(foto LaPresse)

Il giorno più bello di Carmelo Musumeci

Adriano Sofri

L'ergastolano “ostativo” lascia il carcere dopo 27 anni in cella

Carmelo Musumeci ha ottenuto dal tribunale di sorveglianza di Perugia di essere scarcerato. Musumeci è un ergastolano “ostativo”, ha trascorso 27 anni in carcere. Ha saputo farne uso, nonostante il carcere. Ha scelto un giorno, ricorda, più che di credere in sé, di credere negli altri. Gli altri, quelli che ne hanno l’autorità, hanno deciso ora che nel conto fra dare e avere la bilancia pende dal lato della libertà, una libertà certo ancora fortemente condizionata, ma fuori dai muri. Hanno anche detto implicitamente che l’ergastolo, rafforzato terribilmente da quell’aggettivo grottesco, “ostativo”, a significare che caschi il mondo tu non uscirai vivo dalla galera, doppia trasgressione alla Costituzione e all’umanità, può conoscere l’eccezione. Tutto ciò che è umano deve poter conoscere l’eccezione, è quello che con parole sue dice la Costituzione. Dallo scritto con cui Musumeci comunica la notizia e il proprio sentimento (lo leggete sul suo Facebook) voglio estrarre la più breve, in apparenza la più ovvia frase: “E’ uno dei giorni più belli della mia vita”. Forse aveva avuto l’impulso di scrivere “Il giorno più bello…”, forse – voglia scusare la mia immaginazione indiscreta – l’ha scritto e poi cancellato e corretto. Forse ha pensato che nessuno che non sia un bambino deve dire “il giorno più bello”. Ha scritto anche: “Io credo di essere rimasto vivo solo per l’amore che davo e ricevevo dai miei figli e dalla mia compagna”. I figli, la compagna, gli altri: ecco perché anche il giorno che pretenda di essere il più bello è “solo” uno dei giorni più belli.

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