Papa Francesco (foto LaPresse)

“Questo Papa piace agli americani perché non lo capiscono”

“I nostri media non prestano attenzione al suo conservatorismo in materia sociale. Lo vedono cool perché non sembra loro che prenda sul serio la morale sessuale”. “Gli americani non hanno le categorie adeguate, del Papa non sanno bene cosa farsene, e ognuno lo usa come vuole”

New York. Questo Papa all’America piace. Certo, la reazione varia a seconda se l’osservatore è seduto nei banchi del Congresso o stretto nella folla festante per le strade di New York, ma esiste un livello in cui gli americani “di Francesco proprio non sanno cosa farsene, perché confonde le nostre categorie”, come dice al Foglio Rod Dreher, intellettuale conservatore e titolare dell’Opzione Benedetto, un’ipotetica via per rinvigorire l’identità cristiana nel mondo di oggi, seguendo la profezia di Alasdair MacIntyre nell’ultima pagina di “Dopo la virtù”.

 

Questo mondo postmoderno aspetta non Godot, ma un San Benedetto, scriveva il filosofo di Notre Dame, anche se non si materializzerà necessariamente nella forma di un genio monastico. Perché non in quella del pastore sudamericano che carezza i poveri, dà lezioni ai potenti e confonde le categorie degli americani? La difficoltà che Dreher vede nella missione papale nel cuore dell’esperimento della modernità è quella di farsi capire, di schivare le strumentalizzazioni e diradare la cortina fumogena della cose già note. Non è facile parlare un linguaggio comprensibile al mondo senza lasciarsi assimilare: “I nostri media non prestano attenzione al suo conservatorismo in materia sociale. Lo vedono come un Papa cool più accondiscendente dei predecessori, perché non sembra loro che prenda sul serio la morale sessuale”, spiega Dreher, che ha parlato con il Foglio prima che un editoriale del New York Times riuscisse a piegare dalla sua parte anche un discorso politicamente accorto, calibrato per non offrire assist alle tifoserie politiche, come quello al Congresso. “Posso soltanto reiterare l’importanza e soprattutto la ricchezza e la bellezza della vita famigliare”: il Times cita un passaggio di Francesco, e mette in coda il veleno: “E’ un’affermazione che anche le coppie dello stesso sesso certamente approveranno”, come se il significato della parola “famiglia” quando la pronuncia il Pontefice fosse oggetto di interpretazione, come se non parlasse in maniera esclusiva della famiglia naturale. Il Papa deve prestarsi a essere interpretato con categorie note, e se non si presta, magari perché si muove circospetto nelle aule del potere di Washington, non importa, lo show va avanti lo stesso, e Francesco si trova gaiamente equiparato a una qualunque attivista lgbt che dice verità che semplicemente vanno aggiornate allo zeitgeist. Il Papa ha invitato i vescovi americani a non usare la croce come un vessillo per battaglie mondane, ma gli ammiratori interessati del Papa, non sentendosi destinatari diretti della correzione, non si fanno problemi a usare Francesco come vessillo mondano per le loro battaglie. Gli americani non hanno le categorie adeguate, e del Papa non sanno bene cosa farsene quando non parla di ambiente, di aborto o altri “talking points” da copiare e incollare nel discorso pubblico.

 

[**Video_box_2**]“Non penso che l’interpretazione comune che gli americani danno del Papa sia giusta, ovviamente, ma devo dire che Francesco non si è certo fatto molti favori trascurando l’importanza dell’ascetismo in molti dei suoi discorsi pubblici”, dice Dreher. L’anno scorso, ricorda l’editorialista di The American Conservative, cattolico poi convertito all’ortodossia russa “i vescovi americani hanno fatto un sondaggio fra i cattolici americani, e hanno notato che i fedeli, specialmente i giovani, si riservano il diritto di essere in disaccordo con il Papa su molti insegnamenti fondamentali della dottrina”, perché quando la fede viene filtrata dalle categorie della vita americana diventa una generica “preoccupazione per la felicità e per essere soddisfatti di se stessi, una posizione tipica dei giovani americani, a qualunque fede appartengano”. Il sociologo delle religioni Christian Smith ha chiamato questo atteggiamento “moralismo deista terapeutico”, una concezione che nel corso di generazioni ha rimodellato la coscienza religiosa americana. Francesco muove le folle e dialoga con i potenti, “ma la catechesi e la formazione della coscienza cattolica sono state un disastro in questo paese per almeno due generazioni”, dice Dreher. Il risultato è il consolidamento delle categorie mentali e politiche con cui tutti cercano di tirare Francesco per la stola, complice – secondo Dreher – anche il suo parlare non sempre univoco. Così per i conservatori è un difensore della dottrina, per i democratici un novatore, per il New York Times un compassionevole attivista in procinto di ridefinire la famiglia: “La mia paura è che la maggior parte delle persone che raggiunge ascoltino soltanto le parti del suo messaggio che confermano quello che già vogliono credere. Credo che i talvolta confusi pronunciamenti del Papa finiscano con il mettere a repentaglio la sua missione negli Stati Uniti”.