"Il dottor Stranamore - Ovvero: come ho imparato a non preoccuparmi e ad amare la bomba", di Stanley Kubrick, 1964 

piccola posta

L'unica consolazione con la bomba atomica è non avere la "valigetta" tra le mani

Adriano Sofri

Un fatto che non riguarda se non pochissime persone, tre alla volta, forse, o poco più, e comunque per nulla me e gli altri miliardi di persone oggi viventi. Perfino l’idea delle manifestazioni contro l'arma nucleare sembra a priori estranea ai miliardi

C’è ancora qualche intervistatore che chiede a un’intervistata, o qualche intervistatrice che chiede a un intervistato: “Ma è possibile che Putin arrivi davvero a impiegare le testate nucleari?”. La risposta, naturalmente, è: sì. Quando le interviste sono più sofisticate, la domanda si spinge più a fondo: “Quanto è probabile che Putin arrivi a impiegare l’arma nucleare?”. La risposta è: molto probabile. Non argomenterò quella che ormai è un’evidenza, e che è riconoscibile come tale per ragioni di merito e ancor più di metodo. Salvo trovarsi di fronte all’esplosione di una testata nucleare tattica, o più di una (ne ha 2.000 pronte all’impiego, perché lesinare?) e non aver deciso che cosa fare. C’è una consolazione, chiamiamola così, con la questione atomica: che non riguarda se non pochissime persone, tre alla volta, forse, o poco più, e comunque per nulla me e gli altri miliardi di persone oggi viventi. Perfino l’idea delle manifestazioni contro la bomba atomica sembra a priori estranea ai miliardi. A suo tempo, fu soprattutto specialità del movimento per la pace di osservanza sovietica, ciò che ha oggi una sua eco ironica. 

Non del tutto però. Ieri quell’autorevole personalità che risponde al nome di Dmitrij Sergeevich Peskov ha voluto cortesemente chiarire che l’ansia con cui Ramzan Kadyrov invoca il ricorso alle esplosioni nucleari risente di una certa emotività – infatti Kadyrov aveva teneramente pianto di commozione durante la cerimonia di annessione di tre province ucraine e mezza. Anche sul versante occidentale non mancano analoghe rassicurazioni. Sempre ieri, sul giornale Il Fatto, il titolo di prima pagina annunciava: “Minaccia Nato ai russi”. Dato il momento, si poteva pensare a una svista, ma alla pagina relativa, la seconda, il titolo ribadiva: “Il Papa ci prova, la Nato minaccia”. Il testo spiegava: “‘Qualsiasi uso di armi nucleari comporterà conseguenze serie per la Russia’ dice infatti il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg”. In effetti: “Conseguenze serie”. A volte perfino un norvegese freddo si lascia prendere dall’emotività, e minaccia. 

Si può obiettare che noi, gente comune, il Papa compreso, potremmo però far leva sull’influenza che, nella nostra parte di mondo, l’opinione pubblica ha ancora sui governanti, e rivendicare una volta di più, ma a questo punto con più convinzione, la resa degli ucraini. I quali però mostrano di esserne del tutto alieni. Potremmo unire alla minaccia atomica di Putin e Kadyrov la nostra e quella della Nato: ucraini, se insisterete nella vostra combattività, vi esporrete a conseguenze serie. Che ne dite?

Dopotutto, è una gran fortuna, logica e morale, essere esclusi da qualunque influenza sulla valigetta. Il disastro nucleare è il nostro terremoto di Lisbona, possiamo coltivare il nostro giardino, e sperare che la nube non raggiunga la nostra insalata.

Di più su questi argomenti: