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piccola posta

Affrettiamo il Natale, abbiamo paura che poi non arriverà

Adriano Sofri

Avevo letto che la crisi, l’energia, si sarebbe tirata la cinghia, limitato le luci. Non mi sembra

Vivo in campagna.
Oggi era come ieri, i cinghiali hanno rivoltato la terra nera.
Tutt’al più, alberi di cachi quasi spogli, ma pesanti di frutti.
O i corbezzoli, accesi di rosso fuoco.
Non mi sarei accorto di niente. Poi oggi sono andato
Ho dovuto andare a Bologna. Ho preso un albergo
Proprio in centro. Aspettando di far visita a mio fratello
(Gianni, mio fratello, sta bene, legge un romanzo
Ogni due o tre notti, dorme poco, è in pensiero per la Cina)
Ho camminato in tutto il centro
Ho fatto undicimilatre passi. Ho visto gli addobbi
Di Natale, Natale dappertutto. Avevo letto
Che la crisi, l’energia, si sarebbe tirata la cinghia
Limitato le luci. Non mi sembra.
A casa mia sì, sto più attento, benché viva in campagna.
Spengo quando cambio stanza, non in cucina, 
Dove sognano e russano i vecchi cani.
Lui è in pensiero per tutto il mondo.
Ma a Bologna, vedeste come tutto luccica. Mi sono
Chiesto, ho fatto il conto – mancavano infatti 27 giorni.
Sempre si affretta l’arrivo del Natale. Quest’anno 
Di più.
Come se si avesse paura che poi
Non arriverà.