LaPresse 

piccola posta

Una lezione brutale dalle carceri russe: la promessa della recidiva

Adriano Sofri

Il farabutto Prigozhin, imprenditore dell’armata mercenaria che per conto della Russia di Putin imperversa in Africa e in Ucraina, ha dichiarato che intende sospendere il reclutamento dei detenuti nelle prigioni. Ecco il motivo

Odessa, dal nostro inviato. Il farabutto Prigozhin, imprenditore dell’armata mercenaria che per conto della Russia di Putin, salvo tirare a prenderne il posto, imperversa ferocemente in Africa e in Ucraina, ha ieri dichiarato che intende sospendere il reclutamento dei detenuti nelle carceri russe. La sua iniziativa era stata ampiamente citata, ma senza riconoscerne il significato più profondo. Dopotutto, il cinema ci ha abituato a simpatizzare per la sporca dozzina e il suo riscatto. Per l’Ucraina, a quanto pare, non è stata una dozzina ma una leva di 40 mila, della quale nel volgere di giorni 30 mila sono stati ammazzati. Qualcuno, di quelli che dopo essere scampati alla galera hanno cercato di scampare anche alla carneficina, è stato esemplarmente massacrato dall’imprenditore e dai suoi scherani.

Abbiamo un’idea delle galere russe. E questo spettacolo si è consumato mentre l’Italia si avvolgeva nella più stupida e ipocrita discussione sul carcere, la sua funzione, i suoi estemporanei regolamenti mutati in eterni, l’arte di mettersi in trappola e i cavilli per cercare di uscirne. Dall’Ucraina non si vede Sanremo, e Benigni non poteva dire tutto: in particolare, sull’articolo 27, “Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato”. Ho letto però sulla Stampa l’intervento della conduttrice del giorno dopo, Francesca Fagnani, e dei minorenni detenuti a Nisida che ha ascoltato: ha detto della galera e della scuola, i due luoghi più comunicanti e più lontani, cose umane e intelligenti, rafforzate dalla semplicità. 

Una delle ossessioni degli amatori del carcere altrui è lo scandalo contro le “pene alternative”: non sono pene, dicono, la pena è solo la reclusione buia e stretta. Ecco: grazie alla guerra, la Russia ha dato al mondo una lezione esemplare sulle pene alternative: il fango della trincea, i nuovi carcerieri di fatto che ti sparano alle spalle se non vai avanti. E senza superflue distinzioni di gravità dei reati: un killer, uno stupratore seriale, un ergastolano senza scampo è quello che ci vuole. Non gli hai dato la libertà, ma sì la promessa del bottino, delle donne. Della recidiva.

Di più su questi argomenti: