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Non alternanza, ma cambio di regime. Cosa rischia l'America al Midterm

Adriano Sofri

Una morale amara: la democrazia può diventare l’occasione per un cambio di regime antidemocratico – secondo l’allarme di Biden alla vigilia – mentre l’autocrazia garantisce la permanenza perpetua al potere del suo titolare. Della caduta di Putin non si deve parlare 

Ci sono manifestazioni rivelatrici della differenza fra autocrazia e democrazia. Ci si è chiesti con insistenza se per la guerra d’Ucraina, dalla parte occidentale, si auspicasse il “cambio di regime” in Russia, la caduta di Vladimir Putin. E’ sembrato che lo proponesse il presidente Biden, salvo temperarsi, continua ad alludergli il presidente Zelensky, che esclude finora la possibilità di negoziati fintanto che Putin resti a capo della Federazione russa. 

Ora, siamo alla vigilia di elezioni negli Stati Uniti, destinate a rinnovare la Camera e un terzo del Senato, ed eventualmente a modificare radicalmente i rapporti di forza fra democratici e repubblicani, a due anni dalle elezioni presidenziali. Ma, almeno dalla campagna presidenziale del 2016 che finì con la vittoria di Donald Trump, dunque dal Russiagate, e dal colpo di stato del 6 gennaio 2021 a Capitol Hill, l’elezione presidenziale americana non è stata la normale alternanza di persone e maggioranze alla Casa Bianca, ma un autentico “cambio di regime”. E a maggior ragione lo sarà la prossima volta, tanto più se davvero lo stesso Trump, smascherato com’è, si ricandiderà, come ritiene “moltissimo probabile”. 

Il Midterm di oggi è una tappa molto importante su questa strada. Se ne può trarre una morale amara: che la democrazia può diventare l’occasione per un cambio di regime antidemocratico – secondo l’allarme di Biden alla vigilia – mentre l’autocrazia garantisce la permanenza perpetua al potere del suo titolare. Se ne deve trarre un’altra secca morale: che “l’America”, cioè gli Stati Uniti, non è una cosa sola, e nemmeno due sole cose, ma una incasinata collezione di realtà e possibilità. E che dunque sentimenti ed espressioni come “filoamericano” e “antiamericano” sono delle affezionate abitudini o dei consolanti esorcismi, ma non hanno alcun significato. E quando pretendono di averlo e approdano alla dichiarazione che Biden o Trump sono la stessa zuppa – o, perché non eccedere? che Biden è peggiore di Trump – riproducendo così l’ingegnosa valutazione sulla situazione italiana e la sua conseguenza elettorale, che il centrosinistra o il centrodestra tanto valgono, e che magari il primo è peggiore del secondo: ecco, quando va così, meglio non protestare sulla libertà di riunione distrattamente cancellata da un decreto legge, sulla selezione dei naufraghi nelle coste siciliane, e su tutto il resto. Sul nostro piccolo, familiare cambio di regime.