piccola posta

Chi ha paura di Putin, il “pazzo con la Bomba” nel teatro di guerra

Adriano Sofri

Deve aver creduto di aver messo l’Ucraina e i suoi alleati con le spalle al muro, e qualcuno troverà che abbia messo l’Ucraina e i suoi alleati con le spalle al muro. Non si sa se abbia capito di bruciarsi i vascelli alle spalle

Scrivo e rimugino a vanvera quando Putin ha appena smesso di pronunciare la sua arringa. Deve aver creduto di aver messo l’Ucraina e i suoi alleati con le spalle al muro, e qualcuno troverà che abbia messo l’Ucraina e i suoi alleati con le spalle al muro. Non so se abbia capito di bruciarsi i vascelli alle spalle, e abbia scelto deliberatamente di farlo, perché azzardo e bluff non possono che rincararsi, e qualcuno comunque troverà che si sia bruciato i vascelli alle spalle. I primi, quelli dell’occidente con le spalle al muro – aut il negoziato col fatto compiuto delle annessioni, aut la Bomba – troveranno un argomento in extremis alla originaria voglia di resa altrui. I secondi non potranno che reagire – a parole l’hanno già fatto – ignorando la sfida e lasciando che la cosa proceda sul campo.

Sul campo, il fatto rilevante era la controffensiva ucraina, che non dilaga più ma è tutt’altro che fermata, e sulla quale l’arrivo dei riservisti non avrà, almeno per un bel po’, alcuna influenza oltre al bagno di sangue. Fuori dal campo, c’è la solenne proclamazione dei quattro territori occupati come annessi alla grande patria russa, grazie ai referendum-farsa, e l’implicita pretesa che questo scherzo da Kirill autorizzi il ricorso russo a tutte le armi, nessuna esclusa. Lo scherzo non si è lasciato scalfire dalla mole di dissociazioni dai referendum-farsa, cui si sono uniti colleghi despoti che da referendum nelle terre abitate dalle loro minoranze sarebbero terrorizzati, da Istanbul a Pechino. Questa la situazione. E’ più che mai sbagliato valutarla solo con il criterio dei rapporti di forza militari. E’ del tutto irragionevole valutarla col solo criterio della pazzia di Putin. Può sembrare una condizione senza uscita. In realtà è la condizione in cui finiscono per trovarsi tutte le guerre, capaci di rovine catastrofiche e minacce di rovine ancora più catastrofiche, e di protagonisti comunque segnati dall’inizio, o destinati strada facendo, dalla combinazione fra il potere assoluto e la guerra, alla pazzia. Solo che ogni volta, prima di risolversi, il problema è nuovo.

Il pazzo con la Bomba è una figura ormai consueta del repertorio di pace, come a Pyongyang. Qui c’è il pazzo con la Bomba nel teatro di guerra, e il gran pubblico sbanda. Per paura, e che cosa c’è di più umano, anzi, di più creaturale – è la paura infatti a farci simili agli altri animali. E siccome la paura è spesso cattiva consigliera, si trovano delle buone ragioni: dopotutto, avete sentito, Putin ha ricordato anche lui, come tanti bravi cristi su Facebook, che la Bomba l’hanno sganciata gli americani, e due volte di seguito, e che questo costituisce un precedente. Settantasette anni dopo – dopotutto – è forse il tempo di rinfacciarglielo. A Odessa, per esempio: volete mettere?

Di più su questi argomenti: