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C'ero anch'io al processo a Saviano (a casa ma c'ero)

Adriano Sofri

Salvini si è limitato a costituirsi parte civile, per lucrare eventualmente sul risarcimento nel caso in cui Saviano sia condannato. Salvini, quello della “zecca tedesca”. Forse Meloni sarà così dignitosa da ritirare la sua querela

Copio da una cronaca di ieri sull’udienza del processo per diffamazione intentato da Giorgia Meloni a Roberto Saviano, che aveva detto in televisione di lei e di Matteo Salvini, all’indomani di un ennesimo annegamento nel nostro mare – un bambino di sei mesi, allora, ora sono bastati venti giorni: “Vi sarà tornato alla mente tutto il ciarpame detto sulle Ong: ‘taxi del mare’, ‘crociere’. Mi viene solo da dire ‘bastardi’ a Meloni, a Salvini: bastardi. Come avete potuto? Come è stato possibile descrivere così tutto questo dolore?”. Salvini si è limitato a costituirsi parte civile, per lucrare eventualmente sul risarcimento cui Saviano fosse condannato. Salvini, quello della “zecca tedesca”. Il processo è stato aggiornato al 12 dicembre. Forse Meloni sarà così dignitosa da ritirare la sua querela. La cronaca continuava così: “Al fianco di Saviano, all’interno dell’aula del tribunale c’erano la scrittrice Michela Murgia e il direttore della Stampa Massimo Giannini. Fuori dal tribunale, in segno di solidarietà, c’erano gli scrittori Nicola Lagioia, Walter Siti, Teresa Ciabatti e Sandro Veronesi e l’attrice Kasia Smutniak”. Al fianco e fuori. Poi c’ero anch’io. A casa, ma c’ero.

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