Conseguenze dell'esplosione nel carcere di Olenivka, dove erano rinchiusi i soldati difensori dell’Azovstal a Mariupol (LaPresse)

Piccola posta

Mosca e Kyiv si accusano a vicenda per l'esplosione della prigione di Olenivka

Adriano Sofri

I russi sostengono che il campo di prigionia sia stato colpito dagli ucraini per ammonire chi pensava di arrendersi. Gli ucraini dicono che i russi volessero cancellare le tracce della detenzione. Tra i morti e i feriti c'erano anche i difensori dell’Azovstal di Mariupol

Dnipro, dal nostro inviato. Giovedì, nel campo di prigionia (e di tortura) di Olenivka, nel Donetsk separatista occupato dalle forze russe, un’esplosione ha ucciso 50 POW, Prigionieri Di Guerra – “ogni persona catturata o internata da un potere belligerante durante la guerra”, così la Convenzione di Ginevra – e ne ha feriti 75. Una parte delle vittime aveva appartenuto al battaglione Azov, e ai difensori dell’Azovstal a Mariupol che si erano arresi agli assedianti russi.

Russi e ucraini si sono rinfacciati la responsabilità della strage: da parte ucraina si è ipotizzata anche la responsabilità dei separatisti o dei mercenari della famigerata banda Wagner. Insieme alle notizie sulla strage era uscito un video, girato in altro luogo e altro momento, da un riconoscibile soldato russo che castrava un prigioniero e dopo aver sollevato il suo trofeo completava l’opera sparandogli. All’indomani della strage dei prigionieri, e sulla scia della ripugnanza suscitata, un tweet dell’ambasciata russa a Londra commentava testualmente: “I militari del battaglione Azov meritano l’esecuzione, la morte non per fucilazione ma per impiccagione, perché non sono veri soldati. Meritano una morte vergognosa”. 

I russi sostengono che la prigione sia stata colpita dagli ucraini per ammonire così chiunque altri, nelle loro file, fosse tentato dalla resa. E’ un argomento molto difficile da trangugiare, dal momento che la resa ai superstiti dell’acciaieria fu ordinata da Zelensky, che si assunse così una pesante responsabilità, divenuta ancora più pesante dopo questo tragico evento: gli uomini della cui salvezza si era detto responsabile trucidati come topi in trappola. 

Gli ucraini sostengono che il desiderio della parte russa di trucidare quelli che non ritengono combattenti prigionieri, ma topi evasi dai sotterranei dell’acciaieria e finiti nella loro trappola, è stato evidente e dichiarato dall’inizio, e che la strage valga a cancellare le tracce del lavoro compiuto dai carcerieri. 
Gli uni e gli altri hanno detto di auspicare che Nazioni Unite e Croce Rossa Internazionale intervengano a indagare sull’accaduto. Non succederà. 

Immaginiamo che ai capi russi non convenga l’esempio di Olenivka, che potrebbe dissuadere altri combattenti ucraini dall’arrendersi e consegnarsi. Immaginiamo, in compenso, che l’esempio del massacro degli inermi sia apparso loro, o a qualcuno di loro, più conveniente – o più lussuoso – per terrorizzare.  

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