Papa Francesco all'Onu (foto LaPresse)

Che brutto clima

Matteo Matzuzzi
Il Papa all’Onu benedice l’Agenda per lo sviluppo sostenibile e parla di diritto dell’Ambiente

New York, dal nostro inviato. C’è la condanna della guerra come “negazione di tutti i diritti”, l’apprezzamento per l’accordo con l’Iran in merito alla questione nucleare e l’appello ai governanti perché facciano il possibile affinché “tutti possano disporre di casa, lavoro e terra”. Ma nel lungo discorso pronunciato davanti all’Assemblea generale delle Nazioni Unite da Francesco – terzo Pontefice a farlo dopo Paolo VI nel 1965, Giovanni Paolo II nel 1979 e 1995 e Benedetto XVI nel 2008 – c’è soprattutto l’appoggio incondizionato all’Agenda 2030 per lo Sviluppo sostenibile, il documento adottato dall’Onu che fissa le priorità e gli obiettivi nella lotta contro la povertà per il prossimo quindicennio: “E’ un importante segno di speranza”, ha detto il Papa, aggiungendo che “la misura e l’indicatore più semplice e adeguato dell’adempimento della nuova agenda per lo sviluppo sarà l’accesso effettivo, pratico e immediato, per tutti ai beni materiali e spirituali indispensabili”, compresa “la libertà religiosa e più in generale la libertà dello spirito ed educazione”. Su quest’ultimo passaggio, Bergoglio ha chiesto il rispetto e il rafforzamento del “diritto primario della famiglia a educare e il diritto delle chiese e delle altre aggregazioni sociali a sostenere e collaborare con le famiglie nell’educazione delle loro figlie e dei loro figli”.

 

Un sostegno totale all’Agenda 2030 che spazza via i dubbi e le perplessità che la stessa Santa Sede, non più tardi di tre settimane fa, aveva manifestato attraverso la sua rappresentanza a New York durante il summit in cui tale testo era stato adottato. Pur concordando con molti degli obiettivi messi per iscritto nel documento, infatti, dal Vaticano si esprimevano “riserve su alcuni concetti in esso contenuto”, in particolare quando si parla di pianificazione familiare, regolazione della fertilità e “salute sessuale e riproduttiva”. Sul punto, la Santa Sede ribadiva la posizione “ben nota” sia in relazione ai metodi relativi “a maternità e paternità responsabili che la chiesa cattolica considera moralmente accettabili, sia per quei servizi di pianificazione familiare che non rispettano la libertà dei coniugi, la dignità umana e i diritti degli interessati”. Riserve superate con le parole di ieri del Pontefice, che nelle prime battute dell’intervento ha comunque segnalato la presenza sul panorama mondiale di “molti falsi diritti”, ribadendo che “i pilastri dello sviluppo umano integrale hanno un fondamento comune, che è il diritto alla vita, e, in senso ancora più ampio, quello che potremmo chiamare il diritto all’esistenza della stessa natura umana”.

 

[**Video_box_2**]Accanto all’Agenda 2030, il Papa ha anche ribadito l’auspicio che la “Conferenza di Parigi sul cambiamento climatico raggiunga accordi fondamentali ed effettivi”. Ed è sull’ambiente che Francesco ha sviluppato buona parte del discorso, parlando prima di “un vero diritto dell’ambiente”, quindi osservando che “la crisi ecologica, insieme alla distruzione della biodiversità, può mettere in pericolo l’esistenza stessa della specie umana”. Questo perché l’uomo, “anche quando è dotato di capacità senza precedenti che mostrano una singolarità che trascende l’ambito fisico e biologico, è al tempo stesso una porzione di tale ambiente. Possiede – ha aggiunto Francesco – un corpo formato da elementi fisici, chimici e biologici, e può sopravvivere e svilupparsi solamente se l’ambiente ecologico gli è favorevole. Qualsiasi danno all’ambiente, pertanto, è un danno all’umanità”. Non poteva mancare un passaggio sulla persecuzione dei cristiani nel vicino e medio oriente e in Africa che, insieme ad “altri gruppi culturali o etnici” sono stati obbligati a essere testimoni della distruzione dei loro luoghi di culto, del loro patrimonio culturale e religioso, delle loro case e averi e sono stati posti nell’alternativa di fuggire o di pagare l’adesione al bene e alla pace con la loro stessa vita o con la schiavitù”.

 

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  • Matteo Matzuzzi
  • Friulsardo, è nato nel 1986. Laureato in politica internazionale e diplomazia a Padova con tesi su turchi e americani, è stato arbitro di calcio. Al Foglio dal 2011, si occupa di Chiesa, Papi, religioni e libri. Scrittore prediletto: Joseph Roth (ma va bene qualunque cosa relativa alla finis Austriae). È caporedattore dal 2020.