Foto di Matt Rourke per AP Photo, via LaPresse 

Ai comizi in Pennsylvania si sente già aria di presidenziali

Giulio Silvano

Domani il voto di metà mandato, questo è uno stato decisivo. La distanza irrecuperabile tra democratici e repubblicani e le chiacchiere sul 2024
 

Pittsburgh. A Schenley Plaza, tra gli edifici dell’università di Pittsburgh, in Pennsylvania, qualcuno ha ritirato fuori le magliette della campagna di Barack Obama del 2008. Dice molto dell’effetto nostalgia che si cerca di ricreare riportando l’ex presidente sul palco a tre giorni dalle elezioni di metà mandato più-importanti-di-sempre. Su alcune t-shirt il messaggio non potrebbe essere più esplicito: “Obama ci manchi”.

   

Barack Obama è arrivato in Pennsylvania per appoggiare il candidato al Senato, il mastodontico John Fetterman – scalfito nei sondaggi da un ictus che lo ha colpito mesi fa e che ha lasciato i suoi segni – che si scontrerà l’8 novembre con il personaggio televisivo trumpiano Dr. Mehmet Oz. L’equilibrio al Senato deciderà i prossimi due anni del governo del presidente Joe Biden e avrà ripercussioni sulle elezioni del 2024. I due candidati senatori sono dati a meno di un punto percentuale di distanza.

   

Brillante ed energico come ci ha abituati, Obama in camicia azzurra ha parlato poco di Biden ma tanto delle minacce alla democrazia di chi, quando perde, nega i risultati elettorali, come  continuano a fare molti repubblicani. “Ignorano le regole di base che insegniamo ai nostri figli. Trump è come un bambino che se perde la partita prende la palla e se ne va a casa”, ha detto Obama. “Quando ho perso la prima elezione non ho iniziato un’insurrezione”. A Schenley Plaza l’ex presidente ha fatto l’elenco di ciò su cui devono votare gli americani oggi: “Cosa c’è in gioco a queste elezioni? Un’economia giusta, i nostri diritti fondamentali, la verità e i fatti e la logica e la ragione sono in gioco, la decenza è in gioco, la democrazia stessa è in gioco, la posta in gioco è altissima”, ha detto Obama. Che poi è scenso nello specifico: “Per il Partito repubblicano la soluzione per tutto ormai è tagliare le tasse ai ricchi e alle corporation. E’ la loro risposta a ogni problema economico, e non solo. Se un asteroide stesse per colpire la terra loro direbbero: la soluzione è tagliare le tasse ai ricchi”, ha detto Obama. In un paese polarizzato, ha detto ribadendo un suo grande classico, “quello che ci unisce è sempre stato più forte di quello che ci divide”.

 

A non troppi chilometri di distanza, a est di Pittsburgh, prima di pranzo la gente inizia a mettersi già in fila per un comizio di Trump, che non si presenterà prima delle sette e mezza di sera. Nella cittadina di Latrobe le macchine passano accanto al grosso parcheggio dell’aeroporto dove si terrà l’evento e dal finestrino la gente urla: “Let’s go Brandon”, la frase in codice per insultare Joe Biden diventata ormai mantra dell’alt right. Gli unici non bianchi sono quelli che vendono merchandising: bandiere per “Trump 2024”, per portarsi avanti, e i tradizionali cappellini “Make America Great Again”. Impossibile trovare qualcuno che non indossi una maglietta politicizzata, che sia in difesa dell’uso libero delle armi da fuoco o con scritto “Gesù è il mio salvatore, Trump il mio presidente” o “Trump ha vinto nel 2020”. Tra la gente, arrivata da tutto lo stato, si condividono teorie cospirazioniste: la più quotata è quella che Biden sia molto malato e venga controllato “come un burattino” non si sa bene da chi, alcuni dicono dalla vicepresidente Kamala Harris. Se al comizio con Obama i volontari regalavano le bottigliette d’acqua, qui ci sono i bagarini che vendono le bottigliette a tre euro. Il nome di Trump è servito per far parlare, brevemente, i suoi due candidati di punta in Pennsylvania: Oz e l’antisemita estremista Doug Mastriano, candidato governatore. Ma la folla si è animata per davvero quando, calata la sera, si aspettava The Donald e le luci del nuovo Trump Force One sono apparse in cielo, tra i fumi della carne grigliata e Macho man negli altoparlanti.

 

Trump, arrivato con l’aereo a pochi metri dal palco, è stato fin da subito aggressivo verso “gli squilibrati dell’estrema sinistra” e i “democratici radicali che pensano solo ai confini di paesi lontani di cui non abbiamo mai sentito parlare” invece di occuparsi dell’immigrazione negli Stati Uniti. Se il discorso di Obama è durato trenta minuti, quello di Trump è andato avanti per due ore: alla fine l’ex presidente s’è messo a raccontare aneddoti sconclusionati su Arnold Palmer, il golfista a cui è dedicato l’aeroporto, e a fare dell’ironia sull’attacco al marito della speaker democratica Nancy Pelosi. Le due Americhe di cui si parla con insistenza da anni si sono viste quasi in contemporanea in questo battleground state invaso dai media internazionali e analizzato al microscopio dai commentatori in tv. Non c’è dubbio quale sia l’America che spinge per il conflitto, che non non è disposta a usare gli strumenti della democrazia per ottenere o mantenere il potere. Se Obama ha parlato di unità, Trump ha attaccato apertamente tutti quelli che vede come nemici, compresi l’Fbi e il dipartimento di Giustizia.

 

La lotta tra i candidati senatori Fetterman e Oz è in realtà uno scontro indiretto tra Biden e Trump. E’ un modo per vedere da che parte va il paese, e se il Partito repubblicano ha le prerogative per continuare a usare Trump come testuggine contro i limiti costituzionali, come rock-star per i comizi e come scopritore di “talenti” – i candidati scelti da lui sono andati bene nelle primarie del Partito repubblicano. Se ci sarà la “red wave”, cioè una vittoria schiacciante dei repubblicani, si dice che Trump dichiarerà la sua candidatura per il 2024, alla quale continua ad ammiccare durante i suoi comizi – “riprendiamoci la Casa Bianca”, ha detto a Latrobe. Quindi toccherà anche a Biden dire cosa farà, e poiché molti oggi pensano che sia l’unico in grado di battere Trump, avrebbe poca scelta. Qui, tra chi si lamenta per l’aumento del prezzo della benzina e chi non riesce a capacitarsi del livello politico dei candidati repubblicani, tra la paura che la Corte suprema possa togliere altre libertà civili e la celebrazione dell’onestà brutale di Trump, c’è già aria di presidenziali.

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