichenecchi?”
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/Interruzione pubblicitaria. Il nonno esce con Brillo a prendere un po’ d’aria sull’aia, un po’ mortificato. Torna ringalluzzito/.
Nonno: “Alla prossima interruzione, voglio farti vedere una cosa”.
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/Sull’aia, tutti e due/.
Nonno: “E’ la luna piena, una luna piena speciale”.
Nipote: “Che bella. L’hai fatta tu?”.

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