Piazza Unità a Trieste (Ansa) 

piccola posta

C'è del metodo, in questo vandalismo triestino

Adriano Sofri

A Trieste le cose sono come prima. Prima di che cosa? Prima. “Tre ragazze decapitano la statua della pecorella nel presepe in piazza”. Poco distante, al povero Saba mancano sempre il bastone e la pipa

Trieste, piazza Unità, sera di luna. Al Caffè degli Specchi si fa musica, ci sono signore eleganti. Sulla facciata del municipio si celebrano i 140 anni del Piccolo, 1881-2021, un conto lungo. C’è un francobollo commemorativo. Si annuncia un presepe sul Carso di Opicina, alla Conca di Percedol, pericolante stagno di libellule e rane verdi minori. Il presepio della piazza è pronto, e anche le bancarelle di Natale a Ponterosso e tra la Borsa e Piazza Grande. Tutto come prima. Prima di che cosa? Prima. A Trieste le cose sono come prima. La mattina dopo, il Piccolo: “Tre ragazze decapitano la statua della pecorella nel presepe in piazza”. C’erano le telecamere, è successo alle tre di notte, niente motivi politici o religiosi, dovevano essere ubriache, sono ricercate. Povera pecorella, lei ch’era tanto bona! lei ch’era tanto bella! (Trilussa). Poco distante, al povero Saba mancano sempre il bastone e la pipa. Pare che glieli abbiano rimessi più volte, una volta addirittura chiamando un saldatore. Anche nel vandalismo c’è del metodo. Negli anni scorsi, dal presepio di piazza era stato rubato il neonato, scarabocchiata la Madonna, spaccate già le pecorelle e, nel 2014, “decapitato Giuseppe”. Il tram de Opicina è ancora assente. Per punizione, si minaccia un’ovovia.

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