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Se il giornalismo si fermasse a riflettere

Adriano Sofri

Perde copie, ma se ne frega. Spiega che è un fenomeno mondiale, una cospirazione contro la carta – il cartaceo, dicono

Bisognerà anche parlare un po’ del giornalismo. Per esempio, dei giornali che hanno scritto del signore fiorentino che, volendosi suicidare, è uscito di casa e “per sbaglio” (sic!) ha tirato cinque colpi a un senegalese. A Firenze si dice a bassa voce che era necessario dire così per non infiammare ulteriormente gli animi: cose da pazzi. Bisognerà parlare anche del giornalismo che ha avvertito fino alla nausea che le elezioni avrebbero lasciato il tempo trovato e che l’esito era scontato: la coalizione, l’inciucio fra Renzi e Berlusconi. Non un minuto di raccoglimento su una simile castroneria e sugli effetti che ha avuto durante la campagna elettorale. Il giornalismo è diventato nella sua stragrande parte, e specialmente nelle sue proiezioni di intrattenimento televisivo, politica faziosa sottratta a controlli elettorali. Perde copie, ma se ne frega. Spiega che è un fenomeno mondiale, una cospirazione contro la carta – il cartaceo, dicono. Come se il Pd volesse spiegare la sua sconfitta solo evocando la crisi della socialdemocrazia in occidente. Applausi convinti del pubblico, comunque, a tutti. Esclusi i presenti. 

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